Lo striscione di una vergogna

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Uno striscione che ci fa vergognare, perchè la Brianza non è Platì, Seregno non è Scampia

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Una lunga notte di vergogna per la nostra Brianza, ovvero il tempo in cui è stato esposto uno striscione di solidarietà sulla saracinesca di un Bar chiuso da un’interdittiva per sospette infiltrazioni mafiose. Eravamo già sufficientemente scossi dalla decisione del Prefetto, del resto queste cose noi siamo abituati ad ascoltarle distrattamente tra le notizie dei Tg nazionali, capitano sempre lontane da noi: in Sicilia, in Calabria, in Puglia o in Campania. Questa volta capita a Seregno, in Brianza e ci riguarda per forza. Se la Prefettura arriva a chiudere due esercizi commerciali nel cuore di una delle città migliori della provincia, non possiamo fare finta di niente, non possiamo alzare spallucce, non possiamo pensare che non ci riguardi. Se poi scopriamo, come abbiamo scoperto, che invece di applaudire gli uomini della legge qualcuno si sente in dovere di manifestare affetto e amore al sospettato, la cosa non è grave, è gravissima.

D’accordo, appendere uno striscione non sarà un reato, mi auguro però che si cercherà di compiere un minimo di indagine per scoprire chi, tra noi cittadini brianzoli, «tifa» per la squadra sbagliata. Immagino non sarà difficile acquisire la registrazione di qualche telecamera, fare qualche domanda, un minimo d’investigazione insomma. Perché è necessario sgombrare il campo da ogni ambiguità, al di là dei processi, dei cavilli o delle carte bollate. Gli aspetti legali della vicenda vanno trattati su un altro piano, ma dal punto di vista culturale la reazione dev’essere netta e priva di ogni possibile fraintendimento. Qui siamo in Brianza, mica nei Quartieri Spagnoli. Qui se i Carabinieri arrestano qualcuno non ci mettiamo ad insultare gli «sbirri». Nessun segnale di presunta benevolenza dev’essere tollerato. Poi magari scopriremo che si è trattato di una bravata, di una ragazzata o semplicemente della solidarietà verso qualche dipendente. Saremmo così sollevati, ma sottovalutare il gesto sarebbe un errore. Così com’è un errore strumentalizzare e politicizzare la vicenda, come qualcuno è corso a fare, alimentando il solito caravanserraglio dell’antimafia di professione. Sbagliato farne strumento di attacco politico verso la maggioranza di Seregno, solo per tornaconto elettorale. Tutto ciò è scorretto e vigliacco, perché il pericolo dell’infiltrazione mafiosa nelle attività commerciali è un cancro, una malattia che che colpisce a prescindere da questo o da quell’altro partito che governa. La recente vicenda di Quarto è in questo senso emblematica. Il pericolo è per tutti. Magari, questo si, chiediamo al Sindaco di evitare qualche dichiarazione fin troppo telegrafica, che rischia di alimentare inutili congetture. Mi riferisco a quelle rilasciate al quotidiano «Il Giorno», dove commentando la notifica dell’atto d’interdizione, si sarebbe (uso il condizionale, perché delle volte anche i giornalisti sbagliano) limitato a dichiarare:

Come Amministrazione Comunale non abbiamo potuto far altro che notificare gli atti. Dovevamo fare di conseguenza, ad un atto interdittivo di un ente superiore

Una forma burocraticamente corretta ed ineccepibile, che ha però permesso al giornale di titolare un ambiguo: «Non potevo fare diversamente», frase che lasciava un retrogusto di rammarico. Al di là del garantismo, sempre dovuto a chiunque, sarebbero utili in questo caso prese di posizione più nette, per chiudere ogni polemica sul nascere. Perché Sindaco, siamo in Brianza non a Platì!

3 risposte a “Lo striscione di una vergogna”

  1. Avatar Leonardo Sabìa

    Gentile Andrea,
    il Sindaco non solo ha rilasciato dichiarazioni telegrafiche, se non di scusa e riverenza verso i Tripodi. Non si è mai fatto problemi a frequentare quel locale, consapevole di chi fossero i titolari e dei procedimenti penali in cui sono implicati da anni, per capi d’accusa estremi. E, insieme al vicesindaco, non si è mai fatto problemi nel prendere le loro difese e nel rivendicare la vicinanza a quella famiglia.

    Questa vicinanza – per non usata un’altra termine – era inopportuna e stomachevole da anni. Oggi, a maggior ragione, diventa insopportabile per una città intera, che pur indifferente non può che rimanere ferita, disonorata e danneggiata da questi legami politici e, temo, extra-politici.

    Leonardo Sabìa

    1. Leonardo spiace che del mio post tu abbia colto e sottolineato solo il rilievo mosso sulle dichiarazioni del sindaco, quando credo invece che l’aspetto più inquietante della vicenda, meritevole di interesse, indagine ed approfondimento, sia invece la reazione di alcuni cittadini. Capisco che il ruolo politico spesso obbliga ad alcuni meccanismi, sono giovane ma conosco sufficientemente bene come funziona la giostra politica, e credo pure che sia comprensibile. Tuttavia, credo che sia il primo aspetto quello che ci chiama ad un lavoro condiviso, che tra l’altro lo stesso sindaco auspica in questa dichiarazione ufficiale che ho ricevuto e pubblico per correttezza, avendo aperto io questa questione sulle sue dichiarazioni :

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      “Nel 2009 con «Star Wars», la prima operazione contro la ‘ndrangheta in Brianza, l’Amministrazione di centro destra aveva preso un impegno preciso con i concittadini: essere presente come parte civile in ogni processo contro i boss. E così è stato. In quattro anni il Comune di Seregno si è costituito parte civile in sei processi contro clan della ‘ndrangheta nell’ambito delle operazioni «Star Wars» e «Infinito». E la mafia è stata condannata a pagare.

      Io ho raccolto quel testimone e lo sto portando avanti. Così è stato anche nella vicenda della chiusura dei due bar del centro storico. È stato un esempio di collaborazione istituzionale tra Prefettura, Carabinieri e Comune. Un lavoro comune di cui abbiamo parlato, stamattina, con il Tenente Colonnello Rodolfo Sanvito, Comandante del Gruppo Carabinieri di Monza, e con il Capitano Danilo Vinciguerra, Comandante della Compagnia Carabinieri di Seregno.

      I due esercizi sono stati chiusi a seguito di una richiesta fatta dal Comune alla Prefettura circa la sussistenza dei requisiti antimafia per il rilascio della concessione. La Prefettura ha dato risposta negativa e, pertanto, il Comune ha revocato la concessione con effetto immediato.

      Siamo intervenuti con tempestività e decisione. Come accade, ogni giorno, nei casi di abusivismo edilizio o di commercio abusivo.

      Pertanto sono pronto ad aprire con le opposizioni un confronto pubblico costruttivo sul tema delle infiltrazioni mafiose in città o, più in generale in Brianza. Perché noi siamo l’antimafia dei fatti, non delle parole.

      Edoardo Mazza
      Sindaco di Seregno”
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      1. Avatar Leonardo Sabìa

        Credo che le dichiarazioni del Sindaco, che lei cita, non siano credibili nè coerenti con l’atteggiamento suo e di molti personaggi della sua maggioranza. Non puoi credibilmente rivendicare di aver agito “con tempestività e decisione” se reagisci al dibattito due giorni dopo, e soprattutto se hai basato la tua campagna elettorale e le tue reti su un locale e su una famiglia notoriamente implicata in procedimenti penali di tale portata.

        In questi casi, bisogna chiarire da che parte si stia: Sindaco e maggioranza lo stanno chiarendo e dimostrando da anni, e non sono credibili nel cercare di cambiare la loro posizione.

        Leonardo Sabìa