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Carta della Lombardia: una nuova visione politica

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La Carta della Lombardia è la nostra grande novità politica, per essere forti sul territorio e potenti su scala nazionale.

Ci sono quattro parole, di Umberto Bossi, che dal giorno della sua malattia sono divenute una sorta di comandamento per ogni leghista: “tegn dür, mai mulá”. Ancora oggi lo si sente passare di bocca in bocca, a testimonianza della fibra dura e della scorza ruvida su cui si è forgiato il movimento leghista.

Non è un grido di battaglia, piuttosto di resistenza, utile nei momenti difficili. Se ne sente il bisogno oggi, nel pieno di una stagione di sospetta voglia (da parte di qualche forza politica) di rigurgito centralista: la volontà di centralizzazione dei fondi europei (oggi gestiti dalle regioni), il lungo ed estenuante braccio di ferro sull’autonomia differenziata, l’umiliazione delle province a cui non si riesce a trovare soluzione, il progressivo assorbimento del perimetro di competenza comunale. Tutti temi in cui la Lega, con vigore e forza, combatte e sgomita per imporre la propria agenda all’interno della maggioranza di Governo.

È in questo contesto sfidante che, dalla Lega Lombarda ovvero dalla Lombardia, parte una delle grandi novità politiche degli ultimi anni: la “Carta della Lombardia”, quindici punti programmatici chiari, che alla fine diventano un po’ la carta del Nord.

Ricalca nella forma, nello spirito e nel cuore il vecchio programma/manifesto della Lega Lombarda, dato alle stampe negli anni ‘80, declinato però in chiave moderna, per una politica che guarda al futuro, senza farsi ammagliare da operazioni nostalgia o, peggio, dal reducismo. Un documento che è stato approvato all’unanimità dalla segreteria regionale guidata dal Senatore Massimiliano Romeo.

Niente amarcord dicevamo, piuttosto questa Carta è una visione, una strategia, una proposta concreta per ridare centralità politica, economica e culturale alla Lombardia e, attraverso essa, a tutto il Nord.

Potremmo viverla anche come una chiamata alle armi politica, per una militanza che mai può permettersi di apparire fiacca, distratta, o addirittura spenta. Guai a chi pensa che le grandi battaglie siano finite, che sia stato detto o scritto tutto. La partita è aperta, il campo di battaglia ci attende, la Lega Lombarda ha tracciato oggi una nuova rotta.

CDU e CSU: la lezione tedesca per costruire il nostro futuro

Romeo lo ha chiarito fin da subito: la Carta della Lombardia non è in contrapposizione alla linea nazionale della Lega, anzi serve a renderla più forte. Rimanere sindacato del territorio e, contestualmente, essere parte di una forza politica nazionale. Come fare? Chi si mette a cercare modelli politici di questo tipo in Europa, si imbatte subito nell’esperienza della CDU e CSU in Germania.

La CSU (Christlich-Soziale Union in Bayern) opera esclusivamente in Baviera. Non è un partito nazionale, ma ha un ruolo chiave nella politica tedesca grazie all’alleanza con la CDU (Christlich Demokratische Union Deutschlands), che è invece il partito nazionale, presente nel resto del Paese. Insieme formano la cosiddetta “Unione” (Unionsparteien), una forza compatta e forte che ha guidato la Germania per decenni.

La CSU resta profondamente bavarese, orgogliosamente identitaria, rimanendo coinvolta alla guida del Paese intero. Helmut Kohl, storico cancelliere della riunificazione, era della CDU. Ma fu Franz Josef Strauß, leader della CSU, a far pesare la voce della Baviera nel governo federale. E negli anni 2000 fu la CSU a esprimere il ministro delle Finanze, il ministro della Difesa, e persino a candidarsi alla Cancelleria con Edmund Stoiber.

Nel 2003, la CSU sfiorò il 61% in Baviera. Un plebiscito. E ancora oggi, con il 36–38% stabile dei consensi, è una forza egemone nel Land. Alle elezioni federali del 2025, l’Unione CDU/CSU ha riconquistato centralità, con il 28,6%: CDU al 22,6%, CSU al 6%. È una realtà che mostra come si può essere partito territoriale e al tempo stesso forza nazionale.

E allora, perché non costruire una Lega Lombarda alla tedesca? Una Lega radicata, autonoma nella proposta locale, ma leale nel progetto nazionale. Che non si limiti a rappresentare la Lombardia, ma che porti la Lombardia al centro della scena politica nazionale.

Non è in contrapposizione con la Lega nazionale, non indebolisce per esempio il messaggio su sicurezza, immigrazione, identità. Lo rafforza. Perché ogni azione nazionale ha bisogno di una base solida, coerente, concreta. E quella base è il Nord. È la Lombardia. L’anima e il cuore del nostro movimento politico.

Non è contrapposizione, è espansione della visione

La Carta della Lombardia non divide la Lega ma la rafforza, non ritorna al passato ma guarda al futuro.

Non è in contrapposizione con la Lega nazionale, non indebolisce per esempio il messaggio su sicurezza, immigrazione, identità. Lo rafforza. Perché ogni azione nazionale ha bisogno di una base solida, coerente, concreta. E quella base è il Nord. È la Lombardia. L’anima e il cuore del nostro movimento politico.

La Carta serve a parlare ai milioni di persone che fanno grande ogni giorno la Lombardia: operai, imprenditori, artigiani, infermieri, agricoltori, insegnanti, commercianti. A chi non è abituato a chiede sussidi, mance o bonus, ma opportunità per crescere. A chi vuole vivere in sicurezza, guadagnare con dignità, lavorare con meno burocrazia, essere liberi di crescere. A chi è stanco di essere spremuto per finanziare una spesa inefficiente.

Cosa propone questa Carta?

Vi invito a leggere tutta la carta nei suoi 15 punti, anche in questo documento che approfondisce tutti i temi identitari.
Mi limito qui ad elencarne alcuni:

  • Salari territoriali: stipendi parametrati al costo della vita, che è spesso più alto nelle città lombarde rispetto ad altre zone del Paese.
  • Sicurezza: per una maggiore sicurezza: più forze dell’ordine e militari in Lombardia, dove è più alta la concentrazione di immigrazione clandestina; rafforzamento dei presidi nelle stazioni e sui treni; una minore quota di riparto dei richiedenti asilo per i nostri comuni.
  • Concorsi regionali: concorsi su base regionale nelle assunzioni pubbliche, per evitare il pendolarismo di rientro al Sud.
  • Sanità autonoma: libertà di scegliere come utilizzare le risorse assegnate dal fondo sanitario nazionale senza i vincoli dello Stato, con piena autonomia, per curare meglio i nostri cittadini. Chi ha i conti in ordine deve poter decidere come poter usare i soldi: la Lombardia potrebbe risolvere domani il problema delle liste d’attesa, azzerandolo completamente. Se solo fosse libera di usare i soldi che ha già in cassa.
  • Giovani, artigianato, scuola, università: sviluppo nei giovani della cultura dell’artigianato, del commercio, delle partite IVA, delle micro, piccole e medie imprese, attraverso incentivi e premialità. I talenti devono essere riconosciuti, premiati e valorizzati.

Questi sono punti di politica vera. Questa è una Lega che propone e disegna la Lombardia che vorremmo consegnare ai nostri figli.

Militanti, adesso tocca a noi

Prima di essere Sindaco e amministratore, sono un militante, per questo sono consapevole che questa Carta non è fatta solo per essere letta. Dobbiamo inseme diffonderla, condividerla, insegnarla. Dobbiamo portarla nei gazebo, nei bar, nei gruppi, nelle scuole, nelle piazze.

Serve la forza e la voce dei militanti. Servono le nostre braccia e il nostro coraggio. La Lega ha bisogno della Lombardia. La Lombardia ha bisogno della Lega per costruire un futuro che sia moderno, di crescita ma anche di libertà e giustizia nei confronti dei cittadini, troppo spesso considerati solo vacche da mungere. Si va in battaglia!

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