La Lega ha tenuto con l’operazione Vannacci, ma Forza Italia ci supera, in Lombardia siamo al minimo storico, anche nelle roccaforti come le provincie di Varese e Bergamo, Brescia e Lecco . Massimiliano Romeo lancia l’allarme e non possiamo che essere d’accordo.
Lega – Le urne delle elezioni europee si sono chiuse (anche se ancora mancano da scrutinare 79 “mitologiche” sezioni a Roma) con la Lega che si attesta al 9,00% dei consensi. Un risultato pressoché identico a quello registrato alle ultime politiche nell’autunno 2022, utili a spedire una pattuglia di otto deputati al Parlamento Europeo.
Una Lega che tiene elettoralmente, con la spinta delle 500.000 preferenze raccolte dall’indipendente Generale Vannacci, che però subisce il sorpasso degli alleati di Forza Italia. Una vittoria di “corto muso”, come direbbe Allegri, visto che gli azzurri fermano la loro corsa al 9.61%.
Un sorpasso al fotofinish che non può farci piacere, considerato anche il fatto che il partito che fu di Silvio Berlusconi, dopo la sua scomparsa, era dato da molti come spacciato e destinato a un naturale tramonto politico.
Il sorpasso di Forza Italia un segnale
Un segnale più simbolico che nei numeri (e questa può essere una buona notizia, se compresa come monito), che però chiama i dirigenti leghisti a qualche riflessione. Il rammarico non lo ha nascosto il nostro Capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, che senza perdere tempo, da buon brianzolo, insieme al problema ha servito anche la soluzione:
“occorre riguadagnare territorio, rafforzare la nostra base e stare più vicino ai nostri amministratori, che è quello che ha sempre contraddistinto la storia e la forza della Lega”
Parole attorno a cui in tanti ci ritroviamo, tra amministratori, militanti e semplici elettori della Lega.
Ed è proprio la cura del territorio, dell’organizzazione del movimento, soprattutto dove la Lega è sempre stata presente e strutturata, quello di cui ci sarebbe bisogno con urgenza. Senza perdere tempo.
La Lega è al minimo storico in Lombardia
Ma com’è andata davvero la Lega al Nord? Quali sono i numeri? Effettivamente non c’è solo il sorpasso di Forza Italia a preoccupare, preoccupa anche e soprattutto il calo di consenso nelle regioni in cui la Lega ha sempre saputo fare la differenza: Lombardia, Veneto e Piemonte. Dove è nata, ha mosso i primi passi e dove ha plasmato un vero e proprio esercito di amministratori, da sempre spina dorsale del movimento e del successo politico.
I numeri non sono tutto in politica, lo abbiamo ben compreso quando le manovre di palazzo ci hanno cacciati all’opposizione dopo aver raccolto il 34%, ma analizzarli con dovizia può servire, soprattutto fotografando il trend. Se andiamo ad osservare la sequenza storica dei risultati elettorali per le elezioni europee (partendo dal 1999, anno orribile in cui crollò il consenso della Lega), limitandoci alle regioni Lombardia, Veneto e Piemonte, scopriamo che abbiamo ormai raggiunto il minimo storico in Lombardia, andando vicini anche in Veneto e Piemonte.
Nel 1999 la Lega in Lombardia raccoglieva un 13,10% (dato più basso da quando esiste la Lega Nord), nel 2024 siamo al 13,09%.
A Varese e Bergamo ci votano meno elettori del 1989
La tendenza che ci ha riportato ai minimi storici in Lombardia non riguarda solo alcune province, seppur Milano e Monza sono quelle che lo subiscono con dimensioni più drammatiche.
A colpire è proprio il dato delle province da sempre considerate roccaforti, Varese, Bergamo, Brescia e Lecco, sprofondate addirittura diversi punti percentuali sotto al minimo storico del 1999.
A Varese siamo al 14,41% rispetto al 17,73%, Brescia al 15,83%, quando non eravamo mai scesi sotto il 18,25% del 1999. A Bergamo raccogliamo il 16.9%, sei punti in meno del 1999 in cui registravamo il 22,88%, Lecco caliamo al 13,56% rispetto al 16,55%.
Per ritrovare una percentuale simile di consenso nelle valli orobiche dobbiamo tornare al lontano 1989, gli albori della Lega Lombarda, in cui segnammo un 14,59% (per l’epoca strabiliante) come dato provinciale. Ma in quella tornata i bergamaschi che ci votarono furono 90.329, oggi nel 2024 ci hanno scelto solo in 81.129, complice ovviamente la bassa affluenza. Stessi numeri per la Provincia di Varese, culla della Lega.
E’ evidente che non siamo di fronte a singole responsabilità territoriali, delle singole province, perché il dato è generalizzato, ed è proprio chi vuole bene alla Lega che non può e non deve chiudere gli occhi.
Lazzate resiste ma non possiamo essere soddisfatti
Nemmeno il dato di Lazzate, il comune dove sono Sindaco, può lenire la delusione. Siamo scesi a percentuali che non possiamo accettare. Qui siamo una roccaforte storica per la Lega, governiamo ininterrottamente dal 1993, ed è vero che siamo l’unico comune della Provincia dove la Lega si conferma seconda forza politica, raccogliendo un 18,60% (quasi il doppio del dato medio provinciale), ed è pure vero che vinciamo alla grande il derby con Forza Italia di oltre 8 punti percentuali di distacco. Ma non può un caso singolo, come Lazzate e altri comuni della Brianza e della Lombardia, la foglia di fico dietro cui nascondere segnali evidenti e macroscopici.
Questo è un generale arretramento che non può lasciarci indifferenti, che richiama l’urgenza di intervenire, partendo proprio dalla riorganizzazione del partito, scegliendo una linea politica capace di tenere insieme la Lega come forza di sindacato del territorio e una Lega che interpreti anche uno spartito su temi nazionali moderni e innovativi. Il clamoroso successo del 2019 ci dice che non è impossibile, i risultati di questo 2024 avvertono che stiamo perdendo anche dove nessuno ci ha mai battuti.
Perché ha ragione proprio Massimiliano Romeo, quando dice che bisogna rafforza i territori e stare vicini agli amministratori, perchè “questa è la forza che ha sempre contraddistinto la Lega”.
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