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SCUOLE E AUTONOMIA REGIONALE: PERCHÈ FA PAURA?

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Quale problema ci sarebbe ad avere sistemi scolastici diversi per regione? In Germania si contano 16 lander, in Svizzera 26 cantoni, tutti con il loro sistema scolastico. E non sono analfabeti.

Autonomia: nel tardo pomeriggio di ieri, a Palazzo Madama, il Senato ha approvato in prima lettura la legge per l’attuazione dell’autonomia differenziata. Appena proclamato il voto i senatori del Partito Democratico hanno intonato l’Inno di Mameli, dopo aver brandito e sventolato dai loro banchi cartelli tricolori. Efficace e fulminea la risposta di un Senatore della maggioranza: “ dalla bandiera rossa al tricolore è già un passo avanti”.  

Le reazioni e i commenti critici sono stati i soliti, quindi ampiamente prevedibili, quasi pure noiosi: “la secessione dei ricchi”, “si spacca l’Italia”, “si divide il Paese in uno di serie A e l’altro di serie B”. 

Un repertorio che conosciamo ormai a memoria. 

LAUTONOMIA REGIONALIZZAZIONE DELLA SCUOLA VOLUTA DALLA SINISTRA

Ma è in particolare su una delle competenze trasferibili alle regioni, tra le altre, davanti alla quale i centralisti si stracciano letteralmente le vesti: la scuola. All’ipotesi che una regione italiana pensi di richiedere e rivendicare la competenza dell’istruzione, saltano come petardi gli oppositori, con gli occhi pieni di sangue e la bava alla bocca. 

E pensare che la riforma del Titolo V della Costituzione è stata voluta e votata proprio dalla sinistra che oggi la critica. Sono loro che hanno scritto i nuovi articoli 116 e 117. Sono loro che tra le materie su cui chiedere “Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” hanno inserito anche l’istruzione, addirittura abbracciando pure quelle “norme generali sull’istruzione”, ricomprese alla lettera n) del secondo comma, dove vengono elencate le competenze che dovrebbe essere esclusive dello Stato. Con l’autonomia differenziata pure alcune di esse, tra queste proprio l’istruzione, la sinistra decise di inserirla tra le competenze trasferibili alle regioni. 

1 DIPENDENTE PUBBLICO SU 3 FA PARTE DEL COMPARTO SCUOLA

Eppure, come dicevamo, l’idea che la scuola possa diventare competenza regionale terrorizza e spaventa una parte della politica e del Paese. Perché? 

Iniziamo con il dire che 1 dipendente pubblico su 3 fa parte del comparto pubblica istruzione. Sono oltre un milione gli addetti che dipendono dal Ministero dell’istruzione, su un totale di circa 3 milioni di lavoratori del comparto pubblico. Privarsi di questa competenza, trasferendola dal Ministero alle regioni, significa perdere potere. La politica, soprattutto la burocrazia, non può mollare così facilmente. Senza contare i Sindacati, potentissimi nel comparto scuola, che difenderebbero una delle ultime riserve di consenso come Travis difese Alamo: fino all’ultimo uomo. 

E’ questa alleanza tra politica, burocrazia e sindacati, che alimenta sospetti e paure, orchestrando una vera e propria false flag operation.

AVERE 20 SISTEMI SCOLASTICI, QUALE SAREBBE IL PROBLEMA?

Con insistenza si continua infatti a dipingere come pericolosa l’ipotesi di regionalizzare la scuola, ovvero creando di fatto venti sistemi regionali tra loro diversi. Ma dove starebbe il problema? Quali le paure e i timori? Sembra quasi che si voglia indurre l’idea tra i cittadini che in qualche regione potrebbero pensare di non insegnare a leggere o a scrivere? Ridicolo, suvvia. Oltretutto ci sono stati europei in cui questo proliferare di sistemi scolastici diversi tra loro esiste e convive normalmente. La Svizzera ha 26 cantoni con piena autonomia nella gestione dell’istruzione. La Germania conta 16 lander, con altrettanti sistemi scolastici. E non accade nulla di catastrofico. I ragazzi svizzeri e tedeschi non sono affatto dei somari. 

Il mito dell’unitarietà del sistema, sempre agitato da politica, burocrazie e sindacato, rimane una utopia che il centralismo è ben lungi da raggiungere. Le differenze tra i livelli scolastici delle diverse aree dell’Italia sono significative e talvolta enormi. E lo registrano ogni volta i test invalsi. Quindi dove sarebbe questa scuola uguale per tutta Italia? Non esiste, e non esiste anche per responsabilità di un sistema centralista. 

SERVE EFFICIENZA E ADERENZA AL TERRITORIO

E’ invece proprio della diversità che ha bisogno la nostra scuola. Parcellizzare e spezzettare un mostro burocratico come il Ministero dell’istruzione non potrebbe far altro che facilitare il raggiungimento di una maggiore efficienza, semplificazione e sburocratizzazione di tutto il mondo della scuola. 

Delegare alle regioni, ovvero ai territori, le scelte di come organizzare il sistema scolastico avrebbe poi il vantaggio di plasmare la scuola alle esigenze del territorio e del suo sistema produttivo. Quanto volte abbiamo lamentato la difficoltà nel giungere a una programmazione scolastica che sia più aderente al tessuto economico e sociale? Le regioni potrebbero riuscire meglio laddove lo Stato ha fallito miseramente. 

Basta non avere paura e andare avanti. 

2 risposte a “SCUOLE E AUTONOMIA REGIONALE: PERCHÈ FA PAURA?”

  1. Avatar alessandro sangalli

    Io penso che dovremmo provare a cambiare, perché dalla cassa del Mezzogiorno a oggi non è cambiato niente. Dobbiamo essere fiduciosi e fare le cose per bene, senza compromessi perché diversamente avremmo buttato tempo e denaro, come siamo soliti fare.