Bea, perché “ballano” 2 milioni di euro? Questa e altre 5 domande (scomode) al Presidente Mazzucconi.

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Avevamo lasciato tempo fa BEA ferma all’ancora, infilata in un fosco porto delle nebbie. Alle prese con un appalto che ha destato qualche perplessità e la conseguente fuga in massa del presidente e di quasi tutto il CDA. Dopo oltre un mese non si registra nessuna novità, nessuna azione degna di nota dal nuovo Presidente, l’on. Daniela Mazzucconi.

A questo punto, giusto a noi che siamo sempre particolarmente malfidenti, viene un dubbio: il nuovo presidente starà davvero lavorando per fare chiarezza? Il suo silenzio è la diretta conseguenza di un intenso e continuo lavorio che non le dà nemmeno la possibilità di farsi sentire? Oppure, come a dir la verità ci sembrerebbe, si sta magari puntando sulla memoria da pesci rossi dell’opinione pubblica brianzola? Cioè, ci sembra di capire, l’approdo sperato sarebbe il classico e rassicurante “dimenticatoio”.

Giusto per toglierci qualsiasi dubbio, ho pensato di buttare giù qualche domandina da rivolgere pubblicamente al Presidente Mazzucconi. Come si dice in questi casi? Domandare è lecito, rispondere è cortesia e anche trasparenza, in questo caso. E attorno alle vicenda di BEA di trasparenza se ne sente davvero il bisogno. Non vi pare?

Domanda nr 1:

Il nuovo presidente di Bea è davvero contrario al potenziamento del Forno? Intende quindi bloccare ogni lavoro che abbia come obiettivo un aumento di capacità?

L’unico segnale, pervenuto dalla rinnovata governance, è stata un’intervista rilasciata al Cittadino di Monza e Brianza, dove la stessa neo presidente dichiarava testuale:

direi quindi di no ad un potenziamento nell’immediato. Se invece parliamo di una sistemazione tecnica dell’impianto allora dico di sì

Noi poveri lettori un minimo informati, siamo a questo punto spiazzati: cosa significano queste parole? Forse che la Presidente Mazzuconi si appresta a proporre il ritiro del piano industriale, già approvato dai Sindaci con una maggioranza risicatissima, che prevede il potenziamento del forno? Oppure semplicemente trattasi di una gaffe, cioè la Presidente ignora che il potenziamento sia già stato votato?

Domanda nr 2:

Quali azioni sono state messe in campo per far luce sulle dimissioni in massa del vecchio presidente e di quasi tutto il CDA?

Non è possibile continuare a fare i pesci in barile, far finta di niente quando si dimettono in massa presidente e CDA dell’azienda, senza peraltro far pervenire motivazioni circostanziate e solide. I “rumors” dicono che tutto sia conseguenza di presunte irregolarità sulla gestione della gara per la fornitura della nuova turbina. Possono i cittadini proprietari, di grazia, sapere qualcosa?

Domanda nr 3:

A suo giudizio non solleva una questione di “opportunità”, se non addirittura un conclamato conflitto d’interessi, il fatto che nel nuovo CDA di BEA sieda l’avv. Filippo Carimati, assegnatario di un incarico di consulenza legale da BEA stessa dal 1/1/2015 con scadenza 31/12/2016? Può escludere che lo stesso avvocato abbia in essere e avrà in futuro rapporti di consulenza analoghi con la controllata BEA Gestioni?

La Provincia e i Comuni soci hanno votato un nuovo CDA, (in cui si era salvato solo il “soldato Bolis”), dove figura tra gli altri membri l’avv.Filippo Carimati. Lo stesso Carimati, così come pubblicato nella sezione trasparenza del sito di BEA, risulta essere l’aggiudicatario di un bando per “il conferimento di un incarico di assistenza giuridico – legale in ambito stragiudiziale”. L’incarico, aggiudicato con un importo di 12.000€, risulta essere biennale a far data dal 01/01/2015 e con scadenza 31/12/2016. La sua nomina nel CDA è avvenuta il 20/05/2015. Appare perlomeno bizzarro che venga nominato membro del CDA un consulente che ha da pochi mesi firmato un contratto con l’azienda stessa, e sarebbe ancora più bizzarro se davvero continuasse a farlo fino al 31/12/2016, così come dalla documentazione ancora oggi pubblicata on line.

Domanda nr 4:

La turbina che viene richiesta nel bando ha una potenza di 8,50 MW, mente in Gazzetta Ufficiale Europea (GUCE) si richiede, al medesimo prezzo una di 8,25MW. È stato solo un banale errore? Se si, non era obbligatorio correggersi?

Da una lettura dei bandi emerge un grossolano errore; la turbina richiesta nel bando, stimata con un valore di € 5.400.000 (Iva esclusa) aveva una potenza di 8,50 MW, mentre poi in Gazzette Ufficiale Europea (GUCE), sempre al medesimo prezzo, si parla una turbina da 8.25MW. Non si capisce, a questo punto, se si tratta solo di un mero errore formale. E comunque sarebbe utile capire qual è la turbina giusta? Da 8,25MW o da 8,50MW? E nel caso si fosse trattato di un mero errore formale, non sarebbe stato opportuno (o forse addirittura obbligatorio?) correggere la documentazione nelle parti che risultavano errate? Perché banalmente il cittadino della strada si domanda, ma com’è? Una turbina vale l’altra?? E com’è possibile che tutte e due abbiano il medesimo prezzo per la base d’asta??

Domanda nr 5:

Il disciplinare di gara quantificava il valore dell’investimento del lotto 2 (turbina da 8,25MV) in € 5.400.000,00. Come mai la base d’asta del lotto 2 è di € 7.500.000?

Qui arriviamo alla “ciccia”, cioè al cuore del problema che probabilmente ha provocato le dimissioni in massa.

Leggendo i documenti di gara, si evince che lo stesso disciplinare (pag. 7) quantifica il valore dell’investimento del lotto 2 (progettazione, fornitura, installazione di una turbina della potenza di 8,25MW) in € 5.400.000,00.

Sempre lo stesso disciplinare (pag 37), indica che la base d’asta del lotto 2 è di € 7.500.000,00. Come mai una differenza così macroscopica tra la base d’asta e il valore stimato dell’investimento? Teniamo conto che l’unica offerta pervenuta è stata di € 7.480.080, ben superiore al valore stimato della fornitura di € 5.400.000,00.

Anticipiamo una possibile risposta, che nasce sempre dalla lettura dei documenti: il valore della fornitura, la famosa turbina da 8,25MW, è sì di € 5.4000.000,00 ma BEA pagherà da contratto in 180 rate, che significa 15 anni.

E chiunque di noi abbia comprato qualcosa a rate, da un banale telefonino alla propria automobile, sa bene che pagando a rate si pagherà molto di più, dovendo sommare gli oneri finanziari.

Quindi, ricapitolando, la risposta alla domanda potrebbe essere: abbiamo messo una base d’asta più alta di € 2.100.000,00 perché il fornitore dovrà finaziarsi a 180 mesi, visto che noi non pagheremo tutto subito, ma dilazioniamo in 15 anni. Bene, risposta che potrebbe anche soddisfare, ma che porta ad una successiva domanda che alimenta ulteriori dubbi.

Domanda nr 6:

Se i 2 milioni in più erano dovuti al fatto che BEA dilaziona il pagamento in 15 anni, come si spiega che la stessa BEA ha accettato un’offerta (e forse già firmato contratto?) in cui si impegna a liquidare il 90% della somma in soli 3 anni? A questo punto a cosa servivano allora i 2 milioni di €?

Acquisiti i dati del disciplinare, ci spostiamo ora sui contenuti dell’unica offerta pervenuta. E ne scopriamo delle belle. Il costo della turbina offerto è di € 7.480.080,00 (base d’asta era di € 7.500.000,00), quindi circa € 2.000.000 in più del valore stimato della fornitura (Lotto 2, € 5.400.000). C’è però un “piccolo” particolare: l’offerta pervenuta prevede che le prime 36 rate (3 anni) che BEA dovrà pagare saranno pari a 188.000,00€ ciascuna. Ciò significa, dopo una “complessa” elaborazione matematica, che BEA pagherà nei primi 3 anni la bellezza di € 6.768.000,00, e nei restanti 12 anni dovrà versare mini rate da € 4.945,00 che, sempre dopo “elaborato” ragionamento matematico, scopriamo corrispondere ai rimanenti € 712.080,00. E che cosa significa questo? Significa che BEA pagherà il 90% dell’investimento nei primi 3 anni, e quindi che va a farsi benedire l’indirizzo dei soci di rientrare dall’investimento in 15 anni, così come mi era parso di capire leggendo i documenti di accompagnamento alla proposta di revisione del piano industriale approvato in data 8 novembre 2013 (in quel periodo ero ancora assessore in Provincia).

Ma a questo punto il “travisamento” di un indirizzo politico sarebbe pure l’aspetto meno grave e superabile della faccenda; al contrario quello che non si riesce a capire è dove sarebbero finiti i 2 milioni di euro che ballano tra il valore dell’investimento (dichiarato) e il valore dell’unica offerta pervenuta? Se erano messi lì per giustificare i costi finanziari della dilazione di pagamento in 15 anni, come si giustificano ora che il pagamento avverrà per il 90% in soli 3 anni? Senza contare che ci sembrerebbe perlomeno inusuale la possibilità di offrire liberamente importi diversi delle rate. E se una seconda azienda avesse offerto il pagamento del 90% in soli 12 mesi, come si sarebbe comportata la commissione chiamata ad esaminare le offerte? E se qualcuno avesse offerto una prima maxi rata pari al 90% del costo totale? Si sarebbe aggiudicata l’appalto? Per fortuna l’offerta è stata solo una, dirà qualcuno. Per fortuna?

I comuni soci sono d’accordo che la loro azienda paghi praticamente tutto in 3 anni? A parità di costi, visto che l’offerta è poco inferiore della base d’asta? Messa così non sembrerebbe un regalo? Urgono spiegazioni, o nel caso smentite, se mi fossi sbagliato.

Attendiamo quindi fiduciosi delle risposte dal Presidente di Bea, dovute non tanto a chi in questi anni ha sempre sollevato critiche e dubbi sulle decisioni prese da questa azienda pubblica e dai suoi soci, ma soprattutto ai cittadini che alla fine sono quelli che ci mettono i quattrini per pagare tutto. Le pare on. Mazzucconi?

2 risposte a “Bea, perché “ballano” 2 milioni di euro? Questa e altre 5 domande (scomode) al Presidente Mazzucconi.”

  1. […] viene però pure un dubbio: non sarà che questo aumento si sia reso necessario per coprire quei famosi due milioni di euro che misteriosamente continuano a ballare? (ne ho parlato lungamente qui). Bea infatti, […]

  2. […] anomalie dell’offerta presentata per il lotto 2. Per chi volesse approfondire la questione può leggere qui. A cui si aggiungeva la pervicace, e del tutto ingiustificata, resistenza del Presidente Mazzuconi […]