Crisi Bea: salvate il soldato Bolis

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salvate_il_soldato_ryan_tom_hanks_steven_spielberg_029_jpg_tmcnQuando il generale George Marshall apprese la notizia della morte di tre dei quattro fratelli della famiglia Ryan e che il quarto e ultimo fratello stava ancora da qualche parte in Normandia a rischiare la pelle, non esitò un istante: bisognava assolutamente salvare il soldato James Francis Ryan, a qualunque costo.

La Brianza non è certo la Normandia del 1944, e il CDA di Bea non è la 101° aviotrasportata, ma ugualmente c’è forse chi rischia di essere fatto fuori, quando andrebbe invece salvato.

BOSELLI DENUNCIA PREVARICAZIONI

C’è una bella gatta da pelare, una patata bollente, tutta in mano ai vertici locali del Partito Democratico, ormai forza egemone nelle amministrazioni locali brianzole e di conseguenza dominus anche delle società pubbliche partecipate.

Il clima attorno alla crisi di Bea si sta arroventando parecchio e cominciamo a registrare i primi “caduti”, come per esempio il presidente Silvio Boselli, che ha deciso di lasciare la carica qualche giorno fa.

Chi, tra i sindaci, ha potuto leggere la lettera di dimissioni parla di una comunicazione stringata ma con parole ruvide e nette. Boselli parla nella missiva di un clima di tensione presente da mesi in azienda, e che sarebbe aumentato a dismisura proprio nelle ultime settimane. Arriva a denunciare addirittura prevaricazioni consumate a suo danno, che lo hanno di fatto spinto a rassegnare le dimissioni. Prevaricazioni. Accuse pesanti, pesantissime. Ad una prima lettura parrebbe di capire che qualcuno abbia deliberatamente spinto, attraverso delle presunte prevaricazioni, Silvio Boselli a rassegnare le dimissioni? E nel caso chi l’avrebbe fatto? E per quale motivo? Interrogativi che oggi non trovano risposta. Ma quelle parole il presidente le ha scritte, quindi qualcosa di pesante è successo. Ma cosa di così tanto grave?

CIRCOLANO VOCI SU PRESUNTE IRREGOLARITÀ

In un clima generale di bocche cucite, in cui nessuno pare intenzionato a far trapelare i reali motivi alla base delle dimissioni, tantomeno l’ex presidente, come spesso accade in questi casi, cominciano così a circolare le prime indiscrezioni. A rilanciarle è stato Gianmarco Corbetta sul suo blog, in cui ipotizza l’emergere di alcune gravissime irregolarità nell’aggiudicazione della gara d’appalto di fornitura della turbina, l’unico dei bandi a non essere andato deserto, legati al tormentato e contestassimo piano di revamping del forno inceneritore. Proprio quel famoso piano approvato nel novembre 2013 dai Sindaci di centro sinistra con un colpo di mano e una risicata maggioranza.

Se fosse davvero così, allora si spiegherebbero anche le presunte tensioni, di cui parla la stampa, maturate proprio all’interno del CDA. Se fosse vera l’ipotesi delle presunte irregolarità, si potrebbe quindi tentare di dare un senso a quelle presunte “prevaricazioni” di cui faceva cenno il presidente Boselli nella sua lettera. Cosa significa? Forse che qualcuno avrebbe attuato pressioni dall’esterno, prevaricando così i poteri del presidente, per tentare di mettere a tacere o nascondere qualcosa? È questo che tentava di dirci Boselli nelle sue stringate ed enigmatiche parole? Solo ipotesi, naturalmente.

ALL’ORIZZONTE DIMISSIONI A CATENA NEL CDA?

Ma chi siede all’interno del Cda di Bea? E con chi sarebbero nate le tensioni? Il Cda di Bea, oltre al presidente dimissionario, è formato dal vice presidente Giovanni Bolis, dottore commercialista e revisore dei conti di lunga esperienza, e da tre dipendenti dei comuni soci, (Varedo, Limbiate e Nova Milanese), come prevedeva la normativa “Monti”, oggi però superata. È facile intuire come l’unico elemento che potrebbe essere visto come di “disturbo”, all’interno del CDA, sarebbe proprio il vice presidente Bolis, già vicino alla Lega Nord e nominato quando la provincia (socio di maggioranza relativa) era guidata dal centro destra. Se è vero che sarebbero emerse presunte irregolarità, come anticipato da Corbetta, sicuramente i membri del CDA avranno preteso spiegazioni, in primis al presidente; ed è comprensibile che dover convivere con un mastino, magari libero da condizionamenti politici, potrebbe creare qualche fastidio. Sarà certamente un caso, ma da qualche giorno inizino a circolare accuse bizzarre, quasi a presagire la classica macchina del fango, cose del tipo: “Bolis è impazzito”, “Bolis è fuori controllo”, “Bolis da di matto”, “Bolis fa casino per nulla”. Talvolta questo è il prezzo da pagare quando si è percepiti come scomodi.

Quale sarebbe lo scopo? Semplice: potrebbe essere quello di creare il clima adatto e propedeutico a generare dimissioni a catena nel CDA.

Infatti, sempre da indiscrezioni, i tre membri del CDA scelti tra i dipendenti comunali vengono dati ad un passo dalle dimissioni: ed è comprensibile che un dipendente pubblico, messo li perché così imponeva la legge, guadagnerebbe solo problemi e noie nel rimanere quando il clima si fa così incandescente.

A quel punto l’assemblea dei soci, già convocata per il 6 maggio prossimo, oltre a votare il nuovo presidente (tra l’altro viene dato in pole position l’ex sindaco di Agrate e consigliere provinciale Adriano Poletti) procederebbe a surrogare anche i tre consiglieri dimissionari del CDA. Con una sostanziale differenza: oggi la legge non impone più la nomina di dipendenti dei comuni soci, quindi si procederebbe a nominare consiglieri espressione dei soci, quindi graditi alle forze politiche di maggioranza. A questo punto Giovanni Bolis, che oggi siede in un CDA in cui 3 membri su 5 sono dei tecnici, si ritroverebbe solo ed isolato in un CDA che vede 4 dei suoi 5 consiglieri scelti dalle forze di maggioranza che guidano i comuni soci.

UN PIANO PER FAR FUORI LO SCOMODO BOLIS?

Ma Bolis, nonostante l’isolamento, potrebbe comunque resistere e non rassegnare le dimissioni. Quindi che fare?

Escludendo la possibilità che venga revocato d’imperio, eventualità che potrebbe generare ricorsi e contro ricorsi, ecco quale potrebbe essere uno scenario possibile.

Come prima cosa, ancora prima della surroga di eventuali consiglieri dimissionari, verrebbe fatta approvare ai soci, magari già nella prossima assemblea del 6 maggio, una modifica dello statuto societario che preveda, come accade per altre società, che in caso di dimissioni della metà più uno dei membri del CDA, questo decada automaticamente per intero. Una volta modificato lo statuto il nuovo presidente e i 3 membri di fresca nomina, potrebbero decidere di dimettersi in blocco. Scatterebbe così la nuova norma statutaria, il CDA automaticamente azzerato, e il “rompiscatole” Bolis sarebbe fatto fuori. Geniale, non trovate?

Qualcuno si domanderà come sarebbe possibile giustificare, agli occhi dei più attenti tra i cittadini, una mossa così tanto audace da sembrare una porcata? Una soluzione si trova per tutto, anche per questo. Una volta azzerato il CDA, l’assemblea dei soci potrebbe decidere di ridurre i componenti da 5 a 3, collocando tutto sotto il grande cappello della “spending review”, la lotta alla casta, la riduzione dei costi. Bene, bravi, bis! Grandi applausi dalle folle impazzite!

Fantasie? Forse, per carità, ma tutto assolutamente verosimile, e come diceva qualcuno: a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.

SALVATE IL SOLDATO BOLIS

Ecco allora perché dobbiamo salvare il “soldato Bolis”, ad ogni costo e insieme a lui chi sta continuando a lavorare e ad esporsi in prima persona perché emergano, se esistono come da indiscrezioni anticipate da Corbetta, eventuali zone d’ombra. Se poi niente di tutto questo accadrà ne saremo tutti contenti, io per primo. Al contrario, se qualcuno stesse pensando veramente di attuare un simile piano, forte dei grandi numeri di cui gode oggi il Pd e la sinistra in Brianza, allora è il caso di rendere evidente fin da subito a tutti i rischi e gli aspetti controversi di un’operazione così spregiudicata.