La maggioranza PD si spacca sulla fusione BEA/CEM, FI e NCD corrono in aiuto

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Quando si discute di affari e azienda pubbliche, piuttosto che di politica, gli schieramenti si mischiano e le larghe intese, per qualcuno, diventano più naturali. Già, perché il progetto du fusione BEA/CEM non convince tutta la maggioranza di centro sinistra, tanto che ieri in consiglio provinciale, dove si discutevano ben tre documenti sull’argomento, alla fine la maggioranza si è salvata per il rotto della cuffia, con soli due voti di scarto, grazie anche all’intervento provvidenziale del sindaco di Concorezzo Riccardo Borgonovo, in quota NCD, che ha inspiegabilmente votato a favore del progetto di fusione. Inspiegabilmente, nel senso che si è guardato bene dal motivare la sua scelta, e non ha aperto bocca per tutti il lungo consiglio.
La tensione in aula, tra i consiglieri di sinistra, era così densa che ad un certo punto si poteva persino tagliare l’aria a fette. Da incorniciare, e conservare per i posteri, la dichiarazione di voto del capogruppo PD Domenico Guerriero: “dichiaro il voto di maggioranza di “quasi” tutto il mio gruppo”.
Risultato? Solo 9 consiglieri hanno votato a favore, e ben 7 si sono astenuti o hanno votato contro. Una maggioranza risicata, soprattutto tenendo conto che tra i favorevoli si è contato pure il voto di Borgonovo, che teoricamente dovrebbe stare all’opposizione, essendo stato anche uno dei candidati presidente che si è presentato come alternativa a Gigi Ponti; evidentemente qualcuno l’ha convito ad allinearsi alla maggioranza, ed avrà adoperato buone argomentazioni. Aggiungiamo pure che l’opposizione ha scontato l’assenza di Gabriele Volpe, (si sa che i malanni di stagione colpiscono, a volte chirurgicamente, le vecchie volpi), così che alla fine si può ben comprendere come la fusione tra BEA e CEM, super sponsorizzata da Ponti, si stia rivelando un boccone amaro mal digerito dai più, soprattutto a sinistra. Altrettanto chiaro è il dato, sempre più eclatante, cioè che l’unica opposizione in provincia sia quella della Lega Nord, ma su questo ne eravamo convinti già da tempo.

LA PANTOMIMA DELL’ATO RIFIUTI NON CONVINCE I RIOTTOSI PD. È una presa in giro.

Il PD aveva aperto la giornata con un mezzo colpo di scena, anzi più un colpo di teatro, anzi una vera e propria pantomima. Nel disperato tentativo di recuperare e convincere i consiglieri riottosi, il PD ha pensato bene di ricorrere al più classico degli stratagemmi: alzare uno spauracchio. Ecco allora materializzarsi, di fretta e furia e all’ultimo momento, senza che nessuno ne sapesse nulla, un ordine del giorno targato PD da sottoporre al voto dell’aula. A testimonianza di quanto il testo sia stato vergato di corsa, segnalo curiosamente che il dispositivo finale impegna “il Presidente della Giunta”. Non si è avuto il tempo nemmeno di aggiornare i vecchi modelli usati nei cinque anni di opposizione, lasciando il riferimento alla Giunta, organo che non esiste più. Minuzie. E visto che ad un ordine del giorno non si nega nulla (tanto non conta niente) hanno pensato bene di ficcarci dentro un po’ di tutto: un bel peana contro il mitologico “far west” del mercato, qualche spruzzatina, in salsa cubana, in stile ultima frontiera della lotta al capitalismo e al malvagio “business”, senza naturalmente dimenticarsi di citare anche qualche parolina magica, tipo; ri-conversione. Che ci sta sempre bene, salvo poi votare di li a poco, approvando la fusione Bea Cem, per dare lunga vita del forno di Desio.
La chicca però, stava già nel titolo, ovvero l’intenzione di costituire l’ATO dei rifiuti di Monza e Brianza. E questa è una colossale presa per i fondelli ai consiglieri di maggioranza, e il perché è presto spiegato.
Se davvero l’intenzione fosse stata quella di costituire un ATO dei rifiuti di Monza e Brianza, per quale assurdo motivo dopo pochi minuti la maggioranza ha votato si alla fusione di Bea con Cem, società che vede nella propria compagine sociale per metà comuni che stanno in provincia di Milano? I due passaggi erano e rimangono assolutamente in antitesi, anzi, proprio sulla scorta del complicatissimo iter che ha portato alla costituzione dell’Ato dell’acqua, due anni passati tra fusioni, scorporazioni e aggregazioni, appare chiaro come la creazione di un solo soggetto partecipato da comuni di province diverse, pone oggi un ostacolo praticamente insormontabile, almeno nel breve, alla costituzione dell’ATO rifiuti.
Ma questo, dopotutto, è il rodato sistema Gigi Ponti: dissimulare, pigliare per il naso, distribuire sorrisi e paroline buone e dolci, ma alla fine decidere con autorità e spietatezza, per assecondare solo e soltanto gli i propri fini e quelli della propria corrente politica. E tutti in silenzio. Zitti e mosca! Bene hanno fatto a non piegare la testa, e bisogna riconoscerne il coraggio, i consiglieri che non si sono prestati a questo squallido giochino. Onore quindi agli astenuti: Monguzzi, Garofalo e Vanosi. Il che starebbe a significare che forse Seveso e Bovisio, tutti soci di BEA, non sono propriamente d’accordo alla fusione.

DALLA FUSIONE CI PERDERANNO I CITTADINI E I COMUNI. MA CHI CI GUADAGNA?

Va anche registrato, per chi ancora nutrisse qualche speranza sulla presunta buona fede di alcuni esponenti del PD, che ieri si è registrato l’ennesimo schiaffo a Cottarelli, il suo mitologico piano e la tanto sbandierata esigenza di dimagrire le aziende pubbliche.
Si è deciso che il bene dei cittadini passi attraverso la creazione di una mastodontica azienda pubblica, gestita da vecchi arnesi della politica, qualcuno dei quali sta li da oltre 20 anni, che gestirà tutto il ciclo dei rifiuti senza passare attraverso il vaglio delle gare. Questo significherà una cosa semplice: costi più alti. Ma che importa, tanto pagheranno i cittadini, l’importante è poter gestire in futuro una delle 5 aziende più grandi a livello nazionale, come si è vantato ieri il capogruppo Guerriero. Immagino manifestazioni e scene di giubilo tra i cittadini, felicissimi che il PD possa gestire una delle 5 aziende del settore a livello nazionale.
L’aspetto buffo è che proprio gli estensori della relazione a sostengo del percorso aggregativo di Bea e Cem, abbiano poggiato buona parte delle ragioni a favore della fusione, sulla famosa relazione del commissario Cottarelli. Mi domando: ma l’avranno letta tutta la relazione, o si saranno fermati ai primi paragrafi? C’è più di un sospetto, dando per scontata la loro buona fede, che si siano limitati al titolo, o poco più. Già perché lungo tutta la sua relazione, proprio Cottarelli, non fa altro che smontare l’impianto dell’operazione BEA e CEM.

Per quanto riguarda l’esigenza che venga tenuto il più possibile lontano il privato dalla gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica, come sostenuto ieri dal PD in provincia, il commissario pare avere le idee chiare e dimetralmente opposte. Ecco cosa dice:

“Che il campo di azione della mano pubblica debba essere limitato in una economia di mercato è un principio accettato anche se trova diverse formulazioni. Due in particolare sono gli approcci che possono essere seguiti:

• Da un lato c’è chi sostiene che il vincolo principale all’azione di imprese pubbliche debba essere costituito dalla necessità di operare allo stesso livello delle imprese private, agendo quindi in modo efficiente e senza ricevere un supporto da parte del settore pubblico.

• Un altro approccio, più restrittivo, è quello di chi, comunque, ritiene che il campo dell’azione delle partecipate debba essere strettamente limitato ai compiti istituzionali dell’ente di controllo, che, presumibilmente, non includono la produzione di beni e servizi che possono essere forniti, in quantità ritenute adeguate, dal settore privato.

Direi che vi sia poco spazio per le interpretazioni. Ma se qualcuno nutrisse ulteriori dubbi, è sempre l’uomo chiamato da Letta e venuto dall’America (e negli States subito rispedito) a chiarirceli:

“La mera profittabilità di una azienda pubblica non ne giustifica l’esistenza. Questa posizione può essere motivata dicendo che, prima o poi, la presenza di una impresa pubblica corre il rischio di: (i) turbare il corretto funzionamento del mercato; e (ii) provocare passività per la collettività, per di più con modalità non trasparenti.”

Il piano di Bea e Cem inoltre, come denunciato a gran voce dal nostro gruppo, si regge tutto sul principio secondo il quale i comuni, già a partire dalle prossime settimane, dopo l’avvenuto inizio dell’iter di aggregazione, dovranno conferire i servizi di raccolta e smaltimento rifiuti con il sistema “in house”, quindi direttamente, senza ricorrere a nessun tipo di procedura di selezione.
Anche qui Cottarelli non ha dubbi, e la pensa in maniera diametralmente opposta:
“Si dovrebbe eliminare la possibilità di affidamento in house o la sua ulteriore limitazione, anche al di là della disciplina comunitaria. Questo costituirebbe un passo importante per valutare in modo non soggettivo ma oggettivo la possibilità da parte del mercato di fornire i servizi richiesti. Inoltre, l’affidamento in house richiede l’esistenza di un “controllo analogo”. Tale controllo dovrebbe, in linea di principio, vincolare a tal punto l’operatività di una partecipata da vanificare i vantaggi da una esternalizzazione dell’attività rispetto all’ente partecipante.”

Ma nel piano di Cottarelli non manca nemmeno un riferimento preciso al ciclo integrato dei rifiuti, e nemmeno a dirlo, il commissario smentisce la tesi del PD brianzolo e il progetto di fusione BEA CEM, quando dice:

“Le linee di intervento prospettate per i servizi idrici con riferimento al quadro normativo degli ATO possono essere utilmente estese al caso dei rifiuti. Per questo settore si deve, tuttavia, tenere conto che i vari segmenti della filiera (raccolta e pulizia stradale, smaltimento) presentano caratteristiche produttive diverse. Maggiore variabilità richiede maggiore flessibilità. Per questo si ritiene utile dare la possibilità di gestire su scala diversa i tre comparti garantendo però il coordinamento dei diversi affidamenti attraverso l’ente di governo dell’ATO.”

 

Questo significa una cosa semplice e banale: l’ATO dei rifiuti non va inteso, come vorrebbe il PD, la possibilità di far gestire automaticamente e senza gara e BEA e CEM tutti i rifiuti provinciali, e oltretutto lo stesso Cottarelli sottolinea come sarebbe buona cosa tenere separate le varie fasi del servizio, quando invece con la fusione di BEA e CEM si punta a creare un unico soggetto che gestisca sia la raccolta che lo smaltimento.

LA NOSTRA PROPOSTA

Certo che se da una parte l’affidamento “in house” pone qualche rischio, soprattutto legato alla sua presunta legittimità (come non abbiamo mancato di sottolineare) va ricordato che non esiste nessuna norma, legge o semplice indicazione, che vieti o vieterebbe agli enti locali di aggiudicare il servizio attraverso una procedura ad evidenza pubblica. Una semplice gara, onde selezionare in maniera oggettiva il fornitore migliore per svolgere i servizi legati al ciclo integrato dei rifiuti.
E se l’esigenza è quella di avere una regia, il controllo e la garanzia pubblica sul delicato mondo dei rifiuti, essendo questa anche la nostra di esigenza, abbiamo avanzato una proposta che avrebbe superato anche questa problematica, senza limitare il principio salutare della concorrenza.
Abbiamo proposto che la Provincia, così come prevede l’articolo 33 comma 3 bis del codice degli appalti, diventi centrale di committenza, facendosi carico di gestire il delicato iter di predisposizione delle gare. A queste gare potranno naturalmente partecipare tutti, aziende pubbliche comprese. E come si dice in questi casi? Vinca il migliore. A quel punto, se davvero le aziende pubbliche della Brianza sono le più efficienti e le più convenienti, come quasi tutti nel PD appaiono convinti, avranno gioco facile ad aggiudicarsi gli affidamenti. Sarebbe così sventato il rischio, quanto mai reale e concreto con la fusione Bea Cem, che a pagare il conto (salato) di questa (finta) voglia di tutelare il pubblico a tutti i costi, saranno come sempre i cittadini, attraverso le tariffe dei rifiuti che inesorabilmente si alzeranno sempre più.