La Provincia è in piena emergenza finanziaria, ignorata dal Governo, solo Regione Lombardia può salvarla. Il nuovo Presidente sia in sintonia con il contesto politico: niente uomini di partito e appoggi il referendum
La Brianza si è svegliata un po’ meno rossa ieri mattina, merito della vittoria di Dario Allevi, con cui il centro destra ha strappato alle sinistre la città di Monza. Il cambio della guardia nel capoluogo non è l’unica novità, da ieri infatti è decaduto anche il Presidente della Provincia Gigi Ponti, congedatosi con una lettera di saluto, dopo aver finito il mandato da Sindaco di Cesano Maderno.
Adesso siamo in mano alle schizofreniche regole disegnate dal decreto Delrio, particolarmente indigeste. Innanzitutto, niente elezioni a suffragio universale per scegliere il nostro Presidente, dopo un periodo di 90 giorni di reggenza del Vice Presidente, si richiameranno alle mini urne solo i Sindaci e i Consiglieri Comunali. Saranno loro chiamati a scegliere chi, tra i Sindaci Brianzoli, dovrà guidare la nostra Provincia in questo delicato momento.
Ma quale Presidente serve alla Brianza oggi? Al di là del bilancino dei numeri e della maggioranza, che probabilmente ancora premia le sinistre negli equilibri provinciali, non si potrà prescindere da alcuni fattori politici. Il primo, e decisivo, sarà il rapporto con Regione Lombardia. La Provincia è senza il becco di un quattrino, prosciugata e rapinata dalla manovre romane, e il Governo a maggioranza PD è peggio dei sordi, cioè non vuole sentirci nel concederci anche solo una piccola parte del bottino che ogni anno preleva dalle nostre casse. I servizi e le funzioni indispensabili, trasporti, strade e scuole sono a rischio. Quindi, come accaduto puntualmente negli ultimi anni, si busserà alle porte di santa Lombardia, affidandosi al buon cuore del Governatore Maroni, che sempre e puntualmente ha aiutato la Brianza, a dispetto delle feroci e ingiustificate critiche del PD, anche brianzolo. Con una mano chiedevano soldi e con l’altra criticavano l’operato di Regione Lombardia.
Appare quindi evidente, nella scelta del prossimo Presidente di Provincia, che non si potrà ignorare questo elemento, auspicando di scegliere una figura che sia rappresentativa di tutti i sindaci e di tutte le sensibilità politiche, non semplicemente un uomo con in tasca la tessera del Partito Democratico.
Il secondo punto, altrettanto imprescindibile e importante, è che il nuovo Presidente sia uno dei tanti sindaci che sosterranno la battaglia referendaria del 22 ottobre, quella con cui Regione Lombardia chiederà ai cittadini di esprimersi rispetto alla richiesta di una maggiore autonomia.
Non voglio nemmeno immaginare, perché sarebbe assurdo, un Presidente di Provincia che chiede contributi extra da Regione, e che poi non sostenga la richiesta di maggiore autonomia e risorse avanzata dalla Regione Lombardia, privata ogni anno di 54 miliardi di euro, a tanto ammonta lo scippo romano.
Mi aspetto una riflessione seria da parte del Partito Democratico, che sappia proporre come presidente un sindaco non apertamente schierato e che abbia il coraggio di spendersi per la campagna referendaria con coraggio e determinazione. Io qualche nome in testa ce l’avrei…