A Tirano non permettono ad un cittadino italiano di candidarsi perché nato in Congo. Xenofobia? No, Partito Democratico.

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Gli ingredienti per un bel pippone benpensante su Repubblica, di quelli magari firmati da Gad Lerner, c’erano tutti: un uomo nato nel Congo che vive in Italia, istruzione e titolo di studio sopra la media, che di professione fa il medico, un piccolo paese di montagna, Tirano, incastonato in quella Valtellina che deve sembrare così lontana ai cittadini snob di città. E poi le imminenti elezioni cittadine, le liste da compilare e il divieto di candidarsi a chi non sia nato in Paese. Ed erano già pronti gli intellettuali di sinistra: ma com’è possibile? Ma chi ha potuto partorire questa bislacca idea? Diamine! Un ‘idea proprio da zulù, che solo dei montanari da acculturare potevano escogitare, sicuramente dei leghisti xenofobi. I tromboni erano già pronti al diluvio di parole, ad puntare il solito ditino e a pontificare; me l’immaginavo già i titoloni contro i leghisti brutti e cattivi, contro i montanari ignoranti, contro i bifolchi che pretendono l’autarchia identitaria declinata fino all’ultimo villaggio sperduto dell’impero italico. Peccato però che qui la Lega non c’entri nulla, e l’ultimo ingrediente sbagliato, quello che ha mandato a pallino il soufflé radical chic, è che la lista in questione è quella in cui è confluito il PD di Tirano, alleato della sezione locale di Sel, partito in cui è iscritto lo sventurato Vicky Tshimanga. Chissà se partirà la solita canea, quella valanga di fango abitualmente scaraventata contro la Lega, si trattasse anche solo di un semplice militante che scrive una battuta infelice su Facebook o Twitter? Chissà se qualche Magistrato penserà di aprire un fascicolo per discriminazione razziale, come accaduto al leghista condannato a due anni per una foto contro la Kyenge. Chissà se si muoverà anche qui U.N.A.R. (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), quello che perse tempo (e soldi nostri) per minacciare di sanzioni il Consigliere Comunale di Monza della Lega, Alberto Mariani, dopo aver “schedato” alcuni suoi interventi in Consiglio. Sicuramente qui il razzismo non c’entra nulla, come del resto in tanti altri casi di cronaca ingigantiti solo per convenienza; molto probabilmente ci troviamo di fronte ad una malizia da prima repubblica, da politici scafati e navigati per lasciar fuori potenziali avversari considerati elettoralmente pericolosi. Ma non posso non pensare, ed è inutile negarlo, che se fosse stata una sezione della Lega Nord a deciderlo ora saremmo sommersi da prediche infinite e da lunghe invettive contro la xenofobia leghista. E invece è roba del PD, e allora tutto va bene, o magari non va bene, ma di certo non è xenofobia, non è razzismo, non è paura da chi viene da lontano. Forse più della xenofobia dovremmo temere la stupidità e la faziosità di qualcuno.