Appuntamento questa sera, ore 21.00 al Teatro Manzoni di Monza, il #bastaeuro Tour fa tappa finalmente a Monza; ospiti il Segretario Federale della Lega Nord Matteo Salvini e il Professor Claudio Borghi.
Si parlerà di euro, di crisi, di moneta e di qualche idea per ricominciare a sperare nel futuro anche per noi e non solo per i tedeschi. Probabilmente questo disastro dell’Euro era probabilmente prevedibile, e in qualche misura era stato addirittura previsto, profetizzato o perlomeno messo in conto da qualcuno. Spostiamo le lancette a parecchi anni indietro, torniamo alle cronache del [tweetability]13 febbraio 1998, il corriere.it titolava:“L’ euro sarà un purgatorio, non un paradiso”. Sono le parole di Antonio Fazio[/tweetability], Governatore della Banca d’Italia, che durante un’audizione alla Camera dei Deputati aveva lanciato duri moniti all’Italia e ai suoi politicanti, molti dei quali già in preda di una ingiustificata sbornia da euro.
“Senza flessibilita’ le economie europee, non solo quella italiana, rischiano il “rigor mortis, l’Unione monetaria e’ necessaria e importante, ma ha senso se si fa un passo piu’ avanti verso l’unione politica”, continuava il monito di Fazio, parole che lette oggi sembrano davvero profetiche.
Tutti quelli che oggi difendono l’euro a prescindere, quelli che dipingono scenari catastrofici al solo pensiero che venga messa in discussione anche una piccola parte del sistema, sono gli stessi che ci dicevano che l’euro sarebbe stato un paradiso. Quelli che oggi criticano chi, con troppa facilità e con eccessiva semplificazione, gridano “basta euro”, sono i medesimi politicanti che con altrettanta faciloneria e una buona dose d’improvvisazione, ci convinsero che la moneta unica avrebbe eliminato tutti i mali di quella “fallItalia” che da anni noi della Lega avevamo previsto fosse destinata al collasso.
Rigor mortis, fu la previsione di Antonio Fazio, e rigor mortis è la situazione attuale che attanaglia miglia di imprenditori, cittadini, lavoratori, giovani e pensionati. Ecco perché è giusto mettere in discussione questo euro e questa moneta unica, ma soprattutto questa Europa. La Lega non è contro l’Unione Europea, al contrario siamo forse più europeisti di altri, noi sogniamo un’Europa che si liberi finalmente dei vecchi Stati nazionali, che spesso non sono nemmeno delle nazioni, come nel caso eclatante dell’Italia. Sogniamo da sempre l’Europa dei Popoli, l’unica via per raggiungere una vera integrazione europea, per correre verso quell’unione politica che avrebbe dovuto essere un passaggio indispensabile, e colpevolmente ignorato, verso l’unione monetaria.
A riprova di quanto il progetto stesso della Lega sia in qualche modo ispirato a quello di una nuova Europa, ricordo le parole di Umberto Bossi pronunciate il 16 giugno 1991 in un discorso a Pontida:
“Il nostro progetto nasce a misura d’Europa, cioè di un moderno sviluppo economico perché lo stato nazionale tradizionale è al contempo sia troppo piccolo, sia troppo grande. È troppo piccolo se si considera la dimensione del mercato interno. È invece troppo grande come unità di gestione della finanza pubblica per cui ne derivano economie afflitte da dirigismo e poco efficienti, dove le lobby economiche riescono facilmente ad ottenere provvedimenti favorevoli dal Governo”
Purtroppo in questo ultimo decennio è stato fatto poco o nulla; ogni tentativo di riforma del lavoro è stato osteggiato dai nostri sindacati, forse tra i peggiori d’Europa. Non si è fatto nulla per superare il concetto di Stato nazionale, perché faceva comodo a tutti, Roma in testa. Ci si è opposti ad ogni tentativo di riforma, cancellando il grande passo avanti rappresentato dalla Devolution approvata dalla Lega Nord al Governo, sacrificando tutto, anche il nostro futuro, sull’altare dell’anti berlusconismo. Ora quelli che hanno creato il disastro, quelli che hanno contribuito al fallimento dell’euro, ci dicono che non possiamo mettere nulla in discussione, che non possiamo criticare questo euro.
Certo non tutti i mali arrivano dall’euro, certo non ci siamo dimenticati che uno Stato centralista, sprecone, inefficiente, sclerotizzato dalla burocrazia, come quelli italiano, sia da cancellare in fretta e subito; il problema è che secondo alcuni non si può nemmeno dire questo.
Per qualcuno non si può dire che è un vero e proprio crimine assistere ad imprenditori che si suicidano, mentre ancora decine e decine di migliaia di forestali si vedono accreditato uno stipendio sicuro ogni 27 del mese, senza che il loro lavoro serva a qualcuno o a qualcosa. Non si può dire che c’è un pezzo d’Italia, il Nord, tartassato e criminalizzato oltre ogni misura, mentre al Sud si registrano tassi di infedeltà fiscale fuori da ogni controllo. Noi crediamo si possa e si debba continuare a dirlo, ma nel frattempo non possiamo continuare a tacere su un disastro come quello dell’euro, che sta gettando nel baratro.