Descrivere un’emozione è difficile, soprattutto per chi, come me, non possiede il dono della poesia, e in questo caso me ne rammarico, ma ci proverò ugualmente. Ho percorso in gara, per la prima volta, le curve sopraelevate, nell’edizione 2009 del Monza Rally Show; fermo sulla linea di partenza guardavo fisso davanti a me questa strana diavoleria dell’ingegno umano, una strada si inarcava come un ottovolante, scombinando i piani, chiamandoti a sfidare la gravità. Il cuore in gola, fissavo il semaforo che sgranava il conto alla rovescia; 5,4,3,2,1… Via! Il pedale del gas spinto a fondo, il motore ruggiva, le marce ingranate in veloce sequenza e la strada iniziava ad arrotolarsi, sembrava volesse inghiottirmi. Più spingevi sul gas e più dovevi spingere, più aumentavi la velocità e più dovevi aumentarla, questo strano mostro sembrava riuscisse a ingoiare tutti i potenti cavalli della mia vettura con una voracità incredibile, ogni sforzo di potenza pareva inutile, sempre più veloci, sempre più forte. E mentre percorrevo questa sogno ingegneristico, mi sembrava che accanto a me stessero passando, veloci come fulmini, i fantasmi di Varzi, di Ascari, di Fangio e di Campari. Questa è l’emozione racchiusa nell’ovale disegnato dalle curve sopraelevate. Se il circuito di Monza è universalmente riconosciuto come il “Tempio della velocità”, bhè allora le sopraelevate sono il suo “sancta sanctorum”.
Domenica su “Il Giorno”, il Sindaco di Monza Roberto Scanagatti ha dichiarato:
Io sono sempre stato convinto e lo sono tuttora che una porzione, quella che in parte ostruisce la visuale del cannocchiale del Canonica, poteva e possa anche essere parzialmente abbattuta
La questione del cannocchiale del Canonica è veramente ridicola, una banale scusa, la riprova è data dal fatto che nessuno mi sembra si stracci le vesti, ambientalisti compresi, per l’ostruzione del cannocchiale visivo che dalla Villa guarda verso Viale Cesare Battisti, occluso dall’obbrobriosa e vituperata palazzina a vetri. E stiamo parlando della vista che i visitatori, sicuramente saranno tantissimi una volta restaurata, subiranno affacciandosi dalla Villa Reale. La questione è in realtà puramente politica, anzi peggio, esclusivamente ideologica. C’è una residuale fetta di popolazione monzese, numericamente insignificante, ma evidentemente fastidiosa politicamente per gli equilibri della maggioranza, che ancora oggi mal sopporta la presenza del nostro Circuito all’interno del Parco. Ed è proprio in questo senso, quindi, che va letto ogni tentativo di sfregio, di ferita, di ritorsione, che si vuole in qualche modo portare all’autodromo e ai suoi sostenitori. Chiedere di abbattere e azzerare l’intero tracciato sarebbe troppo impopolare, ma vi assicuro che questo è l’obiettivo, il sogno, l’aspirazione di questi fanatici. Prendono semplicemente atto che è troppo amato da tutti, troppo conosciuto, apprezzato e glorificato, ed allora ripiegano sull’obiettivo secondario, marginale, meno conosciuto; ecco perchè arriva la richiesta di radere al suolo il catino di alta velocità. In pochi lo conosco, molti non se ne ricordano, difenderlo è più difficile. A questo punto entra in gioco la mediazione politica, forse anche l’abilità del Sindaco nel fare sintesi, nel trovare un compromesso e il punto di caduta è rappresentato dal via libera all’abbattimento parziale. Come dire, non ti concedo di distruggerlo tutto, ma solo una parte. Che senso ha tutto questo? Sarebbe stato come trattare con i Talebani che volevano abbattere i due Buddha di Bamiyan, e approvare la distruzione di uno solo dei due. Il paragone, seppur ardito, non deve stupire; i Talebani decisero di eliminare i Buddha perché monumento e simbolo di una religione a loro contraria; allo stesso modo questi autoproclamatisi Pasdaran del “non si sa che cosa”, vogliono demolire l’anello di velocità, proprio perché la velocità, l’automobile, il motore a scoppio, è contrario alla loro ideologia, vissuta quasi come una religione. L’automobile è stata per l’uomo strumento di libertà, la velocità il mezzo di cui si è servito il progresso, dispensatore di ricchezza, di crescita, di prosperità. Tutto questo non potranno comunque cancellarlo, come i Talebani non hanno cancellato il Buddhismo.
Il fatto, innegabile, che le sopraelevate siano oggettivamente in cattivo stato rappresenta un motivo in più per affrettarsi a restaurarle, non giustificano certo la corsa per abbatterle. Sono un monumento, e i monumenti non si abbattono, e nemmeno si sacrifica una parte di esso sull’altare delle alchimie politiche.
Il Comune vanta una convenzione in cui la SIAS si impegna a ripristinare le sopraelevate entro il luglio del 2014; per quale motivo si dovrebbe fare uno sconto e chiedere che venga restaurata (forse e chissà quando) solo una parte di queste? Probabilmente sarebbe una soluzione di comodo che accontenta molti, un escamotage per non rispettare gli impegni presi, ma sarebbe grave e sbagliato. Le curve sopraelevate devono rappresentare uno dei pilastri su cui poggiare la rinascita del Circuito di Monza, non solo impianto sportivo ma anche monumento storico che il mondo ci invidia e dovrà continuare ad invidiarci.
Una risposta a “Caro Sindaco non abbattere le Curve Sopraelevate. Sono il Sancta Sanctorum della velocità.”
Bravo Andrea Monti. Purtroppo il cambiamento del sindaco di Monza comincia a farsi sentire. Cominciano a manifestare il vero volto della loro utopistica ideologia. L’accostamento coi Talebani mi è piaciuto molto, è molto significativo e rappresentativo dei loro princìpi privi di ogni elemento innovativo. Pensano di essere riformisti, ma l’unica cosa che dovrebbero riformarsi è la mentalità, assurda e stantia.