Decine di migliaia di imprese non apriranno né il 18 maggio, né il 1 giugno. Sono le «no data», legate allo spettacolo, grandi eventi, fiere e sagre.
Mancano pochi giorni alla scadenza del 18 maggio, la data in cui dovrebbero ripartire molte attività commerciale. Il condizionale è d’obbligo, come si dice in questi casi, perché ancora il Governo non ha ben chiarito modalità e protocolli per poter ripartire. Negozianti, parrucchieri, baristi e ristoratori sono in fibrillazione. Si aprirà? E come? Con quali restrizioni? Un caos.
Ma il Governo ha fatto pure peggio, scaricando tutte le responsabilità addosso alle Regioni. In un Paese in cui si discute addirittura se revocare quel poco di autonomia che le regioni hanno, si è arrivati all’assurdo che il Governo sta delegando alle Regioni le decisioni in materia di emergenza sanitaria.
L’obiettivo è tutto politico, operato con palese scaltrezza. A Roma sanno che l’unica regione colpita in maniera importante (metà dei casi nazionali) è la Lombardia. In caso di ritardata riapertura delle attività, aizzeranno gli imprenditori contro Attilio Fontana (proseguendo l’ignobile campagnaordita da settimane), in caso di riapertura sarebbero pronti ad additare il crescere (probabilmente inevitabile) dei contagi. E la colpa di chi sarebbe? Naturalmente di Regione Lombardia e di Attilio Fontana.
Mentre il Governo si diverte in questo spregiudicato giochetto politico, ci sono decime di migliaia di imprenditori che nemmeno riescono ad immaginare un possibile orizzonte di ritorno al lavoro. Sono quelli che chiamo «no data», nel senso che ad oggi non hanno nemmeno una ipotesi di data per ripartire. Pensate agli operatori del mondo dello spettacolo: cinema, teatri, concerti, quando si potranno organizzare?
Pensate ai grandi eventi sportivi: stadi, palazzetti, quando riapriranno? Oppure le feste, le sagre, le fiere di paese. Tutto fermo. Ci sono ambulanti, circa 6.000 solo in Lombardia, che vivevano solo di questi eventi. Quando torneranno a lavorare? Non è possibile nemmeno prevederlo.
Il Governo, l’unico dotato di strumenti finanziari pesanti ed eccezionali, dovrebbe pensare a queste categorie. Magari tra un attacco a Regione Lombardia e l’altro, potrebbero sprecare due minuti per ascoltarci ed aiutare imprenditori e famiglie che non solo stanno soffrendo da tre mesi, ma che sono disperati per assenza di futuro e prospettive. Ci vogliono aiuti pesanti, soldi freschi o prestiti ponte veri, non i 25.000€ che poi le banche non concedono.
Regione Lombardia c’è, noi ci siamo, e al loro fianco vogliamo tentare di trovare una soluzione. Mentre qualcuno festeggia per la Fase2, noi stiamo vicini a chi ancora rimarrà nell’incubo. Insieme ce la possiamo fare.