I cittadini si organizzino da soli come a Lazzate, lascino perdere le operazioni immobiliari, portino i banchetti fuori dai seggi il 4 dicembre, così che la gente possa esprimersi democraticamente e liberamente
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Camparada è un borgo di appena 2.500 anime, posto a cavallo tra il centro e l’est della Brianza. Questa piccola comunità è da tempo in subbuglio, da quando la Prefettura di Monza ha deciso di trasferire la bellezza di 100 immigrati richiedenti asilo dentro le mura di un ex convento, posto in via Lario, scatenando paure, tensioni e la scontata incazzatura di molti residenti.
Il comitato cittadino «Camparada Nostra», nato proprio sull’onda delle contestazioni, nel marzo scorso ha avanzato una richiesta per indire un referendum cittadino, arrivando a raccogliere circa 400 firme, ben oltre il quorum previsto dallo Statuto Comunale. Sarebbe stato un grande momento di democrazia, dove i cittadini si sarebbero potuti esprimere con un netto «Sì o No» rispetto l’idea di ospitare un così elevato numero di immigrati. Purtroppo non è andata così. Il Comune ha bloccato tutto anteponendo biazantinismi e burocrazia. Una mano a mandare tutto all’aria, forse, l’hanno però data inconsapevolmente gli stessi promotori. L’idea di trasformare una questione chiara, cioè la protesta rispetto allo spropositato numero di immigrati ospitati, in un’operazione immobiliare, è stata controproducente. Stranamente la richiesta del referendum non verteva sul tema profughi, piuttosto chiedeva ai cittadini se il comune dovesse o meno acquistare lo stabile, (l’ex convento), ancora oggi di proprietà della suore. Questa scelta, alla luce della facile bocciatura preventiva operata dal comune, si è rivelata quanto mai sbagliata.
Tutto perduto? Credo proprio di no. Il Comitato lasci perdere le operazioni immobiliari, perché che il comune decida di acquistare per poi rivendere o coinvolgere i privati in altri investimenti, non c’entra nulla con la questione profughi. Piuttosto il referendum se lo facciano da sé, il popolo per esprimersi non ha bisogno di cavilli e carte bollate, basta scendere in piazza per farlo. Abbiamo avuto un ottimo esempio a Lazzate, dove i cittadini si sono organizzati da soli, banchetto e gazebo in piazza, schede auto stampate, matite alla mano e oltre mille cittadini hanno potuto esprimersi. Questa è la democrazia diretta, questo significa dare davvero la voce al popolo. Il prossimo 4 dicembre sarebbe la data perfetta, fuori dai seggi del referendum, per sentire la voce di chi, anche a Camparada, dice no.