Il Parco Groane è a rischio fusione

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Si triplica l’estensione del Parco, con l’annessione del PLIS della Brughiera,  ma la Provincia di Como non mette un quattrino. A rischio la sostenibilità economica del Parco Groane. Ma non si fermano.

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Domani 1 aprile (e non è un pesce d’aprile) è convocata una comunità del Parco delle Groane, in cui verranno presentati i risultati del tavolo operativo, costituito per lavorare sull’ipotesi di accorpamento del PLIS (Parco Locale Interesse Sovracomunale) della Brughiera Briantea con il Parco delle Groane. Con questa fusione triplicheranno le aree poste sotto tutela, un cambiamento tutt’altro che marginale, soprattutto dal punto di vista dei costi di gestione. E qui viene il bello, anzi il brutto. Attualmente i contributi economici più importanti del Parco Groane vengono garantiti dal Comune di Milano, dalla Città Metropolitana di Milano e dalla Provincia di Monza e Brianza. Seguono i comuni afferenti al Parco, con quote meno rilevanti. Il problema è che in questi mesi di estenuanti trattative, nonostante la caparbietà dimostrata dal Presidente Della Rovere, non si è riusciti a convincere la Provincia di Como (potenzialmente uno dei più importanti contributori) a formalizzare un impegno economico. Emblematiche le parole del Presidente Maria Rita Livio messe a Verbale di una riunione tenutasi lo scorso 11 febbraio a Villa Saporiti:

La presidente Maria Rita Livio ha ribadito il parere favorevole alla partecipazione diretta della Provincia di Como al progetto (come del resto già dichiarato in una riunione plenaria a Cantù il 18-11-2014). Tuttavia ha sottolineato l’impossibilità, stante la situazione incerta e precaria delle istituzioni provinciali, di definire una quota di partecipazione elevata della provincia, anche per le future implicazioni economiche, ma di volere manifestare comunque un impegno formale.

Significa che Como aderirà al nuovo Parco Regionale ma senza metterci il becco di un quattrino. Bella forza.

Ma non è finita qui. La Provincia di Monza, pur approvando l’adesione, ha specificato che non è disposta a metterci un euro in più, anzi con l’allargamento l’obiettivo sarà quello di ridurre i contributi economici .

Ecco cosa prevede il dispositivo:

senza comportare incrementi delle quote associative a carico della Provincia di Monza e della Brianza, che dovrà tendere ad una riduzione della stessa in relazione alla redistribuzione delle quote associative derivanti dal nuovo assetto territoriale

Una deliberazione analoga, con le dovute sfumature, verrà approvata da Comune di Milano e da Città Metropolitana.

Ricapitolando: si decide di triplicare le aree del Parco delle Groane con i tre principali contributori (Comune di Milano, Città Metropolitana e Provincia di Monza) che annunciano una contestuale riduzione dei loro contributi e il nuovo grande socio, la Provincia di Como, che aderisce senza metterci un quattrino. Escludendo a priori che si possa chiedere ai comuni un sacrifico più grande delle quote che già attualmente assicurano con qualche fatica, significa che il Parco non si troverà più nelle condizioni di mantenere gli attuali standard qualitativi. Qualche interrogativo, vista soprattutto dai soci del Parco Groane, sorge spontaneo: ma perché i contribuenti della Provincia di Monza e Milano debbono pagare anche per quelli di Como che non intendono farlo? E perché debbono ridurre le risorse a tutela del proprio Parco solo perché quelli di Como preferiscono spendere i loro quattrini altrove? Magari in altri servizi che ritengono più importanti e strategici? È legittimo poi che si utilizzino i quattrini di un Ente per coprire i servizi di un altro? La situazione appare come un gran pasticcio.

Insistere con l’idea dell’allargamento a queste condizioni è qualcosa di più di un azzardo, significa mettere a repentaglio il futuro stesso del Parco delle Groane. Perché poi chi si prenderà la responsabilità politica, quando le risorse non saranno garantite, di tornare indietro? Non la Regione, che sarà felice di accogliere le istanze che arrivano dal territorio, non i comuni di Como che otterrebbero finalmente il riconoscimento sognato, non la Provincia di Como che si vedrebbe cadere un parco gratis dal cielo e non il Presidente del Parco, che non potrà certo distruggere ciò che ha faticosamente costruito. Il rischio è che si andrà avanti nonostante tutto, sperando magari che arrivi qualcuno con il cavallo bianco. Come nelle favole.

Proprio per questo motivo avevo presentato un emendamento in Consiglio Provinciale, in cui chiedevo di vincolare la scelta di allargamento all’adesione economica della Provincia di Como:

PROPOSTA DI EMENDAMENTO

Al punto 1 del deliberato, dopo la parola «generale» inserire:

«oppure nel caso non venga confermato nessun contributo economico da parte della Provincia Area Vasta di Como»

Emendamento naturalmente bocciato, perché l’arroganza di questa maggioranza non concede spazio ad un minimo di riflessione politica, nemmeno quando c’è in ballo il futuro del nostro Parco e dei nostri cittadini utenti. A metà aprile si voterà la fusione nell’assemblea dei soci, giusto in tempo per giocarsi il risultato in campagna elettorale. Con buona pace del Parco e del suo futuro.