Questa mattina la Brianza si è svegliata con un tarlo in più, la paura per il terrorista della porta accanto, quello che non ti aspetti, quello che non crederesti mai. Le minacce trasmesse dalle radio e tv colpiscono il nostro cuore, ma rimangono lontane; quando invece raggiungono la dimensione domestica del nostro tinello, allora non è più questione di cuore, si trasforma in un pugno nello stomaco.
Forte, deciso, non ti molla. Ieri abbiamo appreso dalla trasmissione La Gabbia (in onda tutti i mercoledì su La7), che anche la tranquilla Renate, piccola comunità di 4.000 abitanti, risulterebbe “attenzionata” dai servizi segreti, inclusa in un elenco di quelli che sono stati definiti “focolai”, luoghi che potrebbero essere interessati al rischio terrorismo islamico.
Mentre la notizia iniziava a rimbalzare anche sui media locali, mi sono messo a caccia della genesi di questa storia, interrogandomi sul perché Renate fosse stata tirata in mezzo in questa brutta vicenda.
Conoscevo le vicissitudini legate al locale centro islamico, che erano esplose a maggio, quando il Sindaco Matteo Rigamonti aveva “osato” emettere un’ordinanza per far rispettare le prescrizioni urbanistiche, visto che i luoghi non erano adatti ad ospitare un numero elevato di persone in preghiera.
Grazie alla disponibilità di uno degli autori, Alessandro Montanari, della giornalista Silvia Giacometti e dell’autrice del servizio Alice Martinelli, sono arrivato a capire cosa fosse davvero successo a Renate. Da La Gabbia mi hanno indirizzato verso l’istituto IT’S Time, dell’Università Cattolica di Milano, dove collabora l’islamologo Giovanni Giacalone. Lui mi ha raccontato, nella lunga intervista che pubblico, perché Renate e la Brianza sono state citate dalla trasmissione La Gabbia. Buon ascolto.