La Catalogna ci dice che #sipuofare

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In Italia se ne parla poco, almeno rispetto all’importanza storica degli eventi, ma in Catalogna si sta davvero scrivendo una pagina epocale della storia europea. Il perché da noi se ne parli poco è molto colpa di Roma e un poco anche colpa nostra, di noi inteso come Lega Nord ma anche semplicemente inteso come noi Lombardi e Veneti.

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Qui in Italia è meglio non parlare di Catalogna perché le analogie con la Padania e il nostro Nord Italia sono troppe e così marcate che si rischierebbe di mettere a repentaglio, in un sol colpo, tutti i decenni di indottrinamento anti indipendentista e pro unitario. In generale sarebbe finalmente smascherata la vulgata che ci ha fatto credere come pensare ad un’Italia diversa, non per forza centralizzata e saldamente unita al centro, da Nord a Sud, fosse una fantasia, sogni, ridicole illusioni. La Catalogna ci insegna che non è così. Per le strade italiane, purtroppo anche Lombarde e Venete, tutti si dicono invece convinti che il processo indipendentista sia impossibile.

Meglio non parlare della Catalogna allora, perché in Catalogna sta succedendo davvero. Ma noi siamo diversi, penserà qualcuno. Ma non è vero nemmeno queste, siamo invece tremendamente simili. Anche in Catalogna, come in Padania, non esiste una vera e propria differenziazione etnica rispetto alla Spagna, il successo indipendentista non è quindi una questione di sangue. Moltissimi catalani hanno un genitore spagnolo, molti tutte e due. Si sentono tutti catalani per scelta. Si potrebbe dire così. Ed è ciò che accade in Lombardia o in Veneto. Il mio vicino di casa magari è nato in Sicilia, ma sia alza alle 6.30 del mattino come me, impazzisce di lavoro tutto il giorno come me e paga una montagna di tasse, come me. Anche lui è vittima di una burocrazia idiota e di uno Stato inutilmente vessatore. Anche alla sua porta di casa bussa di tanto in tanto Equitalia, spesso senza ragionevole motivo, ed è quella stessa Equitalia che nella “sua” Sicilia nemmeno esiste. Alla fine, giorno dopo giorno, è normale che cominci a sentirsi pure lui lombardo, come me. Diventano Lombardi per schiavitù comune, per necessità, per nevrosi e per sfinimento. In una parola: per scelta, come in Catalogna.

Della Catalogna non ne parlano, perché se ne parlassero dovrebbero raccontarci che una regione della Spagna, peraltro già molto più autonoma di noi, si sta ribellando e sta dichiarando unilateralmente l’indipendenza perché non accettano più l’enorme residuo fiscale, che da anni Madrid impone loro. Però il loro residuo fiscale è di 17 miliardi di euro all’anno, con 7,5 milioni di abitanti. Il residuo fiscale della sola Lombardia è di 53 miliardi, più del triplo, per 10 milioni di abitanti. Ecco perché le nostre radio e tv non ne parlano, perché nonostante sia acclarato come i Lombardi e i Veneti siano, in questo senso, i popoli più coglioni tranquilli che la storia abbia mai conosciuto, per il sistema è meglio comunque non rischiare.

Parliamone almeno noi però, perché la Catalogna ci insegna che sì, si può fare, non è impossibile. Perché se possiamo comprendere bene il perché Roma lo faccia, ciò perché cerchi di nasconderci l’evento più importante che si sta consumando in Europa dalla caduta del muro, non è giustificabile che noi non ne parliamo. Perché se cadrà l’unità della Spagna, allora rappresenterà il muro di Berlino dell’occidente. Nulla sarà più come prima, per tutta l’Europa.