Il risultato è straordinario, al di là dell’inutile cavillare madrileno sul punto di percentuale in più o in meno. L’azzardo è riuscito, la scommessa politica di Artur Mas, capace di costruire un blocco per la secessione, attraverso il cartello elettorale «Juns pel Si», è stata vinta.
Quello di ieri non è uno sporadico evento, un estemporaneo successo elettorale o semplicemente una vicenda localistica. La Catalogna si sta muovendo nella direzione ordinata dalla storia, segnata dall’inarrestabile volontà del cambiamento. Si staglia all’orizzonte l’alba di quell’Europa dei Popoli e della nazioni che in tanti, da tanto tempo, stiamo sognando.
Ormai l’evidenza dovrebbe essere chiara a tutti, persino ai più scettici; è sufficiente guardare la carta dell’Europa post bellica e confrontarla con quella di oggi.
Gli Stati Nazione si stanno lentamente disgregando. Nei primi anni ’90, grazie alla spinta generata dal crollo del blocco sovietico, abbiamo assistito ai primi importanti cedimenti.
Sulle ceneri della ex Jugoslavia nacquero la Slovenia, la Croazia, la Macedonia e la Bosnia Erzegovina. Le altre due repubbliche jugoslave, Serbia e Montenegro, si unirono nella nuova Repubblica Federale di Jugoslavia.
Stessa sorte nel 1991 toccò alle tre repubbliche baltiche: Estonia, Lettonia e Lituania. Queste riacquistarono l’indipendenza negata per anni dall’Unione Sovietica.
Per poi giungere al clamoroso caso della secessione Cecoslovacca, avvenuta pacificamente il 1° gennaio 1993.
Questi processi furono certamente accelerati da fattori esogeni rispetto alla crisi degli Stati Nazione: il collasso del modello sovietico e la conseguente povertà economica che aveva messo a dura prova questi popoli europei.
Ma i grandi ingranaggi della storia si sono messi in moto, lenti ed inesorabili, muovendo e sistemando ogni tassello per completare la grande tela dei popoli europei.
Il recente referendum in Scozia perso per un soffio e il trionfo odierno delle liste secessioniste in Catalogna, rappresentano l’inizio di una nuova stagione indipendentista in Europa, questa volta partendo da occidente.
Inutile ora appellarsi ai cavilli legali, alla costituzione o peggio alla forza. Non esiste legge superiore che possa fermare la volontà di un popolo di autodeterminarsi. Sarebbe invece utile che l’Europa imponesse a tutti gli Stati di recepire all’interno della propria costituzione il diritto all’autodeterminazione, così come già riconosciuto dal diritto internazionale.
Una risposta a “Catalogna, l’alba dell’Europa dei Popoli”
Ciao Andrea,
si purtroppo il treno dell’autodeterminazione è partito e noi rischiamo di perderlo.
Sono passati poco più di 19 anni da quando chiamati da Umberto Bossi ci siamo trovati mano nella mano dal Monviso a Venezia, quel giorno eravamo in tanti, fare ancora oggi polemiche per la quantità di persone presenti è stupido oltre che inutile.
Di sicuro possiamo dire che in quell’anno la Lega Nord per l’indipendenza della Padania prese più di 4 milioni di voti , oggi potrebbero rappresentare la maggioranza relativa dei votanti.
Spero che saremo capaci e credibili , spero che faremo qual cosa per consentire ancora una volta a milioni di Padani di salire su quel treno….
La storia non si ferma….
La voglia di libertà non si ferma….
ma non possiamo aspettare che arrivi da sola e allora
W la Catalogna W la Scozia la Padania W tutti i popoli liberi..
Ciao Alessio