Da ieri è ufficiale: c’è un piano predeterminato per trasformare anche la nostra Brianza (come il resto d’Italia) in una grande tendopoli popolata da cittadini extracomunitari. Ieri la Prefettura di Monza e Brianza, attraverso le stazioni dei Carabinieri, ha chiamato tutti i sindaci della Brianza sollecitandoli nell’indicare edifici, piazze, aree, spiazzi o anche semplici campi agricoli dove facilmente e in pochi giorni, sarebbe possibile installare un centro o una tendopoli, con l’obiettivo di ospitare un buon numero di cittadini extracomunitari.
La verità nascosta è che anche la Brianza, come il resto d’Italia, sta per essere invasa da un numero sempre più crescente di immigrati, giunti sotto la generica definizione di “richiedenti protezione internazionale”. I numeri parlano già chiaro: in soli due mesi sono raddoppiate le presenze stabili di immigrati nei centri della provincia, da 430 a 804 e le previsioni per i prossimi mesi sono nere, nerissime, con migliaia di immigrati a cui si dovrà trovare un posto. È evidente come la Brianza paghi l’atteggiamento benevolo della Provincia e del suo Presidente, impegnati più che mai ad aprire nuovi centri di smistamento per immigrati; oggi siamo già a quattro aperti con previsione del quinto a Bovisio Masciago.
Moltiplicare i centri di arrivo e smistamento, come deciso dal Presidente Gigi Ponti (Limbiate, Agrate e Carate), crea le condizioni ideali per aumentare esponenzialmente il numero di arrivi e di conseguenza farà esplodere il numero di presenze a valle, nei singoli comuni, che sono posti alla fine di questa lunga e sanguinosa catena di mercanti di uomini. Perché sia chiaro una volta per tutte: l’immigrazione non salva vite umane, come va raccontando Matteo Renzi, al contrario uccide migliaia di persone. Solo nel 2014 sono morti, annegati nel Mar Mediterraneo, 3.419 esseri umani. Ma questo business mortale è un goloso affare per troppe persone, per questo si gioca sulla sensibilità dei cittadini per convincerli che l’immigrazione è l’unica soluzione possibile. In realtà l’emigrazione di massa soddisfa da una parte il folle disegno ideologico di chi sogna da tempi il meticciato europeo, mentre dall’altra riempie i bilanci e le casse di molte e variegate organizzazioni, da quelle criminali a quelle benefiche. E quando ci sono di mezzo tanti quattrini tutto si sporca, si confonde, si sfuma. Fino ad arrivare allo scandalo di “Mafia Capitale”, dove il confine tra organizzazioni criminali e benefiche si è fatto davvero sottile.
RESISTERE, RESISTERE, RESISTERE!
Il mio appello va dunque a tutti i sindaci della Brianza, a prescindere dal loro colore politico.
Dobbiamo resistere, e rifiutare l’idea di allestire in ogni nostro comune un centro o una tendopoli dove ammassare gente disperata, attirata da un sogno di benessere che non può esistere in queste condizioni. Non dobbiamo piegarci alla logica perversa de “l’uno su mille ce la fa”, perché significherebbe condannarne 999. Non dobbiamo essere complici di questa lotteria del dolore, di questa carneficina programmata a tavolino. Se davvero abbiamo un cuore, questo è un disegno criminale e criminoso che dobbiamo rifiutare. Se esiste, come esiste in Siria, un conflitto allora dobbiamo pretendere che governi e comunità internazionale intervengano con più forza e decisione per arginare l’avanzata dell’Isis e porre fine alla guerra.
Dobbiamo resistere e pretendere che i campi profughi esistenti (come quello di Zaatari) siano ampliati o costruirne dei nuovi, che siano più accoglienti e che vengano garantite condizioni di vita accettabili. I centri profughi vanno allestiti nei Paesi vicini e confinanti con le aree interessate al conflitto, come in Giordania, Libano e Turchia. Perché queste persone hanno il diritto di poter continuare a vivere nel loro Paese, una volta raggiunta la pace. La soluzione non può e non deve essere quella di agevolare o incentivare ovunque un esodo di massa, impoverendo così ulteriormente aree del mondo che già sono povere – come alcune realtà dell’Africa – privandole di una delle loro poche ricchezze: le giovani generazioni.
Dobbiamo resistere e pretendere che ai nostri comuni non venga chiesta complicità in questa deportazione collettiva, piuttosto si chieda un aiuto economico per prendersi cura dei profughi che davvero scappano dalla guerra, che devono essere accolti e aiutati proprio in quei campi, in prossimità dei loro Paesi di origine. Invece è scandaloso che nel silenzio generale, anche di queste pseudo cooperative che si riempiono la bocca di tante belle parole, passi il fatto che il Programma Alimentare Mondiale (agenzia dell’ONU) stia sospendendo gli aiuti alimentari ai campi profughi di Giordania e Libano. Proprio mentre noi spendiamo 36€ al giorno per deportare uomini e donne lontani migliaia di chilometri dalle loro terre e innescare così una potenziale bomba sociale, si riducono i buoni alimentari in questi campi a 13,50$ al mese, come riportato dal The Guardian.
The WFP said each Syrian refugee in Lebanon would now get $13.50 to spend on food for a month
Il PAM ha detto che ogni rifugiato siriana in Libano potrebbe ora ottenere $ 13,50 da spendere per il cibo per un mese.
Al mese, avete capito bene, non al giorno. Vergogna! Quanti profughi aiuteremmo con 36€ al giorno? Quanti bambini strapperemmo alla fame e alla morte?
Dobbiamo resistere e non accettare più il bieco ricatto morale di chi cerca di additare come razzista, xenofobo o semplicemente crudele, tutti quelli che si piegano a questo disegno che mira alla distruzione dei nostri popoli, le nostre culture, le nostre tradizioni e la nostra storia attraverso il micidiale strumento dell’emigrazione di massa incontrollata, mascherata oggi sotto forma di aiuto umanitario.
Per raggiungere questo scopo non si sono fermati nemmeno davanti a 3.419 cadaveri in soli 12 mesi, e allora mi domando: chi sono i veri criminali? Chi sono i razzisti? Chi sono i crudeli? Chi vuole porre fine a questa immensa tragedia oppure chi la giustifica, la incentiva e addirittura ne trae profitto?
Alziamo il velo di ipocrisia, denunciamo e additiamo i veri responsabili di tutte queste sofferenze, guardiamo in faccia chi ha davvero le mani sporche di sangue e cerchiamo di non essere loro complici.