Ponti trasforma la Provincia in un centro immigrati. Risponderà la piazza

Condividi articolo

L’ultimo consiglio provinciale che il presidente Ponti si è degnato di convocare risale ormai a diversi mesi fa. Nemmeno si trattasse di un piccolo comune di 1000 anime, di quelli che fai due consigli l’anno, se va bene. D’altro canto è risaputo, parole come democrazia, partecipazione, discussione, condivisione, sono buone solo per pigliare per il naso quei poveretti di elettimageori che ancora ci cascano dopo tanti anni, di fronte alle sirene ipocrite di questi catto comunisti.
La democrazia è stata totalmente cancellata, anzi peggio, ignorata. Poco male, dirà qualcuno. Oppure sarà che sono così impegnati e indaffarati che non possono perdere tempo? Ma indaffarati a fare che cosa? Ecco, appunto.

In questi primi dieci mesi sciagurati, di amministrazione targata PD, stiamo assistendo alla distruzione sistematica dell’ente che con tanta fatica avevamo costruito.

Della cancellazione della vita democratica abbia già detto. Nessun problema, fuori dai piedi consiglieri e assessori penseranno a tutto funzionari e dirigenti.

Sul fronte servizi ai cittadini è però il disastro: falcidiate le corse dei bus, con un quotidiano rosario di modifiche, cancellazioni, tagli e soppressioni, che abilmente sul sito dell’ente vengono presentate come “novità”.

E a questo punto, penseranno i miei più arguti lettori, ci toccherà ritornare tutti al volante delle nostre fiammanti automobili, calcando e affollando le strade della provincia. Attenzione però, perché anche le strade provinciali sono a rischio. L’allarme è già scattato i primi giorni di maggio, quando Ponti lanciò un accorato, quanto inutile, appello al governo di Roma. Naturalmente caduto nel vuoto. La provincia ammetteva di non essere in grado di manutentare il proprio reticolo stradale e lo stesso presidente Ponti, candidamente ammetteva che non sarà da escludere una futura chiusura delle provinciali per motivi di sicurezza

:: Non voglio prendere in considerazione l’unica alternativa possibile – ha dichiarato il Presidente Gigi Ponti – quella di emanare ordinanze di chiusura al traffico per le strade provinciali più ammalorate: significherebbe il fallimento totale del governo degli enti locali ma soprattutto il completo abbandono del territorio a se stesso

Corse dei bus quasi dimezzate e strade impraticabili, sempre più ammalorate, sporche e con erbacce ed arbusti che la fanno da padroni. E meno male che gli amministratori di sinistra erano i migliori!

E cosa fa il presidente Ponti per tentare di porre rimedio di fronte a questo quadro desolante di dissoluzione dell’ente che è stato scelto per nomina (non certo eletto) ad amministrare? Apre centri di smistamento profughi a rotta di collo, come non ci fosse un domani, uno dietro l’altro. E lo fa sottraendo alla disponibilità dei cittadini brianzoli pezzi importanti di patrimonio della loro provincia.

Non pago di aver distrutto e umiliato l’istituzione, si prodiga anche alla dissoluzione materiale degli immobili. Fantastico.

Prima ha iniziato con una palazzina di uffici provinciali nuovissimi, bellissimi e che potevano benissimo essere destinati a miglior uso, a Mombello di Limbiate. Poi ha proseguito con la casa cantoniera di Agrate Brianza, riempiendola all’inverosimile di immigrati, ben oltre i numeri annunciati. Perché il denominatore comune di queste operazioni di “accoglienza”, chissà come mai è sempre l’opacità e la poca trasparenza. Fin qui parlavamo comunque di due stabili già da qualche tempo vuoti, ma l’ultima settimana Ponti si è superato. Ha prima fatto chiudere la casa cantoniera di Carate Brianza, attiva fino a pochi giorni fa, e utile proprio a gestire quel reticolo stradale che si è invece abbandonato; svuotata la casa cantoniera ecco che si inaugura prontamente al suo posto, il terzo centro immigrati negli stabili della Provincia, che poi è il quarto presente sul territorio, contando anche quello di via Spallanzani a Monza.

Appare evidente che l’unica attività e interesse del presidente della provincia Ponti e della sua maggioranza, sia quello di gestire gli immigrati clandestini che arrivano a frotte sulle coste italiane. I bus? Possono essere tagliati. Le strade? Possono rimanere ammalorate. Ma agli immigrati non possiamo dire no, d’altra parte mica sono cittadini della provincia loro!

A questo punto non si può che preannunciare un autunno caldo, in cui qualcuno forse rimpiangerà le accese discussioni in consiglio provinciale. Come dire? Chi comprime e annulla gli spazi democratici, si aspetti la piazza.

2 risposte a “Ponti trasforma la Provincia in un centro immigrati. Risponderà la piazza”

  1. Speriamo che arrivi la piazza, a mio parere perchè significherebbe che il popolo reagisce!
    Purtroppo Andrea ho idea che la piazza non ci sarà.
    Bisogna che tutti ci sforziamo e impegnamo a far capire che la politica è importante, indispensabile, e tutte le azioni che facciamo da quando ci alziamo fino a quando andiamo a letto sono il frutto delle scelte della politica.
    Se ci fermiamo un momento a pensare , ci renderemmo conto che con lanti politica, che non andare a votare dire che tanto non cambia niente oltre a non risolvere niente , porta benefici a chi il potere lo gestisce e non deve più neanche preoccuparsi di fare qualcosa di positivo per prendere voti.
    Il Federalismo unico sistema istituzionele che prevede che ogni livello sia responsabile vogliono cancellarlo, spetta noi con impegno,serietà e capacità far capire che il progetto in corso porta solo al disastro.
    Sicuramente errori ne abbiamo commessi anche noi ma questo non significa dover abbandonare la strada intrapresa oltre 25 anni fa dalla Lega di Umberto Bossi.
    Ciao Alessio

  2. […] È evidente come la Brianza paghi l’atteggiamento benevolo della Provincia e del suo Presidente, impegnati più che mai ad aprire nuovi centri di smistamento per immigrati; oggi siamo già a quattro aperti con previsione del quinto a Bovisio […]