Sono solo parole, si dirà. Si è vero, sono solo parole, quelle scritte dentro uno Statuto. Così come sono solo parole quelle scritte dentro una costituzione, oppure una legge, un regolamento, una norma. Persino la sacra Bibbia è fatta solo di parole.
Quando si lavora su uno Statuto si discute di parole, di concetti e di principi. È di una banalità quasi infantile, ma giova ricordarlo, visto che qualcuno si prodiga nella nota pratica ben descritta da un neologismo dei nostri tempi: il benaltrismo.
Ben altri sono i problemi, ci ricorda il sindaco Paolo Brambilla sulla sua pagina Facebook:
“il mondo corre, e misurerà il nostro lavoro se le strade provinciali saranno spazzate bene dalla neve, non se nello Statuto sono richiamate le origini celtiche della Brianza”.
Un consiglio al sindaco: cominci a pregare in tre o quattro lingue e religioni diverse, perché questo sia un inverno clemente e con poca neve, perché il suo auspicio rischia di trasformarsi in una di quelle gaffe memorabili, viste le condizioni in cui il governo ha ridotto ad operare le province.
Insomma, questa breve premessa per dire una cosa, me ne rendo conto, poco intelligente: se siamo chiamati a votare la modifica dello Statuto della nostra Provincia, succede che si discuta dello Statuto e dei suoi contenuti. E non di altro.
Brambilla e i compagni/amici del PD si sono lamentati del fatto che le minoranze abbiano costretto la maggioranza ad una seduta fiume, oltre nove ore filate di consiglio, senza pausa. C’è da capirli: lavorare (si fa per dire, visto che alcuni sonnecchiavano o leggevano) per addirittura nove ore per alcuni politici è una cosa inaudita. Magari qualcuno potrebbe far loro notare che ogni lavoratore, come minimo, in fabbrica o in ufficio ci sta otto ore al dì, e in bottega magari pure dodici. Che poi di lavoro non è mai morta nessuno, state tranquilli.
I motivi per cui abbiamo “inchiodato” il Consiglio Provinciale presentando 630 emendamenti sono noti e ne ho già parlato qui: il Presidente ha messo mano, pesantemente, allo Statuto della nostra Provincia (votato tra l’altro anche dal vecchio gruppo del PD) senza coinvolgere minimamente le minoranze. Senza istituire uno straccio di commissione Statuto, senza discutere nessuna delle richieste da noi avanzate. Pretendeva di venire in aula e approvare il nuovo Statuto, magari in dieci minuti.
Si perché Ponti e quelli del PD brianzolo hanno un concetto tutto loro di condivisione, che funziona pressapoco così: fanno una proposta, te la fanno vedere e tu devi condividerla. Questa è la condivisione. Niente male. E si chiama Partito “Demcoratico”; ecco perché per loro le parole hanno poco significato.
STATUTO PIÙ SNELLO? NO, ADESSO È PIÙ LUNGO
Il Presidente Gigi Ponti ha ripetuto per giorni, come un ritornello, questo concetto ribadito anche nelle dichiarazioni post voto:
“Uno Statuto che abbiamo preso dalla passata amministrazione, e abbiamo reso più snello adattandolo alle esigenze della Legge Del Rio in attesa di conoscere quali saranno le nostre competenze”
Questo il virgolettato riportato da il Giorno nell’edizione del 28 dicembre.
E se il loro capo Renzi vanta un gran numero di cocorite, sempre pronte a rilanciare le sue balle iper galattiche (tipo: abbiamo ridotto le tasse, le assunzioni ripartono, i 300 miliardi del piano Junker ecc..), anche Ponti, fatte le dovute proporzioni, può vantare sulla sua personale scuderia di profeti del nulla.
Uno su tutti, proprio Paolo Brambilla, che non ha perso tempo nel sottolineare la pragmaticità del suo Presidente:
“Nel proporne il testo il Presidente, pragmaticamente, ha preso lo Statuto vigente, adeguandolo strettamente al dettato della riforma Del Rio, senza fronzoli e mozioni ideali o identitarie eccessive”
Quindi, secondo Ponti e Brambilla, il nuovo testo dello Statuto è ora più “snello” e “ senza fronzoli”. Ora la domanda sorge spontanea: ma l’avranno letto?
Si perché, vedete, tutto è opinabile tranne la dura realtà dei numeri, che nonostante gli sforzi, e sono enormi, questi non si piegano nemmeno alla retorica e alla narrativa renziana. Non ancora. Cioè alle balle, seppur “cantate” magistralmente.
E i numeri sul nuovo Statuto parlano chiaro e sono impietosi:
VECCHIO STATUTO: 5.205 parole e 36.090 caratteri
NUOVO STATUTO (quello snello e senza fronzoli): 5.508 parole e 38.036 caratteri
Ma com’è possibile? Non avevano mica fatto un lavoro per “asciugare” il vecchio statuto da orpelli non necessari? E com’è che adesso ci ritroviamo con uno Statuto più lungo e più prolisso di prima?
La soluzione all’enigma è semplice: hanno mentito.
IL PD CANCELLA LE NOSTRE ORIGINE E I NOSTRI VALORI, CANCELLA LA BRIANZA PER CONSEGNARCI ALLA CITTÀ METROPOLITANA
Hanno continuato a parlare per giorni della fantomatica esigenza di rendere più snello il testo, ma era una bugia, utile solo a nascondere l’operazione di cancellazione di tutta la parte legata alla nostra identità, ai valori fondanti e fondativi della nostra comunità brianzola. Ma si, sono solo parole, si dirà. In realtà questo è il primo passo verso il sogno, nemmeno tanto nascosto, di cancellare la Provincia di Monza e della Brianza. Il PD non l’ha mai veramente voluta la nostra provincia, questa è la verità; infatti molto di loro guardano già con favore un possibile ricongiungimento con la città metropolitana, ansiosi di consegnare la nostra Brianza al melting pot milanese. E il primo passo da compiere è quello di cancellare ogni traccia della nostra identità, della possibilità di rivendicare una nostra diversità, e se non siamo diversi sarà più facile fonderci con le periferie milanesi. Aiuto. Questo è il vero motivo, più o meno dissimulato, più o meno goffamente coperto dalle bugie sullo statuto “snello” e sulle battute sceme per deridere le radici celtiche della Brianza. Voglio trasformarci nella periferia della metropoli milanese.
ECCO COSA È STATO CANCELLATO
Ma noi siamo una cosa diversa da Milano, e dobbiamo rivendicarlo. È anche utile che tutti sappiano quali sono le parole che hanno deciso di cancellare i compagni del PD; parole che evidentemente non condividono, parole che non hanno voluto lasciare nel nostro Statuto e quindi le hanno eliminate:
“Caratteristica prevalente della popolazione, che ancor oggi abita questa terra, è la laboriosità declinata con equilibrio, salda fedeltà alle tradizioni, mai disgiunta dai valori etici e dalla solidarietà.”
Poche righe, ma che rendono bene l’idea della nostra diversità, che ricordano i tratti distintivi e i valori delle genti di Brianza, che hanno reso la Brianza ciò che è e ciò che qualcuno vorrebbe cancellare. Parole che dovevano sparire per piegarsi al sogno di una Brianza metropolitana.
“La Brianza, terra ricca di cultura, di testimonianze storiche, letterarie, artistiche ed artigianali, scientifiche e tecnologiche, ha esercitato un potere attrattivo su molti artisti ed anche oggi dà vita a nuove forme d’arte e di lavoro.”
Ed ecco, qui sotto, le righe incriminate, quelle che parlano delle nostre origini, della nostra storia e che qualcuno ha canzonato, dileggiato, con l’atteggiamento tipico dell’ignorante.
“La Brianza costituisce l’esito di una storia millenaria, erede di diverse civiltà e culture presenti, nel corso del tempo, sul suo territorio. Come ai tempi dei Celti, dei Romani e dei Longobardi, anche per effetto dell’incontro con il cristianesimo, essa è ancor oggi luogo di costruzione per un futuro di convivenza, di solidarietà, di pace e di lavoro.”
Curiosamente, poi, la furia censoria del PD nei confronti della nostra storia, non ha risparmiato nemmeno l’etimologia. Cioè non gli andava bene il fatto che il nome Brianza derivi dal celtico, e non potendo modificare la storia cosa fanno? La cancellano.
Ed ecco allora che sono state cancellate anche queste poche parole, dal semplice contenuto etimologico:
“Brianza, il cui nome deriva dal celtico “brig – aant” (casa sul colle)”
Noi ci siamo battuti come potevamo contro questo disegno scellerato delle sinistre, contro questa volontà di eliminare le radici identitarie, storiche e culturali per sostituirle con dei valori altrettanto condivisibili, ma universali, e che quindi non rimarcano più quella diversità e quella peculiarità che ha permesso, dopo decenni di battaglie, di veder coronato il sogno di essere riconosciuti come brianzoli.
Purtroppo la maggioranza ha fatto valere i propri numeri, piegando al suo volere persino i regolamenti; hanno eliminato senza ragione centinaia di emendamenti, hanno ridotto al minimo il tempo per discuterli, vanificando ogni nostro tentativo di resistenza. La differenza tra la democrazia e la dittatura della maggioranza, sta proprio nel rispetto delle regole scritte. Ora la parola passa ai Sindaci, a cui va il mio appello: non ratificate uno Statuto che uccide la Brianza, non negate la nostra identità.
Una risposta a “Il PD ha cancellato la Brianza, e ora sogna la città Metropolitana”
[…] tentammo, invano, di opporci presentando centinaia di emendamenti. Ricordate? (Nel caso fosse utile qui potete rispolverarvila […]