Delle due l’una: o al presidente della Provincia Ponti è completamente sfuggita di mano la situazione del centro profughi di Limbiate, rischiando pure di far coprire con l’onta del ridicolo l’intero ente provinciale, oppure sta bellamente prendendo tutti per il naso, non solo a parole, ma pure con i comunicati ufficiali.
Facciamo il punto.
Ponti il 27 novembre disse che non sapeva dove si fosse svolto il sopralluogo? Possibile?
Mercoledì 26 novembre ho appreso della possibilità che si realizzasse un centro profughi a Limbiate (durante la presentazione del rapporto immigrati in Brianza), e subito il giorno seguente, giovedì 27 novembre, ne ho chiesto spiegazione al presidente Ponti, attraverso interrogazione in consiglio. Lui rispondeva confermando genericamente di un avvenuto sopralluogo a Limbiate, ma dicendo di non sapere dove e come si sarebbe realizzato l’ipotetico centro.
Da li a pochi giorni, esattamente il 2 dicembre, davo notizia su questo blog delle prime indiscrezioni sul luogo dove sarebbe nato il centro profughi, ovvero nell’area dell’ex CRAL.
Il giorno seguente, il 3 dicembre, confermavo la decisione di realizzare il centro profughi a Limbiate, proprio nell’area ex CRAL e chiarivo anche il luogo esatto: il bocciodromo all’interno della vasta area di proprietà della Provincia di Monza.
Il giorno 4 dicembre ricevevo notizia di una nota diramata direttamente dall’ufficio stampa del comune, in cui si confermava la decisione di aprire il centro profughi a Limbiate, ma indicando come luogo di destinazione la comunità Montebello.
Solo il 5 dicembre, quando ormai non si poteva certo più nascondere la notizia, che era diventata già di dominio pubblico da tempo, il Presidente Ponti si svegliava dal “torpore”, e pubblicava una nota ufficiale sul sito istituzionale della Provincia, confermando che gli immigrati saranno ospitati non nel bocciodromo ma all’interno della comunità Montebello.
Ponti accusa me di fantasia, ma ora si scopre che ero io ad avere ragione, e non lui. Che figuraccia!
Nel consiglio provinciale del 9 dicembre Ponti conferma la decisione di installare un centro profughi all’interno della comunità Montebello, e nel farlo non ha mancato di sottolineare, con malcelato sarcasmo, come qualcuno (riferendosi in maniera evidente, con tanto di sorrisino, al sottoscritto e alle mie indiscrezioni) si fosse lasciato andare a ipotesi fantasiose. Ponti si riferiva chiaramente ai miei due post, quello del 3 dicembre e il successivo del 4, dove avanzavo l’ipotesi che il centro si sarebbe realizzato all’interno dell’ex CRAL.
Peccato che qualche giorno fa, come un fulmine a ciel sereno, ecco il classico colpo di scena: Roberto D’Alessio, responsabile del raggruppamento di cooperative che hanno vinto il bando per la gestione onerosa dei richiedenti protezione, boccia senza mezzi termini la soluzione della comunità Montebello. Ma c’è di più, perché sapete cosa dice D’Alessio? Ecco le sue parole:
“l’ideale sarebbe poter attrezzare un padiglione dell’ex ospedale di Vimercate, uno del vecchio nosocomio di Monza o il bocciodromo interno al complesso di Mombello, lo stesso in cui sorge l’edificio prescelto da Provincia e Prefettura.”
Avete capito bene? D’Alessio, persona che tra l’altro considero seria e che stimo, non si presta al giochino delle bugie e del dico e non dico; spiattella in maniera sincera tutta la verità su questa fumosa vicenda. E fa bene, perchè di verità e trasparenza c’è bisogno. Poi si può discutere tra favoreggi, contrari e tra le diverse soluzioni. Ma nascondere la verità è sbagliato. Lui sostiene che la scelta della comunità Montebello non è adatta per accogliere un centro di smistamento, come del resto abbiamo sostenuto noi fin dall’inizio, e conferma che il luogo scelto in un primo momento fosse proprio l’ex bocciodromo all’interno dell’ex CRAL. Capito bene? Altro “che ipotesi fantasiose”, come ridacchiava Ponti. Insomma, alla fine aveva ragione il sottoscritto. Domanda cattiva: com’è possibile allora che io sapessi già con precisione l’area che era stata verificata e poi scelta? Io semplice consigliere di minoranza riesco a saperne più del presidente che è proprietario dell’area? Oppure il presidente sapeva e ha volontariamente tenuto nascosta la cosa, per paura di dover giustificare la sua scelta? Credo sia più plausibile la seconda ipotesi, che dite?
Adesso esigiamo la verità e la massima trasparenza. Basta bugie.
Ma non è finita, perché in maniera sibillina. D’Alessio aggiunge altri elementi preziosi per ricostruire la verità sul punto:
«Noi abbiamo visitato proprio quell’area. Poi, però, qualcuno ha cambiato opinione».
Alt! Quindi il famoso sopralluogo, quello che Ponti sosteneva essere generico e di non riguardare un’area specifica, fu invece fatto proprio specificatamente sull’area dell’ex CRAL, e specificatamente nell’ex bocciodromo? Perché Ponti non l’ha detto il 27 novembre? Ha mentito? Ha nascosto la verità? Oppure non lo sapeva? Poi chi era colui che era d’accordo in un primo momento e poi avrebbe cambiato idea? La Provincia? Quindi Ponti sapeva che l’area scelta era il vecchio bocciodromo e aveva già dato un consenso di massima? Quando poi l’ha negato? E perché?
Ma soprattutto, adesso cosa accadrà? Si rischierà quindi che a Limbiate verranno realizzati due centri profughi? Uno nella comunità Montebello e uno nell’ex bocciodromo? Si raddoppia quindi? Quanta confusione. Ma i cittadini avranno diritto di sapere qualche cosa, così, ogni tanto?
Domenica tutti a Limbiate, una manifestazione per chiedere che lo Stato aiuti anche i nostri!
Quanto misteri, quante bugie, quanta voglia di nascondere la verità. Perché tutto questo? Adesso serve trasparenza, serve la verità. Esigiamo da Prefetto e Provincia tutte le informazioni: quanti immigrati vengono ospitati in Brianza? In quali e quante case private? Quanto stanzia Prefetto, provincia e comuni per l’accoglienza? Quanti posti letto vengono messi a disposizione da questa rete? Perché questa rete di alloggi non può essere messa a disposizione anche per l’emergenza abitativa?
Se l’intenzione fosse quella di mettere a disposizione questi alloggi solo e soltanto agli stranieri, bene, però che lo dicano chiaramente. Certo, poi bisognerebbe avere il coraggio di andare davanti ai propri cittadini, Prefetto, presidente e sindaco, tutti insieme, a dire che lo Stato è pronto con le palanche per dare assistenza e alloggio a chi è entrato in maniera clandestina in Italia, ma non è altrettanto solerte e pronto a dare una mano alle centinaia di brianzoli sfrattati, oppure che sono da anni in attesa di una sistemazione o di una casa. Anni in cui, magari, continuano pure a pagare le tasse.
Vorremmo esigere perlomeno un trattamento alla pari, che almeno lo Stato stanziasse somme identiche per affrontare l’emergenza alloggiava dei nostri in Brianza. Non è una questione di razzismo o di mancata sensibilità verso i profughi, il contrario, qui c’è qualcuno che pensa solo ai profughi e non pensa ai brianzoli, perché evidentemente lo Stato paga più facilmente per queste emergenze. Chiediamo almeno parità di trattamento, è chiedere troppo? Non credo. Diremo queste e tante altre cose domenica mattina, proprio a ridosso dell’entrata dell’ex centro Antonini, dalle 10 alle 12. Una manifestazione per dire basta agli aiuti a senso unico, o si aiutano tutti oppure non si aiuta nessuno. E la fila, credetemi, è lunga.