Centro profughi a Limbiate, il comune conferma ma la provincia si nasconde

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Dopo le diverse voci e indiscrezioni sul possibile insediamento di un centro profughi nel comune di Limbiate, arrivano conferme:  trapelano infatti ulteriori indiscrezioni dal comune di Limbiate, anche se non avrebbero ancora i crismi della comunicazione ufficiale. Insomma, la sensazione generale è quella della confusione e del timore dell’eventuale impatto negativo che la notizia potrebbe avere.

Le indiscrezioni posso essere riassunte in questi termini:

Per quanto riguarda la provincia di Monza e Brianza, la prefettura ha deciso che, per far fronte all’emergenza legata al fatto che nei prossimi mesi invernali il Comune di Monza sarà impossibilitato a mettere a disposizione una sua struttura, sarà la comunità di Montebello ad accogliere i profughi, con la seguente modalità:

– si tratta solo di pochi mesi, fino a primavera
– si tratta di ospitare gruppi ridotti di max dieci persone alla volta per una settimana ciascun gruppo,
– il luogo è idoneo perché c’è il presidio della comunità di montebello
– la cooperativa Monza e Brianza metterà a disposizione un suo operatore presso la comunità giorno e notte
– trascorsa la settimana, i profughi vengono trasferiti dove ci sono strutture di inclusione, quindi non sul territorio limbiatese
– ovviamente questa ospitalità è a costo zero per il comune, che è soltanto stato informato della decisione della prefettura

La prima domanda che sorge spontanea, visto che in questi ultimi giorni si sono susseguiti più di un incontro, è per quale motivo la Provincia di Monza e Brianza, per bocca del suo presidente Ponti, ancora oggi nulla diceva sulla possibilità che i profughi arrivassero a Limbiate. Come potete leggere qui su mbnews.it. La gestione della vicenda, da parte della provincia di Monza e del suo presidente è stata perlomeno opaca, priva della necessaria trasparenza, visto e considerato che già nell’ultima seduta di consiglio si erano chieste informazioni sulla vicenda.

Il comune di Limbiate dichiara che si tratterà solo di un periodo di pochi mesi, questo significa che si continuerà a lavorare nel frattempo per trovare un’altra location dove installare il centro profughi? Magari significa che questi mesi occorrono per portare a termine dei lavori di sistemazione di un’altra area? Magari sempre all’interno delle proprietà della provincia?

Sempre il comune afferma che si tratterà di “piccoli gruppi” e di massimo dieci persona. Qui mi permetto di dubitare, e non perché sono un leghista a cui piace pensare male, ma piuttosto per due dati di fatto oggettivi. In primo luogo la stessa prefettura, nella lettera del 30 luglio ai sindaci, parlava di esigenza di trovare un HUB che potesse contenere almeno 20 persone. Ciò significa che la necessità è quella di gestire gruppi che siano da 20 persone in su. E in secondo luogo è difficile capire quale sarà l’esigenza massima di saturazione del centro profughi, perchè tutto dipenderà da due fattori che né il comune né la prefettura possono prevedere: ovvero quant profughi ancora arriveranno e quanta sarà la capacità di assorbimento delle strutture poste a valle di questo centro. Se quest’ultime si satureranno, difficilmente su quello che la prefettura chiama HUB (brutto termine visto che parliamo di esseri umani) si potrà effettuare l’adeguato turn over.

Qualche perplessità ci permettiamo di avanzare anche sulla presunta compatibilità tra la comunità delle famiglie di Montebello e l’installazione di un centro profughi; ma su questo punto vogliamo credere e sperare che vi sia un convinto e preventivo assenso degli uomini e le donne della comunità stessa. Non va però dimenticato che a ridosso di quell’area vi sono diverse scuole e un  movimento di ragazzi e ragazze che qualche timore legato alla sicurezza potrebbero generarlo.

Naturalmente la nostra contrarietà sarà manifestata nei luoghi, nelle sedi e nei modi più opportuni e utili a sottolineare come sia scandaloso, in un momento in cui tante famiglie e cittadini lombardi e brianzoli soffrono, ma lo stato si muove con celerità e generosità per trovare soluzioni solo a chi ha deciso di varcare clandestinamente i nostri confini. Ciò non è tollerabile e non vogliamo ad arrivare al punto di chiedere una corsia preferenziale per qualcuno, ma perlomeno che vi sia lo stesso trattamento ed attenzione per le numerose emergenze sociali che attanagliano la nostra gente.