A Vimercate sale l’imbarazzo di Sindaco e Giunta, alle prese con la prossima apertura di un centro accoglienza nel cuore della città, dentro i reparti del vecchio ospedale cittadino. L’amministrazione ha tenuto un atteggiamento “pilatesco”, lavandosene le mani e sostenendo che la Giunta non è stata in nessuna maniera coinvolta nel processo decisionale che ha individuato l’ex ospedale come sede per alloggiare i richiedenti protezione internazionale. Rimane però a tutti il dubbio su quale sia la posizione dell’amministrazione, e e sarebbe il caso di esporla chiaramente: è favorevole o meno all’installazione di un centro accoglienza a Vimercate? È favorevole o meno alla scelta del vecchio ospedale come luogo dove allestirlo? Una risposta chiara: si o no?
Intanto registriamo che qualcuno continua a giocare sull’equivoco tra profughi e immigrati, un giochino condotto sulla pelle di persone disperate, alimentando false speranze che causano migliaia e migliaia di morti: sono infatti circa 40.000 le persone che hanno perso la vita dal 2000 ad oggi nei viaggi della speranza. (fonte: OIM – Organizzazione Internazionale per le Migrazioni).
Leggo infatti questa dichiarazione di Alfredo Somoza, portavoce provinciale di SEL:
“Anche il Presidente Sandro Pertini e la Premio Nobel Rita Levi Montalcini sono stati profughi politici o razziali, così come decine di migliaia di italiani antifascisti oppure sfollati di guerra che trovarono ospitalità all’estero. E’ nostro dovere informare sulle cause di questi flussi di profughi, sulle differenze tra immigrato e rifugiato, ricordare trattati e impegni, ma soprattutto tenere lontano dal nostro territorio soggetti politici sconfitti dalla storia che tentano di cavalcare rabbia e crisi per fare passare i loro principi autoritari e antidemocratici”
Ora capite che se la questione si pone in questi termini, ovvero se vogliamo dare o meno accoglienza ai futuri Sandro Pertini o Rita Levi di Montalcini, risulta difficile non pensare che alcuni esponenti politici, come Somoza, agiscano in totale malafede.
Se vogliamo parlare del problema rifugiati politici, o raccontare le storie di chi fugge da brutali dittature, non occorre andare a rispolverare Sandro Pertini o la Montalcini. Basterebbe che Somoza ricordasse chi, come Carlos Enrique Carralero Almaguer per citarne uno, si è ritrovato costretto a fuggire dal regime castrista di Cuba, e poi a subire pure la beffa di non vedersi accordato lo status di rifugiato politico. Per quale motivo? Perché capita che alcuni in Italia, molto vicini politicamente a Somoza, ancora credono che a Cuba non vi sia un regime e che Fidel Castro sia una specie di eroe santo protettore della libertà.
Ma questo è il classico argomento di distrazione di massa, perché a Vimercate non arriveranno profughi, ma in gran parte si tratterà di immigrati di tipo economico. A dirlo non è la Lega brutta, cattiva e xenofoba. I dati parlano chiaro: nel 2013 solo il 13% dei richiedenti protezione internazionale ha ottenuto lo status di rifugiato politico. (fonte: ministero interno). Non si tratta quindi di discutere se sia giusto o meno attrezzarsi e investire importanti cifre economiche per accogliere rifugiati politici, piuttosto dobbiamo valutare se la soluzione migliore sia quella di aprire le frontiere e dare sollievo a milioni di disperati, che per fame premono sui nostri confini. Va anche detto che c’è un motivo per cui premono sui nostri confini, e in misura molto ridotta sui confini degli altri: semplicemente perché il governo italiano non solo ha deciso di aprire le proprie porte, ma addirittura ha finito per garantire di fatto un appoggio in mare all’attività di criminali scafisti. Questa decisione ha generato l’esplosione del business per i trafficanti di uomini, che hanno iniziato a trasbordare migliaia di disperati, facendosi pagare cifre enormi, e causando così l’aumento esponenziale di morti e tragedie del mare.
Questo è il punto della questione: dire basta a “Mare Nostrum”, opporsi a un sistema peloso di accoglienza che va ad esclusivo vantaggio di chi è chiamato a gestirla, condannando migliaia di persone al rischio concreto della morte. Noi diciamo no, questo non è un sistema corretto.
La Lega ha sempre creduto che l’emigrazione dei popoli, forzata o indotta che sia, non ha mai rappresentato la soluzione ad un problema, ma al contrario è sempre stato un ulteriore problema. Sia per chi è chiamato a subirla sia chi è costretto a lasciare la propria terra. Aiutarli a casa loro, questo chiediamo da anni, questa crediamo sia l’unica strada da intraprendere, seppur difficile e impervia.