La notizia era nell’aria da qualche giorno, e adesso trova conferme preoccupanti: Prefettura, Azienda Ospedaliera e Comune di Vimercate hanno raggiunto un accordo per trasformare il vecchio Ospedale di Vimercate, in via Cereda, in un grande centro accoglienza e smistamento di immigrati. Il fatto che tutta la trattativa sia stata condotta in totale segretezza, senza coinvolgere la Provincia, e che ancora oggi non venga resa pubblica ufficialmente, sta a manifestare la voglia di condurre una sorta di blitz e porre la cittadinanza davanti al fatto compiuto. Questa notizia costituisce di fatto una svolta rispetto alla volontà, sbandierata più volte dalla Prefettura, di organizzare l’accoglienza di immigrati in piccoli gruppi, massimo 20 persone a sito, si leggeva nelle intenzioni del Prefetto. Qui si partirebbe già con una disponibilità di 30 unità permanenti, più tutta la gestione dei gruppi in transito, che alloggerebbero qui prima di venire smistati in altre località. Ma quali? Visto che sono tutte sature? Quello che però spaventa sono le potenzialità della struttura, trattandosi appunto di un ospedale chiuso da pochi anni questa si potrebbe prefigurare come l’apertura di un mega centro di accoglienza. Il tutto a ridosso del centro cittadino.
È frustrante, per noi amministratori, constatare la velocità e l’efficienza con cui lo stato italiano affronta l’emergenza alloggiativa per gli immigrati, quando si dimostra sordo al nostro grido di dolore e anzi continua a strangolare Province e Comuni che si trovano così costretti a ridimensionare fondi e servizi a vantaggio dei propri cittadini in difficoltà, che hanno l’unica colpa, evidentemente, di avere in tasca un passaporto italiano. Forse dovremmo invitarli a gettare i documenti e consegnarsi in via Prina a Monza, sede della Prefettura, spacciandosi per profughi? Sarebbe un’idea.
Il problema è che la gran parte di queste persone non sono profughi, e quindi individui che potranno godere di protezione internazionale, bensì semplici immigrati di tipo economico, che stanno arrivando in massa in Italia semplicemente perché il Governo ha sciaguratamente dato inizio all’operazione “Mare Nostrum”, che ha moltiplicato a dismisura l’arrivo di barconi e clandestini. Ha agevolato il business dei trafficanti di uomini, il tutto a nostre spese. Ora non sanno dove metterli, e arrivano ad aprire centri di accoglienza anche in Brianza. La soluzione individuata è però pessima e rischiosa. Utilizzare una struttura così grande significa che in breve tempo, al di là di ogni intenzione, si concentreranno qualche centinaio di immigrati. Si inizia con una prima unità di trenta persone, ma quando ne arriveranno altri e non si troveranno altri posti per metterli, la soluzione più comoda sarà quella di riempire questo sito, fino a saturarne l’enorme capacità. Individui presi e ammassati in un centro, senza possibilità di lavorare, perché la legge lo vieta nei primi sei mesi e perché poi di lavoro non ce n’è. Centinaia di persone costrette, anche solo per noia, a gironzolare mesi per le vie della città, con vitto, alloggio e mancia quotidiana pagata da noi. Una roba assurda, senza senso. Un vento che soffia sul disagio sociale crescente, una brace incandescente pronta a prender fuoco. Una rabbia figlia di un ragionamento semplice che porta a pensare: si può anche decidere che sia giusto accogliere ed aiutare tutte le persone che desiderano arrivare qui dal terzo o quarto mondo colpito da fame, miseria e guerre, ma si dovrebbe avere almeno il buon gusto di aiutare anche chi ha avuto la sfiga di nascere in Italia. Qui siamo all’assurdo che non solo non si privilegia chi da generazioni vive e paghe le tasse qui, ma addirittura lo si mette in coda. E dovremmo anche stare in silenzio, coperti ed allineati?
Senza contare che non vi è nessuna garanzia per il futuro, nessun disegno, nessun programma. Cosa accadrà tra 6 mesi o tra 1 anno, quando lo Stato finirà i soldi e chiuderà i rubinetti? E non è un ipotesi così campata per aria, visto che è già successo qualche anno fa. Diversi albergatori, che avevano accettato di accogliere decine di immigrati, si ritrovarono gli alberghi pieni e nessuno disposto a pagare più i conti. Perché adesso l’accoglienza è un affare che fa gola a qualcuno, con i 43€ al giorno che lo Stato è disposto a pagare per ogni individuo accolto, ma quando non verranno più erogati cosa ne sarà di queste persone? Chi riuscirà a far sloggiare qualche centinaio di immigrati presenti in una struttura abbandonata? Nessuno. E allora il rischio è quello che si trasformi in una sorta di via Anelli (quartiere di Padova dove si arrivò ad erigere un muro) nel cuore di Vimercate. Questa non è una soluzione al problema, questo è un modo per crearselo il problema e portarselo in casa.
*AGGIORNAMENTO: Apprendo che il Sindaco di Vimercate dichiara qui di non essere stato coinvolto in nessun modo nel processo decisionale, e di averlo appreso direttamente dal Prefetto. Se tutto questo fosse vero, e non c’è motivo per dubitarne, la cosa sarebbe ancora più grave. Aprire un centro accoglienza in città senza nemmeno coinvolgere il primo cittadino.Vi pare possibile?