Bravo Matteo, Salvini naturalmente, perché il merito di questo inaspettato 6% è in gran parte suo. Lui ha creduto più di tutti nel riscatto della Lega, ha guidato il movimento nella battaglia più difficile, quella in cui ci si giocava addirittura la nostra sopravvivenza. Si è speso anima e corpo in una lunga e faticosissima campagna elettorale e ha vinto. Ha saputo, meglio di altri, trovare le chiavi giuste per guidare la Lega e riportarla sulla strada del successo; è la metafora usata ieri da Umberto Bossi, in un’intervista al Messaggero, dove ha ribadito i complimenti a Salvini e ricordato che lui “ha lasciato una Ferrari in garage”, bastava trovare qualcuno bravo che si rimettesse alla guida.
Il fatto che lo stesso Bossi sia sereno e soddisfatto del lavoro di Salvini e del risultato della sua creatura, ci dice anche che abbiamo compiuto qualche significativo ed importante passo avanti verso quella riappacificazione interna, auspicabile, auspicata e necessaria, che potrà evolvere ancora più positivamente in futuro, riuscendo magari a ricreare quel sentimento da grande famiglia, di fratellanza comune, che ha sempre contraddistinto il nostro movimento.
[tweetability]Siamo vivi dunque, ritemprati e rinvigoriti da un risultato elettorale insperato[/tweetability] fino a qualche settimana fa, ma adesso inizia la partita vera, quella più interessante: riportare la Lega Nord, ingiustamente emarginata, al centro della scena politica, riacquistando il ruolo di movimento rivoluzionario, avanguardia rispetto ad una trasformazione radicale che la nostra gente si aspetta. Di fronte ad un rigurgito centralista che deve spaventarci, anche se assume le sembianze o sarebbe meglio dire le forme graziose e dolci del Ministro Boschi, dobbiamo reagire e farlo subito. Roma strangola i nostri Comuni con il patto di stabilità, privandoli di ogni margine di azione, castrando ogni possibilità di rispondere autonomamente alle esigenze dei cittadini. Roma ha martoriato le Province, ingannando tutti con il mito dell’abolizione, per poi limitarsi a consegnare in mano al potere della burocrazia ciò che rimane di un ente intermedio che potrebbe esprimere, in un quadro generale di vere riforme delle autonomie, ben altre potenzialità. Infine, sempre Roma, tenta il colpo grosso, attraverso la riforma del Titolo V della Costituzione depotenziando addirittura le Regioni, che si ridurrebbero anch’esse alla stregua di un ente inutile. Tutto questo mentre la questione del Nord è tutt’altro che risolta, al contrario rischia di deflagrare, seppur incredibilmente sottotraccia, ignorata o nascosta da una classe politica che finge di non vedere il processo di desertificazione del sistema produttivo del Nord, di disgregazione sociale, di impoverimento culturale.
[tweetability]Ecco allora da dove ripartire, aggiungendo all’efficace Basta Euro anche lo storico Basta Roma[/tweetability]. Con chi? Io direi con chi ci sta; perché dopo tanti anni di rigida collocazione in un centro destra troppo eterogeneo, che poi di destra liberale non aveva nulla, riformista tanto meno, è venuto il momento di dettare le regole noi e non sottostare a quelle di altri. Chi è disposto a condividere una battaglia per affermare il concetto più ampio di autonomia per il Nord e la Padania, ovvero di non dipendenza da Roma, chi è disposto ad una lotta senza quartiere ad una burocrazia bizantina che non ci appartiene culturalmente, chi è disposto a discutere una riforma radicale dell’assetto dello Stato, magari passando per il progetto delle tre macro regioni, quello storico di Miglio, quello per cui ci stiamo battendo in Regione Lombardia, chi è disposto a starci può condividere il nostro cammino, altrimenti rischia di essere tempo sprecato.