Renzi e tutte le promesse non mantenute dopo sessanta giorni

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Renzi ha fatto un sacco di promesse prima e dopo il suo insediamento a Palazzo Chigi, e dopo i primi 60 giorni sono perlopiù tutte disattese. Si dirà che è ingeneroso pretendere che faccia qualcosa in soli due mesi, e dovremmo avere più pazienza dopo che con altri abbiamo atteso anni; si ok, ma è anche vero che le promesse le ha fatte lui, nessuno lo ha obbligato, e a meno di non essere di fronte ad un mitomane, non possiamo far altro che prenderle sul serio e quindi controllare che le scadenze vengano rispettate. Non vi pare? Ecco allora un breve elenco:

PREMIER PASSANDO DALLE ELEZIONI – 17 aprile 2013

[su_heading style=”line-orange” margin=”20″]PROMESSA NON MANTENUTA[/su_heading]

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[su_note note_color=”#ececec” radius=”5″]Diciamo subito che se il buongiorno si vede dal mattino, c’era da aspettarcelo che il “Bomba” (così come veniva chiamato dai compagni di scuola per il suo talento nel spararle grosse) fosse uno facile a disattendere le sue stesse parole; il 17 aprile 2013, ospite a “Le invasioni barbariche” rispose perentorio alla Bignardi che lo incalzava chiedendo se non desiderasse governare il Paese: “voglio arrivarci passando dalle elezioni e non passando dagli inciuci di palazzo, passando dalle elezioni si”. E giù applausi! Bravo Matteo! Ore 11.30 del 22 febbraio 2014, giura il Primo Governo Renzi, frutto appunto di un intrigo di palazzo e senza naturalmente passare dalle elezioni.[/su_note]

RIFORME ELETTORALI E COSTITUZIONALI ENTRO FEBBRAIO – 17 febbraio 2014

[su_heading style=”line-orange” margin=”20″]PROMESSA NON MANTENUTA[/su_heading]

[su_youtube url=”https://www.youtube.com/watch?v=jagbi3APbes”]

[su_note note_color=”#ececec” radius=”5″]Era il 17 febbraio 2014, ancora prima di giurare, fresco di incarico Renzi uscì dal colloquio al Quirinale con Napolitano e partì con una raffica mirabolante di promesse, una roba da supercazzola spaziale. La prima fu appunto quella di promettere un lavoro sulle riforme, elettorale e costituzionale entro il mese di febbraio. Ad oggi la riforma elettorale di Renzi, il famoso Italicum, è praticamente morta e sepolta, sparita completamente dall’agenda politica. Sull’altro versante invece, quello delle riforme costituzionali, attualmente non esiste un testo unico, e naturalmente niente è stato votato, nemmeno in prima lettura; questa scadenza è oggetto di una nuova promessa di Renzi, che ha dichiarato voler ottenere prima del 25 maggio la prima votazione sul testo condiviso in Senato.[/su_note]

A MARZO LA RIFORMA DEL LAVORO – 17 febbraio 2014

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[su_note note_color=”#ececec” radius=”5″] il 17 febbraio al Quirinale, il Bomba proseguì la raffica delle promesse, e sparò in rapida sequenza: a marzo la riforma del lavoro, ad aprile la riforma della Pubblica Amministrazione e nel mese di maggio quella del fisco.
Nemmeno a dirlo che niente ad oggi, 22 aprile, è stato fatto; sul lavoro è stato votato in Consiglio dei Ministri il Decreto Poletti, che non può essere certo considerata una riforma, e anche quello è al vaglio ora delle Camere chiamate a convertirlo in legge, cosa tutt’altro che scontata. La riforma della Pubblica Amministrazione è ancora lettera morta, ma è vero che su questo il Governo ha ancora la bellezza di 8 giorni prima che termini il mese di aprile, festività comprese. Con queste premesse mi sento di escludere che per maggio potrà attuarsi la riforma del fisco.[/su_note]

IN 15 GIORNI DECRETO PER SBLOCCARE 60MLD DEBITI P.A. – 25 febbraio 2014

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[su_youtube url=”https://www.youtube.com/watch?v=Ci2E2TXfdv8″]

[su_note note_color=”#ececec” radius=”5″] primi giorni da Premier il talento del “bomba” è letteralmente deflagrato, ed è in piena trance agonistica, colpito da evidente incontinenza verbale, che il 25 febbraio, intervistato da Giovanni Floris per Ballarò, spara una delle sue più incredibili panzane, anzi scusate “promesse”. Vi consiglio di andare a riascoltare l’intervista, la trovate qui, proprio al minuto 09:50 Renzi spara: “ sono due emendamenti che abbiamo già pronti, che nel giro di massimo 15 giorni, ci permetteranno di sbloccare i 60 mld che abbiamo fermi” Da non perdere la faccia basita e dubbiosa di Floris che replica “ma in che modo?”, e Renzi, all’apice della sua performance, risponde sicuro: “guardi, sono emendamenti già pronti, mi dia 15 giorni di tempo per presentarli, capisco che lei sia curioso, dopodiché, se tra 15 giorni non accade, mi viene a ricercare”. Era il 25 febbraio, sono ormai passati due mesi, i 60 miliardi non sono naturalmente stati sbloccati, e in compenso non risulta nemmeno che Giovanni Floris sia più andato a ricercare Renzi per inchiodarlo alle sue responsabilità.[/su_note]

PIANO SCUOLE, 3,5MLD ED ENTRO IL 1 APRILE UNITÀ DI MISSIONE – 12 marzo 2014

[su_heading style=”line-orange” margin=”20″]PROMESSA NON MANTENUTA[/su_heading]

[su_note note_color=”#ececec” radius=”5″] Era il 3 marzo quando Renzi inviò una letterina a tutti i Sindaci, in cui invitava i primi cittadini a segnalare una scuola del proprio comune che necessitava investimenti, il tutto entro il 15 marzo. Entro i successivi 15 giorni, Renzi avrebbe individuato le strade più idonee per semplificare l’attuazione dei progetti. Poi nella conferenza stampa del 12 marzo, quella delle slide, sempre Renzi fece una doppia promessa sull’argomento; disse che sarebbero stati stanziati 3,5mld per il piano scuole e che entro il 1° aprile (e sottolineò con una battuta che non si trattava di un pesce d’aprile) avrebbe insediato una specifica unità di missione presso la Presidenza del Consiglio, che si sarebbe occupata della questione. Siamo al 22 aprile, e non si ha notizia della costituzione di nessuna unità di missione; brutte notizie anche dal fronte del DEF, in cui i famosi 3,5mld per l’edilizia scolastica si sono ridotti a soli 2mld e per di più finalizzati a progetti di messa in sicurezza delle scuole.[/su_note]

LE MEZZE BUGIE: AUTO BLU, PROVINCE E 80€ IN BUSTA PAGA DA MAGGIO

Ci sarebbe poi da sviscerare il lungo capitolo delle mezze verità, o delle mezze bugie, a seconda dei punti di vista. Iniziamo dai mitologici 80€ in busta paga, promessi a più riprese, che dovrebbero materializzarsi nelle buste paga di 10 milioni di italiani a partire da maggio 2014; dopo l’annuncio del 12 marzo con le slide, è arrivato lo “spiegone” nella conferenza stampa del 18 aprile, ma il decreto ancora non c’è (è atteso per questa settimana) e ad oggi si brancola nel buio. Innanzitutto quando arriveranno questi 80€? Tutti avevano capito che sarebbero giunti con la busta paga di maggio, in realtà il comunicato stampa del Governo recita testuale:

“Attraverso un credito di imposta a partire dalle buste paga relative al mese lavorativo di maggio 2014 aumenta la retribuzione netta dei lavoratori dipendenti e assimilati che guadagnano tra 8.000 e 24.000 euro lordi e che avranno 80 euro in più al mese”

Quindi è probabile che per la maggior parte dei lavoratori si tratterà delle buste paga di Giugno. Va bhè, poco male. Dubbi però anche sull’ammontare del bonus, visto che ancora non è chiaro se si tratterà di un bonus fisso di 80€ per tutti oppure di un bonus proporzionale al reddito. In entrambi i casi va sottolineato, anche se tutti fanno finta di nulla, si tratterebbe di un provvedimento che non rispetterebbe il concetto di progressività dell’imposta, visto che si darebbe più bonus (o un bonus identico) a chi guadagna di più, invece di garantire più soldi a chi ne ha di meno. Senza contare, come sottolineato invece da molti, che pensionati e incapienti (redditi sotto gli 8.000€/annui) non godrebbero di nessun aiuto, e questa cosa è davvero bizzarra.
Sulle auto blu si è invece messa in piedi una brillante operazione di marketing; nelle slide del 12 marzo si era sparato un titolo eloquente: “vendesi auto quasi nuova, colore blu”. Ora non so quale sia il concetto di obsolescenza di Matteo Renzi, ma le auto che ha messo in vendita sono dei ferri vecchi, se non dei veri e propri rottami, con 6/7 anni di vita e una media di chilometri sul groppone ben oltre i 150.000. Ciò significa che si è venduto il parco macchine da sostituire perché obsoleto, ma il tutto è stato raccontato e confezionato in salsa renziana.
Per finire poi con la famosa abolizione delle Province, che non ha abolito un bel nulla, nemmeno il nome Province e tantomeno gli organi. Rimangono Presidente, Consiglio Provinciale e spunta come terzo organo l’Assemblea dei Sindaci. L’unica cosa abolita? La possibilità per gli elettori di votare, e in fondo non mi sembra poi una gran cosa.

Questo è il bilancio dei primi due mesi di Matteo Renzi a Palazzo Chigi, anzi è solo un riassunto delle promesse più note, e tutte disattese, perché l’elenco sarebbe ancora più lungo a voler essere più pignoli. Per chi volesse approfondire l’argomento, e tenere sotto controllo le scadenze di ulteriori mirabolanti promesse, consiglio una visita al sito valigiablu.it, dove la redazione aggiorna un accurato countdown sulle promesse di Renzi.
Lo so, la domanda che molti di voi si staranno ponendo è: “ma com’è possibile che nessuno dica niente di tutto questo? Com’è possibile che una sequela così macroscopica di panzane e promesse disattese non trovi spazio sui maggiori tg e quotidiani? Com’è possibile che questo Renzi non venga sbeffeggiato e messo alla berlina?”.
Il fenomeno è davvero preoccupante, e lo è a prescindere dalla posizione politica da cui lo si guardi e lo si subisca, come conferma l’editoriale di Guido Viale su l’Huffingtonpost, in cui definisce questa sindrome come “la corsa ad allinearsi con il potente di turno”, sottolineando come sia un fenomeno comune a tutti i regimi, vecchi o nuovi che siano.
Quanto può durare? Difficile dire quanto, certamente tutto ciò non potrà durare per sempre, perché come disse Abraham Lincoln in un discorso tenuto a Clinton, una cittadina del Mississippi:

“Potete ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre”.

Certo fu detto in un’altra epoca, era il 1858, e in un altro mondo, ma probabilmente questa regola vale anche nel XXI secolo, e nell’epoca di twitter, dove l’informazione viene veicolata in modo talvolta troppo superficiale, con la logica dei 140 caratteri. E comunque, se non bastasse Lincoln, non ci rimane che confidare almeno nei proverbi, sicuri che anche questa volta le bugie avranno le gambe corte.