Ieri ci ha lasciato un amico, un fratello padano, un compagno di mille battaglie; Angelo Re, classe 1926, 87 anni sulla carta d’identità, un ragazzino nello spirito. Per tutti noi era semplicemente “’ngiuleto”. Nel 1943, fu catturato da quelli che lui chiamava “i repubblicani”, tradotto in carcere a Monza, durante la notte riuscì a fuggire grazie ad un bravo soldato, che commosso davanti ad un giovanissimo ragazzo impaurito, gli disse:
“se rimani qui domani parti per Mauthausen, e non torni più! Quindi ascoltami bene: io stasera ti lascio la cella aperta, appena cala la notte tu esci senza far rumore e scappi di corsa a casa”
E così fece ‘ngiuleto; uscì di soppiatto dalla cella, scavalcò la cinta, e corse a perdifiato nella notte. Corse, corse e corse senza capire bene dove andare, ma correndo raggiunse la libertà, colse la vita. All’alba trovò la sua Lazzate, dove si nascose per due anni, e non si fece mai più prendere dai “repubblicani”. Mi spiace non poter più riascoltare questa storia, e soprattutto mi spiace non poter più cogliere la chiosa finale:
“Andrea, quelli li erano come i talebani!”
E poi ci facevamo una bella risata.
Ci mancherà ‘ngiuleto. Sempre presente ogni giovedì sera in sezione, sempre presente ad ogni banchetto, sempre presente ad ogni manifestazione. Il migliore dei militanti, il primo ad esserci e l’ultimo a lamentarsi. Noi lo sapevamo, per noi era la nostra bandiera. Ne abbiamo passate tante insieme, come quel 2 dicembre 2006 a Roma, in una delle più grandi manifestazioni di piazza mai organizzate. Giornata gelida, roba che i suoi coetanei erano tutti a casa con la bolla dell’acqua calda, la copertina tirata fin sulle spalle e un brodino caldo di quelli buoni. Lui invece era li, con noi, come sempre. Ricordo che in mezzo a quella marea umana, che contava quasi due milioni di persone, nella confusione più generale, ad un certo punto non lo trovammo più ‘ngiuleto. Dove’era finito? Sparito. Un ottantenne Lazzatese a Roma, in mezzo a due milioni di persone, senza telefono cellulare. Panico. Ogni tentativo di ricerca sembrava impossibile. Poi, come se nulla fosse, ad un tratto eccolo comparire alla nostra vista: la bandiera salda nella mano, l’aria fiera e tranquilla, tipica di chi sta compiendo fino in fondo il suo dovere.
“Ma, ‘ngiuleto ti sei perso? Dov’eri finto? Eravamo spaventati!”. “Io perso? Io non mi sono perso! Voi piuttosto, dove eravate finiti?”
Era sembrato un miracolo. Ecco, sarebbe bello vederlo ancora comparire tra noi, magari vederlo arrivare giovedì in sezione, come nulla fosse, ci direbbe serafico:
“Io non me ne sono mai andato. Voi piuttosto”
Chissà, forse accadrà, perché comunque rimarrà sempre sempre tra di noi, come tutte le persone a cui abbiamo voluto bene. Ciao ‘ngiuleto, ai “talebani” ci pensiamo noi!