Appena informati della novità, il ritorno dei grandi concerti nel Parco di Monza, i professionisti del “NO” si sono subito scatenati. Il canovaccio è sempre lo stesso, quello classico; issare alto lo spauracchio, in questo caso il ricordo del lontano concerto dei Pink Floyd (1989), disegnare scenari apocalittici, come se parlassimo della discesa dei Lanzichenecchi e per finire, come il pizzico di sale e la grattatina di pepe che non guastano mai, ricordare che il Parco continua a vivere come una ferita (sic!) l’Autodromo Nazionale di Monza.
Che barba, che noia!
Sarebbe più utile, accantonate le posizioni ideologiche, interrogarsi sul ruolo che dovrebbe assumere un parco cittadino, seppur enorme come quello di Monza (il parco delimitato da mura più grande d’Europa); nessuno mette in dubbio (e ci mancherebbe) che debba essere preservato, protetto, tutelato, migliorato, tutte cose buone e giuste, ma per quale scopo?
Insomma, il parco va salvaguardato solo e soltanto come oasi naturalistica, oppure va pensato come un luogo anche al servizio del cittadino, per il libero scambio, il libero incontro, lo svago, il divertimento? Avendo superato il concetto arcaico del Parco come riserva di caccia del Re, diventato oggi res pubblica, non dovrebbe essere questo il suo compito?
Io credo che il Parco debba essere questo, ovvero un luogo democraticamente fruibile da tutti, nel rispetto delle regole, del parco stesso, della natura, della sua storia. Con un limite però, che le regole non diventino il pretesto per dire sempre e soltanto NO, mortificando ogni aspirazione, sacrosanta, volta a valorizzare un gioiello che pochi territori al mondo possono vantare, ma noi si, e siamo fortunati.
Non porterò come esempio Central Park e i suoi grandi eventi, altrimenti Italia Nostra e Legambiente si arrabbierebbero, mi piace però ricordare come a Londra nel lontano 1872, per mettere un punto fermo alle continue polemiche e scontri a seguito delle manifestazioni, soprattutto politiche, che si susseguivano a Hyde Park (curiosamente dopo aver ospitato la prima EXPO della storia, nel 1851, noi pensiamo a quella del 2015), si arrivo a varare il “Parks’ Regulamentation Act”. In questo testo si sanciva la libertà di incontro, di espressione e di opinione, ne conseguì così la nascita del famoso “Speakers’Corner”, dove hanno tenuto discorsi personaggi che hanno scritto la storia del mondo, da Marx a Orwell.
Magari il paragone tra il movimento delle suffragette e il concerto di una rock band sarà un po’ azzardato, è vero, possiamo però negare che ambedue siano manifestazioni, seppur lontane anni luce, che coinvolgono gente, cittadini, persone?
Perché non prendiamo spunto dal Parks’ Regulamentation Act , superiamo le paure, scriviamo insieme le regole, e per una volta smettiamo di avere paura, di chiuderci e di frustrare ogni potenzialità, e sono tante, che il territorio Brianzolo potrebbe esprimere?
E poi, continuare a vivere il nostro Autodromo come una ferita, senza accorgersi che in questo ultimo secolo ha permesso, alla città di Monza, di essere conosciuta nel mondo intero, significa vivere con il paraocchi, e se lo facessero coloro che sono chiamati ad amministrare sarebbe una colpa gravissima.
Per questo ben vengano i grandi concerti nel Parco di Monza; io prenoto già il biglietto per il primo. Certo non dobbiamo sottovalutare i rischi, pensiamo per tempo alla gestione del pubblico, dei rifiuti, alle strutture da montare; problemi da affrontare e risolvere, ostacoli da superare, ma che non diventino motivi per dire solo e soltanto NO.
Come Assessore al turismo mi batto, seppur nella tempesta istituzionale che stiamo vivendo come Provincia, per affrancare l’idea che il turismo rappresenti anche per noi opportunità di crescita. Da qualche tempo ho lanciato l’idea di organizzare un concerto, protagonista una star mondiale della musica, che segni il via alla settimana del Gran Premio, a quel punto si darebbe vita ad un gigantesco Happening.
Un passo alla volta, certo, ma cominciamo a muoverci, in avanti possibilmente.