Renzi e la manovra del pacco, doppio pacco e contropaccotto.

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“La più grande riduzione di tasse mai fatta da un governo nella storia repubblicana in un solo anno”. Accipicchia. Tutti a bocca aperta, tutti a sgranare gli occhi, tutti a chiedersi: ma come avrà fatto? Già, come avrà fatto? Se qualcuno vuole evitare lunghe e noiose spiegazioni, fatte di aliquote, detrazioni, limitazioni e inganni vari, ho una soluzione più veloce: guardatevi questo episodio tratto dal capolavoro di Nanni Loy “Pacco, doppio pacco e contropaccotto”. Se due normali cittadini (ma molto furbi) riescono a riempire, facendosi pagare, un traghetto fermo per manutenzione, figuratevi un Primo Ministro (furbo, furbissimo) quali strabilianti risultati possa raggiungere.
Se non vi bastasse la spiegazione semplice, e siete tipi testardi che ancora hanno tanta voglia di credere che tutto questo sia vero, allora sarà il caso di leggere le due o tre cosette che seguono.

DAL 2015 VIENE ABOLITA (in parte) LA COMPONENTE LAVORO DELL’IRAP. Ma intanto aumenta l’irap per tutti.

Renzi, 13 ottobre 2014: “Se c’è una tassa che mi manda fuori di testa, è L’IRAP”, “dal 2015 viene abolita la componente lavoro dell’irap, la misura costerà circa 6,5 mld, ed è un impegno che io prendo qui davanti a voi”. Questa dichiarazione fu sottolineata da un boato di applausi. Non solo. Un commosso Giorgio Squinzi si lasciò andare in Transatlantico: “Ieri quando il presidente del Consiglio le ha annunciate onestamente ho sentito che si realizzasse quasi un nostro sogno”. [pl_blockquote pull=”right” cite=”Matteo Renzi”]La più grande riduzione di tasse mai fatta da un governo nella storia repubblicana in un solo anno[/pl_blockquote]
Questa la narrativa, i frizzi e i lazzi, i ricchi premi e cotillon. Poi arriva il momento, inevitabile anche in epoca renziana, in cui bisogna misurarsi con la dura realtà (non con il testo vero e proprio, perché quello ancora non lo conosciamo). E allora qual è la realtà sull’irap? Innanzitutto l’irap aumenta. Non pensiate sia uno scherzo o una provocazione: l’irap aumenta per tutti, del 10%.
Piccola digressione. Ecco cosa diceva Renzi, 12 marzo 2014: “Oggi noi annunciamo dal 1° di maggio una operazione anche sull’irap”. Era la famosa conferenza stampa delle slide, in cui si annunciò il taglio dell’irap del 10%. Cosa che accadde realmente, con l’approvazione del decreto legge n. 66 del 24 aprile 2014.
Adesso con la legge di stabilità, quella che secondo Renzi varerebbe la più grande diminuzione di tasse della storia, viene abolita la riduzione dell’irap prevista da Renzi stesso. Quindi tutte le aziende ritorneranno a pagare con l’aliquota irap piena del 3,9%.
Cos’è allora che farebbe sognare Giorgio Squinzi? Probabilmente il suo Sassuolo che riesce a fermare la Juve, verrebbe da dire.
Renzi è furbissimo, e dopo aver confezionato il pacco (aumento a tutti dell’irap), ci regala il classico doppio pacco. Come? Semplice.
Per abolire (solo in parte) la componente lavoro sull’irap servivano 5mld. Avendo aumentato l’irap del 10% Renzi ha recuperato 2,1 mld, così che per lo scopo prefissato basteranno solo 2,9mld. Renzi gioca tutto sulla comunicazione, e soprattuto sulla vostra memoria, che è risaputo essere pessima. È un illusionista. Ha incassato applausi per aver tagliato l’irap del 10% a marzo (2,1mld), ora prende applausi per togliere parte della componente lavoro (2,9mld), ma nel frattempo ha eliminato il primo sconto. Cioè sono sempre gli stessi soldi, ma doppio applauso. E via, magicamente la colomba vola fuori dal cilindro del mago. E si alza un generale ohhhh dal pubblico.
Per ultimo va detto chi e come godrà di questa riduzione della componente lavoro. Le aziende potranno eliminare la componente lavoro dall’irap solo per il costo legato ai lavoratori assunti a tempo indeterminato (quindi i professionisti sono esclusi e pagheranno il 10% in più), e solo nella misura in cui questo costo sia superiore alle numerose deduzioni già previste in questi anni (qui trovate un utile approfondimento). Poca roba insomma, che sicuramente non giustifica l’enfasi con cui è stata presentata. Ma l’importante, in epoca renziana, è appunto l’enfasi. Dietro l’enfasi il nulla.

A CHI VUOLE IL TFR IN BUSTA PAGA. E paghi piu’ tasse anche se non vuoi.

Siccome le nuove generazioni, cioè i vituperati, sbandierati e vilipesi gggiovani, percepiranno (sempre che questo malconcio stato non fallisca prima) una pensione di gran lunga più bassa di quella che percepiscono oggi i loro genitori, ecco arrivare l’ideona del secolo: bruciamoci oggi anche la liquidazione di domani. Ma Renzi, furbo furbissimo, di una cosa è certo: lui non ci sarà quando questi andranno in pensione. Quindi? Quinid chissenefrega! Anche qui l’operazione è all’insegna del pacco e del doppio pacco.
Il primo pacco è quello che ti fa applaudire Renzi perché ti aumenta i soldi in busta paga, peccato che quei soldi sarebbero già tuoi e servirebbero per garantirti un futuro e una vecchiaia meno dolorosi. Ma il meschino doppio pacco sta nel fatto che l’unico a guadagnarci da questa operazione è lo stato stesso! Eh già, perché se hai un reddito superiore ai 15.000 con i soldi del TFR in busta paga pagherai più tasse. Renzi prende gli applausi e pure i soldi. Furbo, furbissimo. E quando te ne accorgerai, caro suddito, sarà troppo tardi, perché Renzi ha pensato pure al tuo ripensamento: la decisione sarà irrevocabile fino al 2018. Si dirà, come si dice, che però la scelta sta al lavoratore, che può quindi rinunciare e non prenderli subito in busta i soldi del TFR. Vero. Peccato che le tasse ti aumentano lo stesso, visto che Renzi ha previsto anche l’aumento della tassazione della rivalutazione annuale del TFR, alzando l’aliquota dall’11 al 17%. Niente male per La più grande riduzione di tasse mai fatta da un governo nella storia repubblicana in un solo anno”.

DECONTRIBUZIONE TOTALE PER TRE ANNI SUI NUOVI ASSUNTI. Ma solo per pochi.

Sempre Renzi, sempre nella solita conferenza stampa, aveva annunciato una generalizzata azione volta a decontribuire totalmente, per tre anni, le nuove assunzione. Come sempre, quando si maneggiano le dichiarazioni di Renzi, la differenza tra l’annuncio e la realtà è più che sostanziale.
Lo sgravio infatti non è affatto totale, ma l’articolo 12 fissa un tetto di 6.200 euro l’anno, corrispondente grosso modo ad una retribuzione di 1.200 euro netti al mese. Meglio di niente si dirà. Peccato però che lo stanziamento a copertura di questo provvedimento è totalmente insufficiente. L’articolo 12 stanzia infatti 1 mld di euro l’anno per il triennio 2015/2016/107; poi con il solito gioco delle tre carte Renzi arriva a 1,9 mld di euro, sopprimendo però gli sconti sulla stabilizzazione degli apprendisti e sull’assunzione di disoccupati da più di 24 mesi. Contando che già normalmente, quindi senza particolari operazioni di decontribuzione, nel 2013 si sono registrate 1.584.516 assunzioni, la matematica, a differenza delle parole, non da scampo. Visto che 1,9 miliardi diviso 6.200 euro fa 306.451, significa che i primi mesi del 2015 gli incentivi saranno già esauriti. Ma ce ne saremo già dimenticati. L’enfasi è tutto! È l’annuncio che conta, la sostanza è inutile orpello.

Se adesso, dopo questa lunga lettura, vi starete chiedendo come mai non stiamo discutendo di tutti i limiti di una manovra patacca, ho una risposta anche per questo: siamo già tutti a bocca aperta di fronte all’ennesimo annuncio di Renzi. “darò 80 euro a tutte le neomamme”. Che poi questa l’avevamo già sentita, ricordate? Governo Berlusconi 2005, bonus bebè di 1000€, che diviso 12 fa 83€. Ma con Renzi è tutto rivoluzione, tutto è cosa nuova, anche il vecchio.