Le larghe intese sono un cancro della democrazia. In provincia c’è una sola forza di opposizione: la Lega

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Non erano passate nemmeno poche ore da quando Gigi Ponti è stato proclamato nuovo presidente della Provincia di Monza e Brianza, che già correvano le prime voci di possibili inciuci e compromessi con le (presunte) opposizioni. Voci ampiamente confermate dalle prime dichiarazioni di Ponti stesso, che sottolinea come “la collaborazione sia una caratteristica di questo nuovo ente”. Parole che sembrano qualcosa di più simile ad un auspicio che ad una possibilità. Ecco allora che l’offerta del listone unico, quell’idea di vedere tutti insieme appassionatamente, uscita dalla porta in campagna elettorale, rischia di rientrarci dalla finestra nelle spartizioni post voto sulle deleghe.
Perché un presidente neo eletto, forte di una solida maggioranza, a poche ore dal voto, si prodiga in questo slancio di apparente generosità verso le opposizioni? La risposta è abbastanza semplice, e trova le medesime motivazioni che spinsero il PD, nonostante la sicura vittoria in tasca, ad offrire posti garantiti nella propria lista alle opposizioni, già prima della presentazione delle liste: è la consapevolezza del brutto pasticcio che sempre il PD, attraverso il suo governo Letta e il suo ministro Delrio, hanno combinato con la pseudo riforma delle province. Il combinato disposto di una legge obbrobriosa e dei continui tagli che da anni flagellano l’ente provinciale, lo hanno ridotto alla totale paralisi, trasformato in un apparato sterile, incapace di far fronte alle stesse competenze che lo Stato si è guardato bene dal riprendersi. Noi questo disastro lo denunciavamo da tempo, proprio mentre quelli del PD lo perpetravano, rimanendo del tutto inascoltati. Adesso che la responsabilità passa a loro si tirano indietro, cercano la condivisione delle responsabilità, vorrebbero le larghe intese, individuate come lo strumento utile per cercare di sfuggire dalle proprie colpe politiche. Io credo che le larghe intese siano un cancro per un sistema democratico sano, che viceversa dovrebbe crescere e prosperare proprio sulla contrapposizione di due ruoli egualmente importanti: una maggioranza che governa e l’opposizione che controlla. Cercare di mischiare i due piani, solo per una mera convenienza di parte, lo trovo alquanto scorretto. Non esiste rischio paralisi, Ponti ha tutti i numeri per governare, e tocca a lui farlo. Governi. Questa è il suo compito. So bene che non tutti la pensano così, e l’offerta di Ponti non tarderà purtroppo ad essere magari accettata e volentieri accolta da qualcuno. Ognuno è libero di intraprendere la strada che preferisce, beninteso, ma su un punto è bene essere chiari: accettare una delega dalla maggioranza significa entrare a farne parte a pieno titolo. Uno spartiacque invalicabile, passato il quale non ci si può considerare più opposizione. Tutti i discorsi sulla presunta diversità di questo ente, che giustificherebbe un’esigenza di consociativismo evocato come salutare, sono argomenti buoni per addolcire la pillola di qualche compagno riluttante, niente di più. Buon viaggio allora per chi accetterà, ricordo solo che quando si naviga tra Scilla e Cariddi, è notorio che bisogna sempre stare in guardia dalle mortifere sirene. La Lega sarà l’unica vera opposizione, ma questo lo sapevamo già.