Gigi Ponti presidente, uno sfregio alla democrazia

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Pietro Luigi Ponti, detto Gigi. Dicono che alla fine convincerlo non sia stato poi così facile, perché lui di voglia di fare il presidente in questa situazione e a queste condizioni, pare non ne avesse molta. Ed è comprensibile, perché alla fine la sua nomina rischia di diventare lo squallido sigillo ad una torbida e truce operazione di palazzo. Aver eliminato il suffragio universale (una roba da restaurazione ottocentesca) e scegliere proprio colui che il popolo sovrano aveva sonoramente bocciato, non può che apparire come la voglia di andare oltre la prova di forza di un governo che ha espropriato l’elettore della possibilità di scegliere; in Brianza si fa peggio, il partito piazza proprio quello che la gente non voleva come presidente. Un vero e proprio sfregio alla democrazia. Come il vincitore che non si accontenta della conquista, ma esige e pretende l’umiliazione perpetrata con il saccheggio.
Ironia della sorte il partito in questione si fa pure chiamare “democratico”. Quando si dice che l’abito non fa il monaco. Molti non avrebbero accettato, non si sarebbero prestati nonostante le pressioni, nemmeno sotto tortura, perché anche in questa politica così malconcia un po’ di buon gusto dovrebbe sopravvivere. Io la penso così, e magari sbaglio per carità, ma non credo di essere l’unico.
Certo Gigi Ponti va anche capito, perché lui ha studiato tanto per diventare Presidente della Provincia di Monza e Brianza, e adesso che la possibilità si concretizza tirarsi indietro, rinunciare alle stellette di comandante, alla spilla di latta e al fascione azzurro tanto agognato diventa difficile.
E allora così sarà, tra poco più di un mese, festeggerà la vittoria in una competizione truccata, in cui non poteva che vincere, perché a scegliere è stata la politica, i partiti, anzi il partito, il suo. Sarebbe stato bello che lui avesse rinunciato, che si fosse unito al coro di chi denuncia lo squallore di un Governo che ancora oggi si vanta di “aver cancellato le province” (anche sul nuovo sito passodopopasso), quando invece ha cancellato solo la democrazia. Costi, personale, dirigenti e i presunti sprechi rimangono intonsi. Sarebbe stato fantastico che fosse scaturito in lui un sussulto di dignità, un colpo di coda che avrebbe riportato tutti ai sacri principi della buona politica, quella che ascolta la gente prima dei partiti e prima del palazzo. Tutto questo non c’è stato e d’altra parte nessuno l’ha mai sperato. Ponti arriverà in Provincia e ritroverà tanti amici, quelli che aveva chiamato a “popolare” la futura Provincia negli anni in cui ha giocato a fare il presidente, quando era assessore all’attuazione della Provincia di Monza. Si era preparato per anni il terreno, e l’unico ostacolo tra lui e il potere erano quei maledetti elettori che non lo volevano votare, che non volevano che lui arrivasse lì. Problema eliminato, gli elettori non votano più, il popolo sovrano non conta, ostacolo rimosso e obiettivo raggiunto: il potere. Si stupendo, mi viene il vomito, cantava Vasco Rossi.
Doveva andare così, perché il partito, quello che si dice democratico, ha deciso che bisognava ingannare la gente raccontando di aver cancellato le province, e nel frattempo scrivere le regole in maniera tale da accaparrarsi il 100% delle province italiane. Un piccolo golpe silenzioso, una manovra di palazzo appunto, uno schiaffo alla democrazia e alla libertà.

E fa sorridere amaro pensare che domani, 18 settembre 2014, un popolo come quello scozzese, che ha la fortuna di vivere in uno Stato civile qual è il Regno Unito, potrà liberamente decidere la propria indipendenza mentre i cittadini brianzoli subiranno l’onta di ritrovarsi un presidente che non volevano, ma che i partiti hanno deciso di imporre. Adesso il nostro compito è quello di resistere, perché alla lunga la libertà vince sempre e i piccoli uomini saranno condannati alla sconfitta.

2 risposte a “Gigi Ponti presidente, uno sfregio alla democrazia”

  1. Beh, allora da ciò si deve necessariamente dedurre che per coerenza anche il Monti non si candiderà per la Provincia.

    1. Debbo dire che mi sono sforzato parecchio, ma non ho capito quale ragionamento l’abbia portata a dedurre che sarebbe coerente non candidarsi? Lei mi sembra come quel tale che scopre la moglie a letto con un altro e per farle un dispetto si taglia le proprie di palle… non sono il tipo.