Con un decreto, passato sotto silenzio, Di maio ci ha fregato e apre il Reddito di Cittadinanza a tutti gli stranieri, senza più l’obbligo della certificazione degli immobili di proprietà
Il reddito di cittadinanza non si sta rivelando quella grande idea che a qualcuno (i grillini) sembrava essere. E’ vero, lo abbiamo votato anche noi. La Lega al Governo è stata costretta a «deglutire» quel provvedimento, giusto per usare lo stesso termine utilizzato dal Governatore di Regione Lombardia Attilio Fontana. Abbiamo però cercato di limitarne alcuni effetti distorsivi, uno su tutti quello legato alla platea di cittadini stranieri. Già, perché a dispetto del nome – Reddito di Cittadinanza -, la mancetta sarebbe destinata anche a chi non è cittadino italiano. Storture terminologiche e ideologiche che ora non stiamo ad approfondire. Ma è così: il reddito di cittadinanza va anche agli stranieri, seppur con alcuni paletti. E qui è intervenuto il lavoro della Lega: devi essere residente regolare da almeno 10 anni (di cui gli ultimi due in modo continuativo) e, molto importante, devi produrre certificazione del tuo paese di origine rispetto alla consistenza della situazione patrimoniale, reddituale e familiare. In buona sostanza, così come avviene per gli italiani, se tu straniero hai immobili di proprietà o redditi nel tuo paese di origine, non vieni certo qui in Italia a chiedere aiuti perché in stato di povertà.
Abbiamo quindi fatto valere per gli stranieri ciò che vale per gli italiani. Risultato? Naturalmente ci hanno accusato di essere razzisti e xenofobi. Secondo alcuni, in Italia, se lo straniero lo tratti come l’italiano significa che sei razzista.
L’accusa che ci veniva rivolta, così come nei casi delle mense scolastiche, famoso quello del Comune di Lodi, era l’impossibilità di produrre questi certificati da parte di alcuni stati stranieri. La narrativa buonista da due soldi era più o meno questa: «sono persone che scappano dalle guerre e voi pretendete che producano certificati da stati che sono in guerra?». Naturalmente oggi scopriamo, ma lo sapevamo, che quella delle guerre era tutta una fregnaccia.
Nel frattempo però, seppur tra proteste e servizi televisivi allucinanti, le cose per i lombardi e gli italiani andavano piuttosto bene: le liste dei beneficiari di case popolari in Regione Lombardia, che aveva assunto tale obbligo per gli stranieri anche nella assegnazioni degli alloggi popolari, cominciavano a non essere ad esclusivo appannaggio di stranieri. Anche chi aveva il passaporto italiano in tasca poteva ambire ad essere aiutato dal pubblico. Così come per il reddito di cittadinanza si registravano ferme centinaia di migliaia di richieste di stranieri, che non potevano o non volevano produrre tale certificato. Si tratta, per il solo reddito di cittadinanza, di uno scherzetto che vale 1,486 miliardi secondo la Ragioneria di Stato.
::IL GOVERNO ORA HA DATO IL VIA LIBERA A TUTTI GLI STRANIERI::
Perché si attendeva? Perché i’articolo 2, comma 1-ter, del decreto-legge n. 4 del 2019 recitava così:
1-ter. Le disposizioni di cui al comma 1-bis non si applicano:
a) nei confronti dei cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea aventi lo status di rifugiato politico; b) qualora convenzioni internazionali dispongano diversamente;
c) nei confronti di cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea nei quali e’ oggettivamente impossibile acquisire le certificazioni di cui al comma 1-bis. A tal fine, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, e’ definito l’elenco dei Paesi nei quali non e’ possibile acquisire la documentazione necessaria per la compilazione della DSU ai fini ISEE, di cui al citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 159 del 2013 )).
Si escludeva dall’obbligo di produrre la certificazione richiesta agli stranieri, giustamente, i cittadini di quegli Stati nei quali fosse «oggettivamente impossibile acquisire le certificazioni».
Ora scopriamo, mentre tutti eravamo distratti dalle sardine in piazza, che il Ministro Di Maio (Affari Esteri) e il Ministro Catalfo (Lavoro e Politiche Sociali), quel decreto lo hanno (purtroppo) scritto. Lo trovate qui.
Prima sorpresa: il testo non fornisce l’elenco degli stati al mondo in cui sia «oggettivamente impossibile acquisire le certificazioni», come doveva essere, ma fa il contrario. Ovvero, con stupore di tutti, produce uno scarno elenco degli stati in cui, secondo questi del ministero, sarebbe possibile acquisire la certificazione dei propri beni immobiliari. Ora, l’avete già annusata la fregatura vero? E infatti è così. A fronte di oltre 190 stati presenti nel mondo (il numero varia a seconda dei riconoscimenti ufficiali), sono solo 19 quelli in cui sarebbe possibile acquisire la certificazione. Diciannove su centonovanta, ovvero nessuno. Ma la cosa ridicola, è andare a scorrere quali sarebbero questi super stati, ovvero gli unici così efficienti e virtuosi dal vantare registri puntuali e reperibili.
Troviamo la Repubblica di Tonga, la Repubblica del Ruanda, addirittura Santa Lucia e il Regno del Bhutan. Questi sono alcuni dei virtuosi. Secondo Giggino Di Maio, che ci pone la firma e la faccia in calce, sarebbe «oggettivamente impossibile acquisire le certificazioni» in stati blasonati come: Stati Uniti d’America (patria dell’informatica), il Canada, l’Australia, il Brasile, l’Argentina, la Russia e anche il Principato di Monaco.
Questo cosa significa? Significa che ci hanno preso in giro, smontando la più efficace delle armi utilizzate per ripristinare un minimo di giustizia e di equità di rapporti tra cittadini stranieri e cittadini italiani.
Gravi e pericolose potrebbero essere le ripercussioni ad ampio raggio di questo sciagurato decreto. Perché se è vero che riguarda una norma inserita nella legge che regola il Reddito di Cittadinanza, è altrettanto vero che mette un punto oggettivo rispetto a quegli stati del mondo in cui sarebbe impossibile reperire i certificati. Questo avrà ricadute quindi anche sulle assegnazioni di case popolari, che torneranno ad essere ad esclusivo appannaggio dei cittadini stranieri, ingenerando crescenti tensioni e potenziali fenomeni di intolleranza nella popolazione con cittadinanza italiani che si riterrebbe esclusa da queste misure di aiuto.
Qui c’è qualcuno che scherza con il fuoco, che ha svenduto i nostri diritti e la difesa di ciò che è nostro per una poltrona comoda da ministro. Un motivo in più per dare una spallata a questo governo pericoloso per il nostro futuro.