Ieri mi sarebbe piaciuto di più votare per l’autonomia della Lombardia, quello è il referendum che interessa la nostra gente
Permettetemi un pensiero controcorrente a contorno di questo trivellamento generale. Parliamo del referendum: l’unico quesito sopravvissuto alle modifiche del Governo era ridicolo, ed aggiungo che aver speso più di 300 milioni per una questione che dovrebbe essere aggiustata in 5 minuti con un decreto, meriterebbe la forca immediata. Ma siamo in Italia, bellezza. Al bulletto di Rignano, ultimamente a secco di prestazioni memorabili, non sembrava vero di avere l’occasione buona per insaccare un goal facile. L’errore forse è stato lanciare il cross, concedere l’assist perfetto. Perché Renzi avrà certo mille difetti, però sotto porta è come Schillaci ad Italia ’90. Non ne sbaglia uno. E in fondo, al nostro giovane Premier sembrava quasi impossibile che gli fosse riuscito così facile di politicizzare il più idiota dei quesiti referendari, cioè questo:
Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?
Perché in questo balordo sistema italico, attraverso il quorum richiesto per i referendum abrogativi, chi tifa per il NO ha due possibilità su tre: può contare sia su chi traccia la X sul no, sia su chi se ne starà bellamente a casa, disertando le urne. Anche il pigro, inconsapevolmente, compie una scelta politica. È una cazzata, ma funziona così. E a me sembra che su un quesito stupido come questo, su un tema così poco popolare, aver mobilitato il 30% del corpo elettorale equivale giù ad un mezzo miracolo. Però oggi incassiamo la sconfitta.
Così capisco pure la frustrazione del giorno dopo, di chi magari si era illuso, però sentenziare che il 70% degli elettori siano tutti cretini, coglioni o banalmente renziani (che è forse l’insulto peggiore) sarebbe un grave errore. Se l’affluenza è stata così bassa, al di là di mille ipotesi complottistiche, non potrebbe venire il dubbio che il referendum fosse una mezza cagata?
Perché i referendum si organizzano su questioni decisive o comunque su scelte importanti: il divorzio, l’aborto, la privatizzazione della RAI o magari sulla richiesta di autonomia della Regione Lombardia. Ecco, questo è l’unico referendum per cui avrei voluto battermi. E una vittoria lì non sarebbe stato solo uno schiaffo a Renzi, ma pure un calcio nelle palle a chi spera di continuare a mungere la vacca lombarda e padana. La famosa gallina dalle uova d’oro.
Perché qui l’unica trivella che lavora a pieno regime è quella che perfora le nostre tasche, rapinandoci costantemente i noster danè.