Capita anche che te ne vai così da questo mondo, senza un minimo di preavviso. Apri il mac e leggi la notizia che un amico non c’è più. Con Luca ci incontrammo “virtualmente” in una lunga notte d’estate di qualche anno fa. Anzi, più che incontrarci direi che ci scontrammo. Tutto iniziò per caso, con una furiosa litigata su FaceBook. C’era questo tizio che iniziò ad attaccarmi violentemente. Un tal “Luca Renoldi”, per me un perfetto sconosciuto. Ma chi cazzo è questo? Pensavo. Oh! Litigare di brutto. Una discussione infinita, interminabile, fatta di parole pesanti, sempre ad un passo dall’insulto. Anzi, ad ampi tratti pure oltre. Ci eravamo accapigliati attorno ad una vicenda locale, che in quel momento per entrambi rappresentava una ferita aperta. Si trattava della nuova sede della Fimer di Usmate, vicenda lunga e complicata, una telenovela che era partita nel 2010. Lui era indignato da cittadino, nel dover assistere all’ennesima colata di cemento, per di più in un’area inserita nella Rete Ecologica Regionale. Era furioso, incazzato nero, era tremendo nella polemica, come lui sapeva essere quando ci si metteva. Mi lanciava addosso di tutto, ma soprattutto il suo sincero sdegno. Io ero incazzato da amministratore, non ci stavo a far la parte del solito politico, di quella giunta lì della provincia, quella “che non ha fatto un cazzo per evitare questa schifezza”, per dirla alla sua maniera. Io ero altrettanto inviperito, perché su quella vicenda mi ero speso in prima persona per tentare di difendere i diritti calpestati. Alzammo bandiera bianca a tarda notte, sfiniti da questo scontro verbale. Ci salutammo, e da lì nacque una piccola amicizia.
Come ebbi a scrivergli tempo fa, ad anni di distanza da quello scontro, “l’unica cosa buona del caso Fimer è stata l’averti conosciuto, Luca”. Perché da quella volta iniziammo pure a collaborare. Roba piccola, lo convinsi, molto facilmente per la verità, ad aiutarmi ad organizzare il “Primo Concorso Fotografico Nazionale della Provincia”.
Non è che lo frequentassi, ci beccavamo in giro spesso. Mi piaceva Luca, forse perché rivedevo in lui alcuni miei tratti. Anche a me capita spesso di non riuscire a frenare l’impeto polemico, la ricerca a tutti i costi della battuta tagliente, sarcastica, irriverente. Luca poteva magari sembrare duro ed eccessivamente polemico, ma nascondeva una disponibilità ed una bontà non comuni.
Oh, Luca era pure un asso nel suo mestiere. Quello di scattare fotografie, splendide come questa qui sotto, dove mi ha immortalato a Monza che sembro quasi un pilota vero (grazie Luca).
Mi rimane uno dei suoi ultimi messaggi che conserverò con tanto affetto ed un pizzico di orgoglio. Era semplicemente l’occasione del mio compleanno, ma pensò di regalarmi poche semplici parole che oggi mi commuovono davvero.
Mi spiace che non potrò più rivederti Luca, almeno per un po’. Si perché poi magari, un giorno o l’altro, ci si ritrova da qualche parte ancora, magari ci faremo ancora una bella litigata. Ciao Luca.