Ennesima tragedia del mare, di quelle grosse che fanno notizia, perché quelle piccole che sono numerose e quotidiane non attirano nemmeno più la nostra attenzione. Ha trovato centinaia di persone sbalzate in mare la nave irlandese Le Niamh, arrivata in soccorso al largo delle coste libiche. In mare si continua a morire, nell’indifferenza generale a parte qualche lacrimuccia buonista che dura il tempo di un’agenzia. Tra oggi e domani sentirete spesso frasi tipo questa:
È l’ennesima tragedia del mare, sicuramente non sarà l’ultima. Queste persone scappano dalla fame e sono disperate
Ce ne saranno altre, lo sanno, ne sono consapevoli. Cosa fanno per evitarle? Nulla. Perché l’unico modo per evitarle sarebbe una dura lotta al sistema dei barconi, che dovrebbe essere totalmente sradicato. Niente barche, niente morti.
E allora? Qual è la contestazione di questo semplice ragionamento?
Questo: il buonista pensiero ti dice che quelle persone scappano dalla fame e, alla fine, se non fossero morte lì sulla barca sarebbero comunque morte di fame a casa loro.
Ecco perché allora sempre in questi giorni sentirete frasi tipo questa:
Se fossero rimasti a casa loro crepavano là di fame senza dar fastidio
Cioè qualcuno è convinto che la totalità della popolazione africana sia comunque condannata a morte certa in età giovanile. Quindi se tu comunque morirai a vent’anni, tanto vale tentare di morire in mare con la speranza di approdare sulle coste italiane. Così, se ti va bene, potrai facilmente diventare uno schiavo, in Italia.
Com’è possibile credere che la morte sia l’unica alternativa? Perché pensare che solo e soltanto in Europa ci sia possibilità di vita per gli esseri umani? È chiaramente una stupidaggine, figlia di un’ideologia tutta sballata che però continua a sacrificare sul suo altare migliaia di povere vittime. Scafisti e criminali ringraziano.