Moschea a Renate, con un sindaco della Lega si rispetta la legge

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Gli ingredienti esplosivi ci sarebbero tutti: c’è un comune della Brianza profonda, un sindaco giovane e fieramente leghista, un gruppo di stranieri per di più di religione islamica e al centro l’accusa di aver chiuso un luogo di culto islamico. Ne abbiamo in abbondanza per far scoppiare il solito pandemonio, un giochino utile soprattutto a quella parte di islam italiano che imperversa nelle tivù nazionali, alla spasmodica e continua ricerca di popolarità e consenso. Prima di salire al golgota dove ci divideremo nelle solite fazioni, che nemmeno i guelfi e i ghibellini, che ne dite di provare magari a capire (per benino) con che cosa e soprattutto con chi abbiamo a che fare?

LA RELIGIONE E LA LIBERTÀ DI CULTO NON C’ENTRANO NULLA

Guardate, io conosco un esercito sterminato di cittadini e persone che, a vario titolo e con vari fini più o meno nobili, desidererebbero variare a loro piacimento la destinazione urbanistica del loro terreno o del loro immobile. Immagino ne conciate anche voi.

Ognuno di loro, ve lo garantisco, ha le sue buone motivazioni per voler farsi beffe di ogni previsione e destinazione urbanistica; ogni singolo individuo ha ragioni e motivazioni rotonde, piene e convincenti, naturalmente a suo favore.

Nessuno fino ad ora, nemmeno i palazzina più spregiudicati, avevano mai pensato di utilizzare la religione come giustificazione ad un abuso edilizio. Ma evidentemente non c’è mai limite alla fantasia.

Qui la questione è di una semplicità disarmante A Renate il comune ha fatto un sopralluogo in data 26/11/2014, di cui aveva dato preventiva notizia all’associazione (non propriamente un blitz quindi), e in cui è emerso che un magazzino veniva, di fatto, utilizzato come luogo di culto, con una sfilza di rischi per le persone coinvolte e di responsabilità che è pure superfluo stare a raccontare.

Il fatto che si rivendichi la libertà di culto è sacrosanto, tant’è nessuno ha mai osato metterla in dubbio; viceversa qui si pretenderebbe un trattamento di favore, una non applicazione di leggi che valgono per tutti, magari in nome di un non meglio precisato diritto di superiorità di una religione rispetto ad un’altra, solo perché qualcuno è più rumoroso di altri. In un mondo civile vale semmai il principio contrario: se uno è più rumoroso di altri si cerca di farlo smettere.

Se qualcuno pensava, in buona fede o in mala fede conta poco, di poter continuare ad usare un magazzino come luogo di culto, riempiendolo di fedeli senza rispettare ogni condizione minima di sicurezza, forte del fatto che nessuno avrebbe eccepito nulla per non incorrere nell’accusa di razzismo, costui si sbagliava di grosso. Il Sindaco Rigamonti evidentemente non è tipo che si fa intimorire da questi atteggiamenti smaccatamente prepotenti, e non tanto e non solo perché è della Lega Nord, ma perché è un sindaco che non divide i suoi cittadini di serie A o di serie B secondo la loro religione. Lo so, in Brianza questo sta diventato raro, ma dovrebbe essere una cosa abbastanza normale. Il fatto che sia stato costretto a emettere un’ordinanza è il segnale che qualcuno pensava davvero di farla franca, di planare sopra ogni legge e regolamento, magari in nome di una presunta diversità o addirittura superiorità. Invece a Renate, ma tu guarda che cosa strana e stravagante, le leggi e le regole si rispettano e si fanno rispettare, pure alle associazioni islamiche. Vi dovreste stupire del fatto che ci si stupisce!

DAVIDE PICCARDO E IL CAIM NON RAPPRESENTANO TUTTI I MUSULMANI

Ora in questa bizzarra Italia, così disabituata a rispettare leggi e norme, un sindaco che si comporta così rischia di essere trascinato in polemiche infinite. Polemiche portate avanti da chi? Dai soliti professionisti della protesta islamica, o presunta tale, di cui ne abbiamo le tasche piene!

Infatti, contro il sindaco di Renate si è scagliato, lancia in resta, il solito Davide Piccardo, che è coordinatore del Caim (Coordinamento Associazioni Islamiche di Milano).

Cominciamo con il dire che il Caim è solo una delle tante (tantissime) sigle e siglette della sterminata galassia islamica italiana e le sue posizioni sono ben lungi dall’essere condivise da tutti gli islamici. Anzi, proprio il contrario, il Caim è infatti avversato da una parte degli stessi islamici italiani, che naturalmente non può rappresentare.

Quindi andiamoci piano con il dire che questi qui rappresentano gli islamici di Renate o della Brianza, né rappresentano solo una parte, probabilmente nemmeno maggioritaria, semmai sono solo i più bravi e i più introdotti nel mondo dei media.

Basti pensare che quando il Caim e Piccardo hanno proposto di costruire la Moschea a Milano al posto del Palasharp, autocandidandosi a gestirla, ciò ha scatenato ire e proteste di tanti musulmani italiani contrari al Caim e alla loro politica.

E Davide Piccardo ha risposto al sindaco Matteo Rigamonti con il solito atteggiamento provocatorio, al limite dell’insolenza:

Ovviamente impugniamo l’ordinanza – spiegano il rappresentante legale Reas Syed e il coordinatore di Caim Davide Piccardo – perché lo riteniamo un provvedimento ingiusto. Smettere oggi di utilizzare questo locale come luogo di culto significherebbe attendere per chissà quanto tempo una decisione del tribunale. Non abbiamo niente da nascondere: qui ci sono cittadini che pagano le tasse, che sono qui da più di trent’anni e che sono perfettamente integrati

Avete capito? É pacifico che non intenda rispettare la legge e le norme che tutti i cittadini di Renate invece rispettano. E sottolineo, sono tutti cittadini che pagano regolarmente le tasse da qualche decennio in più di questi nuovi ospito, ma che comunque le leggi e le norme le rispettano. Crede questo Piccardo di essere più furbo di altri? Crede che il fatto di essere di religione islamica lo renda superiore? Non so, certamente uno come Piccardo vuole lo scontro, perché lui si alimenta di queste situazioni, perché se c’è conflitto lui andrà in TV, farà un’altra ospitata, rilascerà un’altra dichiarazione.

Sono sicuro che la maggioranza degli islamici non condivide questo atteggiamento, non ha tra le priorità quella di fare la guerra ai sindaci per pretendere una sorta di extraterritorialità islamica in terra padana.

DOVREMMO INTERROGARCI CON CHI ABBIAMO A CHE FARE

Il problema più grande poi non è tanto se e dove aprire una moschea, piuttosto chi le gestisce e quali sarebbero i nostri interlocutori. Questo non vale solo ovviamente solo per Renate, ma più in generale per tutte queste realtà che non sono nemmeno censite.

Leggendo per empio questo articolo comparso nel marzo 2014, sul Blog “Yalla Italia” (il Blog delle seconde generazioni), si avanza l’ipotesi, suffragata peraltro da prove documentali, che esista una malcelata vicinanza proprio tra il Caim, protagonista ella protesta a Renate, e i Fratelli Musulmani. Per la verità a domanda diretta posta allo stesso Piccardo, in questo servizio del TG3, lui si limita a dichiarare che:

Noi non siamo vicini ai fratelli musulmani… il CAIM non si è mai espresso su vicende che riguardano la politica estera. Mai

Una dichiarazione che pare però contraddetta dai fatti, viste le manifestazioni appoggiate dal Caim contro quello che viene definito il “colpo di stato in Egitto”. “Colpo di stato” che sarebbe avvenuto per mano di un governo non solo riconosciuto dall’Italia, ma a cui oggi lo Stato italiano fornisce addirittura pezzi di ricambio per i suoi F16.

E quelle parole sarebbero comunque poca cosa, a mio giudizio, visto che si trattava di prendere le distanze da una organizzazione, quella dei Fratelli Musulmani, che è stata dichiarati fuorilegge, perché considerata un’organizzazione terroristica, da svariati governi: Bahrain, Egitto, Russia, Siria, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Tagikistan e Uzbekistan. Purtroppo però vi sono però Paesi arabi che foraggiano con denaro contante l’attività dei fratelli musulmani, e tra questi il Qatar.

Sarebbe quindi il caso di capire bene quale siano le posizioni politiche, i collegamenti, le vicinanze e le aderenze più o meno ufficiali di queste associazioni che popolano alcuni scantinati delle nostre città e dei nostri comuni. E soprattutto sarebbe utile capire da chi e da dove arrivano i finanziamenti.

È NECESSARIO UN CENSIMENTO

Noi della Lega Nord in Brianza chiediamo da tempo un’operazione trasparenza, lo abbiamo fatto presentando una mozione urgente in provincia che chiedeva un censimento di queste strutture. Era il 16 gennaio 2015, sono passati quasi 6 mesi e ancora non l’abbiamo discussa. Questi sono i tempi della provincia retta da Gigi Ponti, si aspetta sempre che accada qualcosa di grave, soltanto poi si potrà pensare di agire in qualche maniera.