Con una tempestività che da un po’ la misura esatta di quanto sia veramente “democratico” il partito che governa la nostra provincia, dopo oltre cinque mesi, è stata discussa la mia mozione “urgente” (sic!) presentata il 23 dicembre 2014.
D’altra parte questo è il rispetto con cui il presidente Ponti tratta il consiglio provinciale, dove può anche capitare, com’è capitato qualche giorno fa, che se qualche consigliere arriva con qualche minuto di ritardo non trovi nemmeno la sedia per sedersi. Siamo ad anni luce di distanza dal trattamento e dal rispetto che la nostra maggioranza di centro destra, dal 2009 al 2014, riconosceva alle forze di minoranza.
L’intenzione degli uomini di Ponti era evidentemente quella di attendere mesi e mesi sperando di smorzare polemiche, mugugni e mal di pancia sulla vicenda Bea/Cem. Per loro sfortuna però, invece di rasserenarsi, il clima si è fatto se possibile ancora più grigio.
Oggi il clima attorno a Bea ricorda sempre di più il porto delle nebbie, quello dei freddi inverni di Le Havre, del bar “Panama”, di Jean Gabin e della bellissima Michèle Morgan.
Ricapitoliamo i fatti salienti di questi cinque mesi: prima il macroscopico errore sulla procedura scelta e deliberata dai soci, che prevedeva un aumento di capitale vincolato, risultato essere poi contrario ad una puntuale norma del codice civile, poi si è aggiunta pure la sentenza TAR Lombardia, la nr. 0028712015, che ha premiato il ricorso di Gelsia Ambiente contro il Comune di Limbiate e che ha posto seri dubbi sui requisiti di Bea rispetto all’affidamento dei servizi pubblici locali, infine le dimissioni del presidente di Bea Boselli, e a catena le dimissioni di altri tre componenti del CDA. I motivi delle dimissioni sono misteriose, ma le voci continuano a rincorrersi e dicono che il terremoto sarebbe legato ad errori ed orrori emersi attorno all’assegnazione dell’unica gara d’appalto andata a buon fine, delle tre legate al contestatissimo piano di potenziamento del forno inceneritore di Desio.
Ieri poteva essere occasione per fare un po’ di chiarezza, all’interno del consiglio del socio di maggioranza, ma evidentemente quando si parla di Bea nessuno riesce mai ad essere abbastanza chiaro. Chissà perché? Si discuteva la nostra richiesta di ritiro della delibera con cui il consiglio provinciale aveva approvato l’aumento di capitale vincolato, aumento di capitale che non si poteva fare e non si è fatto, perché non conforme alla legge. Se una persona qualsiasi si trovasse a deliberare un qualcosa contrario alla legge, magari anche per errore e in buona fede, una volta accortosi cosa farebbe? Cercherebbe di porre rimedio e di cancellare la deliberazione assunta, giusto? Questa era la nostra richiesta, al limite della banalità, tanto era di buon senso.
Ma qui non abbiamo a che fare con persone qualsiasi, siamo di fronte a dei veri fenomeni, gente iper preparata, che conosce la normativa a menadito; sono infatti gli stessi “fenomeni” che hanno portato i sindaci di mezza Brianza fino al punto di votare un aumento di capitale, senza accorgersi che questo violasse la legge.
E non c’è allora da stupirsi che abbiano deciso di bocciare la nostra richiesta, e di non revocare una delibera che conteneva nel dispositivo una decisione in palese contrasto con la legge. Perché tanta ostinazione, si domanderà qualcuno? Perché revocare la delibera avrebbe costretto tutti i comuni soci, e la provincia, a ritornare nelle assemblee per approvare un nuovo percorso, con il rischio magari che la maggioranza questa volta non riuscirebbero ad ottenerla, a causa proprio dei pasticci combinati. Quindi, si tira dritto, sperando che nessuno faccia ricorso. Andare avanti e incrociare le dita, tipico di chi agisce mosso da pressappochismo. Ma il castello di carta gli cadrà presto addosso.
Il vice Presidente della provincia ha misurato le parole nel suo intervento;
“se la domanda è: voi ritenete che il contenuto della delibera è in contrasto con quanto poi avvenuto, la risposta è: No”, ha dichiarato.
Era sicuro nell’affermarlo, della stessa tracotante sicurezza con cui andò a votare, e a far votare ai suoi, in assemblea di Bea un aumento di capitale che solo poche ore dopo, nell’assemblea di Cem, scoprì con sua grande sorpresa essere contrario al Codice Civile. Ed è sempre la troppa sicurezza, se non l’arroganza, quella che ti frega.
Questa volta, cioè anche questa volta, il sindaco Invernizzi si è detto però sicuro, perché forte di alcuni pareri legali.
D’altro canto i consulenti legali pare che riscuotano un crescente successo nel PD brianzolo. È curioso infatti che il PD abbia deciso di nominare membro del CDA di Bea l’avv. Filippo Carimati, che a meno di un caso di omonimia, trattasi dello stesso avv. Filippo Carimati che compare come affidatario di un incarico di consulenza legale da parte della stessa Bea.
Ma si tratterà sicuramente di un singolare caso di omonimia, perché sarebbe davvero curioso che venga nominato nel CDA dell’azienda colui che era pagato fino a ieri (o ancora oggi?) come consulente legale della stessa!
Oppure, penseranno i più maligni, visto che dal punto di vista legale BEA non ha mai sbagliato un colpo, qualcuno avrà ben pensato di promuovere i consulenti legali direttamente nella sala di comando dell’azienda.
Ma sì, si tratterà sicuramente di omonimia, anche perché in Bea non sarebbe nemmeno l’unico caso. Un caso di omonimia lo registriamo anche tra il responsabile gestione rifiuti di Bea Gestioni e responsabile appalti di Bea, il dr. Samuele Marchioro classe 1981, e il presidente del Collegio Sindacale di Bea Gestioni, dr. Fernando Marchioro, classe 1953. Forse solo coincidenze.
Chiarezza e trasparenza. Questo è quello che chiediamo alla nuova presidente di Bea, l’on. Daniela Mazzuconi, su di lei confidiamo per riportare il sereno e la luce su troppe vicende poco chiare che si stanno affastellando una sopra l’altra all’orizzonte.
Magari ci permettiamo di chiedere anche un pochino di professionalità in più nel gestire aziende pubbliche, anche a costo di mettere da parte chi si è macchiato di grossolani e imperdonabili errori.