Guardate questa foto qui sopra. Ad un primo sguardo non appare tanto diversa dalle molte foto che immortalano i tanti eventi istituzionali locali. Quelle in cui ci trovi facce fiere, sorridenti, magari alcune di circostanza, altre addirittura impettite. Questa foto è invece una spia, di colore rosso: ci segnala che c’è un problema, e forse nemmeno così piccolo.
Per spiegarmi inizio con la didascalia. Innanzitutto il luogo: siamo a Barlassina, Brianza, nell’auditorium “G. Sanvito” della Banca di Credito Cooperativo, che qui è qualcosa di più di una Banca, è un po’ istituzione. Il logo che campeggia un po’ ovunque nello sfondo della foto è proprio quello della Banca. Poi ci sono alcune persone imbardate con la fascia tricolore. Iniziando da sinistra troviamo: il primo cittadino di Lentate Rosella Rivolta, poi il quello di Cogliate Giuseppe Minoretti, dietro più nascosto Piermario Galli di Barlassina. Vi sono anche alcuni ragazzi con la fascia tricolore: sono i “Sindaci dei ragazzi”. In fondo a destra, sull’attenti, abbiamo un uomo delle fiamme gialle. Al centro della scena, naturalmente, il protagonista della serata: Hafez Haidar, scrittore e poeta, insignito del cavalierato della repubblica, che è poi il motivo per cui tutti si sono ritrovati lì.
Dietro di lui, nascosto dalla prospettiva della foto, c’è anche il Presidente della Provincia di Monza, Gigi Ponti, che è pure sindaco a Cesano Maderno. Non l’ultimo arrivato quindi. Avrete facilmente capito che si tratta del più classico degli eventi istituzionali, cioè non è un occasione in cui si ritrovano alcuni amici, oppure in cui Gigi, Rosella, Giuseppe e Piermario sono li a felicitarsi e a festeggiare un amico. Magari un compagno. Sono lì in veste ufficiale, in rappresentanza delle loro rispettive comunità. Non a caso ci tengono a vestirsi con la fascia tricolore, che non è un benefit comunale per il primo cittadino, non è un accessorio dell’abbigliamento del sindaco perfetto. L’uso della fascia tricolore è normato dalla legge, e va appunto usata nelle occasioni ufficiali, in cui il Sindaco, e solo lui, è chiamato a rappresentare l’intera comunità.
Qui ci sarebbe materia per scrivere un trattato, visto che l’Italia è quel luogo in cui l’uomo medio (ma anche la donna), pare abbia come prima aspirazione nella vita quella di indossare una qualsiasi divisa, cappellino, fascetta, medaglietta o distintivo vario. Basta uno di questi, anche di infimo valore, perché molti si sentano potenti e rispettabili. Una cosa incredibile. Quando invece, a ben guardare, i sindaci quelli veri, quelli conosciuti, apprezzati ed amati dalla loro gente, non hanno certo bisogno di vestire la fascia, perché sono e rimarranno sempre il “Sindaco”.
Torniamo alla nostra foto. Ci sono due particolari ancora da sottolineare: il primo è che i sindaci presenti sono tutti del PD, compreso il Presidente della Provincia, o comunque di area PD. Il secondo è più controverso e fa la differenza: il signor Hafez Haidar stringe nelle mani un cartellone, così grande da sembrare il motivo stesso per cui i signori stanno lì numerosi in posa dietro di esso: questo cartello è un manifesto del movimento politco “Lista Civica – Uniti per Cogliate”, movimento di fatto espressione del PD e dell’area di centro sinistra. Nessuno dei politici presenti può far finta di non conoscere quel simbolo, tantomeno lo stesso Haidar, che quel movimento politico l’ha sostenuto e votato, e di cui ne è stato testimonial volontario, come potete vedere da questo spot . Quindi questi signori, fintamente ignari e spavaldi, hanno messo in posa tutti per benino: ragazzi, bambini, musicisti, persino un finanziere, precisi dietro un simbolo di un partito politico, in quella che era invece una manifestazione istituzionale. Quindi di tutti e non di una sola parte politica. Si dirà vabbè, in fondo è una bagatella. Può anche darsi, ma come dicevo in principio, è un brutto segnale. Perché questi sindaci del PD, nel solco della migliore tradizione di quella sinistra radical chic e un po’ snob, si sentono forse un po’ diversi dagli altri. Diversi, nel senso naturalmente di sentirsi migliori. La vecchia idea di superiorità, culturale e morale, tipica di quel mondo lì. Pensate solo per un attimo se in quella stessa foto, nella stessa medesima situazione, si fosse trovato un manifesto con il simbolo della Lega Nord: apriti cielo. Invece loro credono di poterlo fare, che sia giusto e legittimo, e in questo sono sicuramente in buona fede. Per questo è ancora più grave. Credono davvero di poter presenziare ad una cerimonia ufficiale, con tanto di fascia, così come si va alla festa dell’Unità a sgranocchiare costine e salamelle. Sono sempre quelli che si riempiono la bocca con banalità e amenità tipo: “sarò il Sindaco di tutti”. Di tutti quelli che la pensano come loro, si dimenticano evidentemente di aggiungere.
Pieno sostegno allora agli amici della Lega Nord di Cogliate, che hanno giustamente e prontamente sottolineato la sconveniente scenetta, con questo comunicato:
Alla fine questo episodio è qualcosa di più di una semplice gaffe, e dovrebbe farci interrogare. Un episodio del resto non isolato, che fa un po' il paio con un altro, recentissimo, accaduto a Vimercate. Tempo fa il Sindaco PD aveva querelato un consigliere di opposizione, Alessandro Cagliani, per diffamazione. La vicenda è ricostruita qui. A luglio il PM propone l'archiviazione, sostenendo che il tutto sia da ricondurre a mera “espressione di diritto di cronaca”. Evidentemente viviamo ancora in qualcosa di paragonabile ad uno stato vagamente ispirato ai principi di libertà, pare. Il Sindaco, non contento di aver già perso tempo e denari a querelare consiglieri di opposizione, decide a settembre di fare pure ricorso contro l'archiviazione! Per qualcuno evidentemente il modello di democrazia rimane sempre quello della Deutsche Demokratische Republik, la DDR. Ora la Lega locale, per bocca della nostra consigliera Nebel, chiede una cosa sacrosanta: cioè che una bega tra esponenti di partiti diversi, che probabilmente andrebbe risolta nel perimetro dello scontro politico, se proprio proprio deve trovare sfogo nelle aule di tribunale, lo si faccia a spese proprie, e non di tutti i contribuenti. Ed invece, per tutta risposta, il primo cittadino si difende così:
con quelle affermazioni non si è lesa la mia persona e quella dei componenti della giunta come privati cittadini, ma come rappresentanti della città durante la propria funzione pubblica, per questo il procedimento deve essere fatto a spese del comune e non nostroCome dire: “noi siamo la città”. Direi che la prossima stazione di questo affascinante viaggio si chiamerà: “delirio di onnipotenza”.