Pagelle (preventive) al Governo Renzi

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È vero, le pagelle si compilano perlomeno dopo un quadrimestre, e infatti queste non sono le pagelle che giudicano l’operato dei nuovi Ministri, avremo tempo per farlo, forse, nel corso dei prossimi mesi. Ma l’improvvisa accelerazione data alla politica,  nelle ultime settimane, dall’instancabile lavorio di Matteo Renzi, coronato finalmente con il suo arrivo a Palazzo Chigi, permette di elaborare più di qualche riflessione e qualche giudizio, perlomeno sulle scelte,  e sui nomi, che vanno a comporre la prima squadra di Governo del più giovane Presidente del Consiglio della storia.

 

Maria Carmela Lanzetta

Ministro degli Affari regionali, autonomie e sport

Maria Carmela Lanzetta
Maria Carmela Lanzetta

 

 

 

 

 

 

È balzata all’onore delle cronache a seguito delle sue dimissioni dalla carica di Sindaco di Monasterace, in polemica con il mondo politico che l’aveva abbandonata nella sua lotta contro la ‛ndràngheta. La nomina puzza molto di effetto “figurina”, soprattutto perché sarà chiamata a risolvere gli enormi pasticci combinati dal suo predecessore Graziano Delrio, sulla riforma delle Province innanzitutto. Il Nord si aspetta che vengano finalmente applicati i costi standard, sarà capace di farlo un Ministro che arriva dalla Calabria, patria degli sprechi? Lasciatemi dubitare, anche se vorrei tanto essere sconfessato

Voto: rimandata a settembre

 

Maurizio Martina

Ministro delle Politiche agricole

Maurizio Martina
Maurizio Martina

 

 

 

 

 

 

 

 

L’impressione è che si trovasse al posto giusto nel momento giusto; silurata la De Girolamo, ridimensionato il Nuovo Centro Destra, ecco che lui era lì, con la faccia di un reduce dalla prima linea, ed effettivamente,[tweetability] essere stato Sottosegretario della Nunzia, per un Bergamasco del PD, è una roba che ti avrebbe fatto preferire stare sotto un attacco di Napalm.[/tweetability] Adesso può spolverare il suo diploma dell’Istituto Agrario e accantonare la Laurea in Scienze Politiche, anche se questa nomina è proprio da manuale, il Cencelli.

Voto: 6

 

Maurizio Lupi

Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti

Maurizio Lupi
Maurizio Lupi

 

 

 

 

 

 

 

Nomen omen, il ciellino di ferro è pronto a sbranare tutti e il non essersi mosso di un millimetro durante la bufera che ha travolto Letta, con l’arrivo del ciclone Renzi, dà la misura di quanto Lupi, a confronto dal suo presunto capo Alfano, si sia dimostrato, anche in questo caso, un gigante tra tanti nani. La riconferma è tutto merito suo e ci tocca riconoscerlo. Attenzione Renzi, maneggiare con cura.

Voto: 7

 

Marianna Madia

Ministro della Pubblica Amministrazione

Marianna Madia
Marianna Madia

 

 

 

 

 

 

 

Il Ministro Zanonato non poté trattenersi dalle risate, quando si accorse che la Marianna, invece di andare in campagna, era andata a trovarlo, convinta, ma proprio convinta, che il Flavio da Padova fosse il Ministro del Lavoro. In un Paese normale una così la lasci davanti alla tivù a vedere Peppa Pig, per il bene suo innanzitutto, prima ancora che del Governo. In Italia invece, capita che a Renzi serviva giusto qualche donna per dire che ne ha fatte tante Ministro, e allora, ecco che la Marianna la va al Ministero. Benedette quote rosa. Capirete che i burocrati di Stato stanno già tremando al solo pensiero che sta per arrivare la scure del Ministro Madia. Se va bhe.

Voto: 4

 

 

Gian Luca Galletti

Ministro dell’Ambiente

Gian Luca Galletti
Gian Luca Galletti

 

 

 

 

 

 

L’Udc di Casini che entra ancora una volta in un Governo. Bisogna aggiungere altro?

Voto: 3

 

 

Dario Franceschini

Ministro dei Beni e attività culturali, e turismo

Dario Franceschini
Dario Franceschini

 

 

 

 

 

 

 

Alla notizia che questo qua è diventato ancora Ministro, mezza Italia si è rammaricata molto che quella sera là, di qualche mese fa, la porta del ristorante romano abbia retto alla spinta della folla che voleva linciarlo. Pensiero cattivo, ma siamo di fronte ad uno tra i più grandi paraculi della storia. Lui pare non scomporsi mai, e si atteggia sempre da grande statista; la prima visita come Ministro, ieri, l’ha dedicata a via Tasso, in nome della tradizione partigiana e antifascista, che spesso usa, anzi, abusa. E questa continua esigenza di rievocare le lotte partigiane è un po’ sospetta, perché, diciamocelo: se questo qui fosse vissuto nel ventennio, da che parte si sarebbe schierato secondo voi? Non abbiamo dubbi. Patetico.

Voto: 2

 

Maria Elena Boschi

Ministro delle Riforme costituzionali e dei Rapporti con il Parlamento

Maria Elena Boschi
Maria Elena Boschi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I quirinalisti più informati lo danno per certo, che l’ottuagenario comunista Re Giorgio, abbia, persino lui, bofonchiato durante la cerimonia del giuramento: “Finalmente una mezza gnocca anche dalla nostra parte, e che cazz…”. Si presenta così la maggiorata fiorentina, e non sarà magari la Carfagna, ma rispetto alla Bindi e la Turco direi che la rivoluzione è davvero compiuta. E alla fine rischia di essere proprio questa l’unica rivoluzione di Renzi, perlomeno a sinistra. Piazzare la giovane bellona ai rapporti con Il Parlamento, pieno zeppo com’è di Bersaniani e Dalemiani, è un azzardo secondo solo alla scelta, che fu del Cavaliere, di metterci Giuliano Ferrara. Rischio simile con le Riforme Costituzionali, poca esperienza e tanta spocchia. Attenti al fuoco… Amico!

Voto: 5

 

Stefania Giannini

Ministro dell’Istruzione, università e ricerca

Stefania Giannini
Stefania Giannini

 

 

 

 

 

 

 

Scelta Civica sostiene il Governo Renzi, e aveva diritto ad un posto. Nulla da aggiungere.

Voto: s.v.

 

Beatrice Lorenzin

Ministro della Salute

Beatrice Lorenzin
Beatrice Lorenzin

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lei è la rappresentazione pratica dell’adagio:“si nasce incendiari e si muore pompieri”. Se qualcuno ancora associa il suo nome a quella ragazza tutto pepe, tutto sprint, indaffarata a sventolare il bandierone della rivoluzione liberale, si rassegni: oggi è una democristiana di mezza età, avvinghiata alla poltrona, e perlomeno quello, ovvero tenersela stretta, per il momento lo sa fare bene. Troppo poco.

Voto: 5/6

 

Andrea Orlando

Ministro della Giustizia

Andrea Orlando
Andrea Orlando

 

 

 

 

 

 

 

Iniziamo ricordando che il Ministro doveva essere Nicola Grattieri, ma pare che Re Giorgio abbia detto:“no”. Orlando è uno che ha la faccia da impiegatino contabile, tutto casa e partito. Parrebbe che la Giustizia in Italia non stia tanto bene, così sostengono in diversi, servirebbe una sferzata di quelle forti, un uomo che incarni una visione, un progetto rivoluzionario, per uscire dal pantano; ecco, invece ci mettono Andrea Orlando, uno che fino a trenta secondi prima di firmare, ancora lì davanti a Napolitano, ricordava che lui proprio no, questo Ministero non lo voleva. La faccia era già spaventata prima, figurarsi adesso. C’era un buco da tappare all’ultimo momento, e hanno infilato ciò che avanzava, come le viti rimaste, che non sai mai dove mettere, del mobile IKEA che hai appena finito di montare.

Voto: 5

 

Federica Guidi

Ministro dello Sviluppo Economico

Federica Guidi
Federica Guidi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo è il famoso Ministro in “quota Berlusconi”, quella che andava a cena ad Arcore, ma forse no, ha smentito, ma che forse si, tramite Alfano mi ha invitato ad iscrivermi al PDL. Oggi dichiara che è al governo nella sua veste di imprenditrice. Insomma, ne vedremo delle belle. Che confusione.

Voto: s.v.

 

Giuliano Poletti

Ministro del Lavoro

Giuliano Poletti
Giuliano Poletti

 

 

 

 

 

 

 

È il più vecchio del Governo, ma questo è solo un dettaglio: piazzare al lavoro il Presidente della Legacoop, dopo anni in cui il sistema cooperativo è stato additato da tanti imprenditori come un concorrente che gioca con regole diverse, appare più una provocazione che una rivoluzione. La questione assume un profilo preoccupante pensando che Poletti declinò l’invito alla Leopolda per “non compromettere la Legacoop con la sua presenza”: i maligni pensano che andare alla Leopolda ci si etichettava portando a casa nulla, andando al Governo qualcosa magari si porta a casa. Come? Chi ha gridato “conflitto d’interessi” laggiù in fondo?

Voto: 4

Roberta Pinotti

Ministro della Difesa

Roberta Pinotti
Roberta Pinotti

 

 

 

 

 

 

Visto che Mario Mauro non ha più un partito, allora tanto vale rottamarlo, e portare a casa anche il dicastero della Difesa. Anche qui, come Martina, lei si trova al posto giusto nel momento giusto.

Voto: 6

 

Federica Mogherini

Ministro degli Esteri

Federica Mogherini
Federica Mogherini

 

 

 

 

 

 

Quanto è brava la Bonino, quanto è in gamba Emma, quanto è esperta nelle relazioni internazionali; ok, ma quanti voti ha in Senato? Nessuno. Et voilà, asfaltata. Ora Emma lamenta che servirebbe stile, evoca le buone maniere e bla bla. Ma di cosa parliamo? Del nulla, visto che la povera Emma ancora l’altro giorno, durante un comizio di addio in Piazza Argentina, elogiava le doti di chi è stata scelta al suo posto, e per tutta risposta oggi, il neo Ministro, sul caso Marò dichiara:”sono stati compiuti troppi errori”.

D’altro canto non è nuova ai cambi repentini e ai voltafaccia, visto che di Renzi ebbe a scrivere un tweet velenoso:”Renzi ha bisogno di studiare un bel po’ di politica estera, non arriva alla sufficienza temo #terzaelementare”. Una che ci vede lungo?

Voto: 5

 

Pier Carlo Padoan

Ministro dell’Economia

Pier Carlo Padoan
Pier Carlo Padoan

 

 

 

 

 

 

 

Questo è il posto che non voleva nessuno e che, probabilmente, nessuno dall’Italia ha scelto. Un nome che sa tanto di imposizione dall’alto, quando con “alto” intendo non solo da poteri superiori, ma anche un livello superiore dal punto di visto geografico: l’Europa. E che poco o nulla c’entri con le altre pedine, tanto da farle apparire mezze comparse di una carnevalata, lo testimonia il fatto che Padoan non è arrivato nemmeno per il giuramento. Questo tecnicamente si chiamerebbe “commissariamento”.

Voto: 4

 

Angelino Alfano

Ministro degli Interni

Angelino Alfano
Angelino Alfano

 

 

 

 

 

 

 

Questo qui è quello che si crede un leader, e per di più del centro destra, grida ai comizi che lui farà la rivoluzione liberale che Berlusconi ha fallito; qualcuno lo svegli e gli ricordi che l’unica rivoluzione che ha fatto è di prendere dei voti di destra per garantire la permanenza al Governo dei comunisti. Un errore della storia, lui intendo, oltreché le sue scelte, che il tempo correggerà. Spazzatelo via!

Voto: 2

 

Graziano Delrio

Sottosegretario alla presidenza del Consiglio

 

Graziano Delrio
Graziano Delrio

 

 

 

 

 

 

 

Avevo maturato qualche dubbio, nel leggere la sua riforma delle Province, dubbio che poi è diventato certezza assistendo al suo esordio mediatico dalla Annunziata, con quell’idea di tassare i Bot; l’anagrafe deve aver dimenticato una vocale, non siamo di fronte a Delrio ma a un Delirio. Sei un Sindaco, hai subito decenni di tagli indiscriminati, sei nel nuovo Governo da un giorno, e la prima cosa che ti viene in mente di dire non è rivendicare tagli drastici per la macchina dello Stato, non fosse che per un mero desiderio di vendetta, ma te ne esci con questa baggianata delle 30 euro da sfilare ad una vecchietta, che tanto mica muore di fame. In fatto di comunicazione sta agli antipodi del suo presidente, ma avrà almeno letto “La fattoria degli animali” questo Delrio? Inadeguato.

Voto: 4

 

Matteo Renzi

Presidente del Consiglio

Matteo Renzi
Matteo Renzi

 

 

 

 

 

 

 

Il “bomba”, come lo chiamavano i compagni di scuola, stavolta ha fatto proprio il colpo grosso. Ed in fondo, proprio di un “cazzaro” pare che l’Italia abbia bisogno; uno di quelli capace di rassicurarti che ha sempre la soluzione in tasca, anche quando non sa che pesci pigliare. In questo Renzi, bisogna riconoscerlo, è inarrivabile. Lui si credeva tanto Obama, gli altri lo credevano tanto Blair, alla fine rischiamo di ritrovarci il solito democristiano.

Credo comunque si sbagli chi si illude che il ragazzo si brucerà, perché in realtà il suo schema potrebbe essere ancora vincente; l’obiettivo è sparare un dodici mesi di annunci e spacconate, condite qua e là da qualche episodio alla libro cuore. Dopodiché, raggiunto il nulla, come peraltro il nulla ha ottenuto con la riforma elettorale che doveva fare in un mese, farà saltare il banco, incolpando i vecchi politici che non gli fanno realizzare le cose. E così si presenterà alle elezioni, con l’idea di uno che le cose le avrebbe fatte, se solo avesse avuto i numeri: e se vincerà le elezioni poi si vedrà, c’è sempre una bomba più grande da sparare. C’è un solo rischio, caro Matteo, in questo progetto: la fame del popolo.

Voto: 5