Fecero scalpore le dimissioni della Senatrice Giovanna Mangili, sconosciuta capolista del Movimento 5 Stelle nella lista Senato Lombardia; le annunciò fin dalla prima seduta di insediamento, senza nemmeno presentarsi. “Mi dimetto”, fece sapere tramite il marito portavoce, per rispondere alle critiche mosse dai suoi stessi colleghi di Movimento che l’accusavano di avere tramato per ottenere più voti nelle famose parlamentarie grilline. Che fegato questa Mangili, hanno pensato un po’ tutti, che coraggio, che eroismo, rinunciare allo scranno di Senatrice per dimostrare che l’onore vale di più dell’agognato seggio, dello stipendio, delle prebende. Applausi. Giù il cappello.
Iniziò così questa strampalata XVII Legislatura, nel segno delle dimissioni, e le cronache di questi giorni paiono confermarci che le dimissioni continuano a conquistare la scena politica, simbolo del sacrificio estremo, il più alto, quello con cui si mette in gioco la “cadrega”.
Sapete che fine ha fatto la Senatrice Mangili una volta inviate le dimissioni? Sta ancora lì, seduta al suo posto; dopo un mese di “purgatorio” nel Gruppo Misto del Senato è ritornata al Gruppo del Movimento 5 Stelle, come se niente fosse, come se nulla fosse successo. Le dimissioni? Respinte dall’aula. E l’allora Capogruppo grillino Vito Crimi ebbe a bollare addirittura come “crudele” il voto con cui si respingevano le dimissioni, per la verità prive di solide motivazioni.
“Sono costernato dalla crudeltà dimostrata in questa aula nei confronti di una persona che sta cercando di esercitare un suo diritto, quello di rinunciare a un mandato. Giovanna Mangili ha dichiarato sin dall’inizio l’intenzione di rinunciare. Non capisco questo atteggiamento. È venuta in quest’aula per spiegare ed evidentemente ha parlato sentendosi emozionata. Evidentemente non siete abituati a persone che decidono di lasciare un posto perché non se la sentono. Le persone che non rispettano le istituzioni sono quelle che hanno 3-5 poltrone insieme e non vi vogliono rinunciare”.
Poi il tempo scorre, la “crudeltà” di dover subire il posto da Senatore diventa sempre più sopportabile, evidentemente. Piuttosto che di dimissioni dovremmo parlare di “annuncio di dimissioni”, che significa trasformare un atto eticamente nobile nella più villana forma di presa in giro; una cialtronata. Il giochino tuttavia funziona, visto che difficilmente qualcuno ti chiederà mai di rendere conto della tua “promessa” di dimissioni.
Allora è con un sorriso che dovremmo accogliere l’ennesimo annuncio di dimissioni, questa volta di massa, da parte di un gran numero di parlamentari; c’è da scommetterci finiranno in niente, come tutte le dimissioni, come il gesto eroico della Senatrice Mangili, dimessa il primo giorno e ancora in carica. Coerenza grillina, stile italiano.
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