L’apartheid degli insegnanti del Nord

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L’apartheid è stata una pratica odiosa, con cui in Sud Africa si attuò una segregazione disumana e intollerabile dei cittadini neri, a cui era precluso ogni diritto ed ogni spazio nella vita civile. Se eri nero non contavi praticamente nulla.

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Apartheid significa letteralmente separazione; separare un gruppo culturalmente ed etnicamente diverso per escluderlo da alcuni ambiti della vita civile. L’apartheid è un crimine contro l’umanità fin dagli anni ’70.

Wikipedia ci da anche un interessante significato estensivo del termine

Per estensione, il termine è oggi utilizzato per rimarcare qualunque forma di segregazione civile e politica a danno di minoranze, ad opera del governo di uno stato sovrano, sulla base di pregiudizi etnici.

Quindi, se vi dicessi che in un tal Stato vi è un governo che decide di escludere da un importante settore della vita civile -come per esempio quello della scuola- le genti nate in una determinata zona di quello stesso Stato, converremmo tutti che potremmo tranquillamente sostenere che in quel tal Stato si stia attuando una pratica perlomeno simile all’apartheid.

E se vi dicessi che questo Stato è proprio il vostro, cioè l’Italia? Come reagireste? Probabilmente reagireste con scetticismo. E allora non mi resta altro da fare che darvi la prova che purtroppo questo Stato che discrimina, che attua pratiche simili all’apartheid, è proprio lo Stato italiano.

Sul sito dell’Ufficio Scolastico della Lombardia sono stati recentemente pubblicati gli elenchi (scaricabili da qui) dei docenti e le relative sedi assegnate, che hanno beneficiato di nuovi contratti a tempo indeterminato. Cioè quello è l’elenco di tutti i nuovi professori che i vostri figli si troveranno nel nuovo anno scolastico per la secondaria di I e di II grado.

Come ho già avuto modo di raccontarvi (per esempio qui) la strombazzata «Buona Scuola» di Renzi non ha fatto altro che confermare (e forse pure peggiorare) quell’odioso apartheid che da anni subiscono i nostri insegnanti del Nord.

Mi sono infatti preso il disturbo di unire tutti i nominativi ricompresi in questi numerosi elenchi, unendoli in un’unica lunga lista. Qui potete vedere il risultato.

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Nelle sole province di Monza e Milano i nuovi docenti assunti in ruolo -tutti provenienti dalle graduatorie ad esaurimento- sono la bellezza di 311. E quanti di questi insegnanti, secondo voi, sono nati in Lombardia? Su 311 docenti (trecentoundici!!!) solo 2 sono nati in Lombardia. (E se proprio volessimo essere pignoli, dovremmo far notare che anche queste uniche due mosche bianche reclutate in Lombardia portano cognomi tipicamente meridionali, ma questo è un dettaglio).

Ora, nessuno vuole naturalmente mettere in dubbio la preparazione di questi professori, sono e saranno sicuramente tutti preparati e qualificati, non è questo il punto.

La questione drammatica è che non è tollerabile che ad un insegnante che ha la «sfortuna» di essere nato in Lombardia gli sia automaticamente preclusa ogni possibilità di assunzione. Tutto ciò è discriminatorio e razzista, ed è una pratica del tutto simile a quella dell’apartheid. Il solo fatto che venga attuato contro una zona notoriamente più ricca – crisi permettendo – non cambia di una virgola la gravità di questo sistema criminale.