Per favore, solo un congresso

Condividi articolo

Qualcuno dovrebbe tirare il freno, si rischia di svegliarci il 22 con troppe ferite insanabili

congresso

C’è in giro un clima che non è per niente buono tra noi. Tra noi militanti, tra noi leghisti e tra noi padani. Non so perché alla fine va sempre a finire così. Potrebbe essere che noi non siamo poi tanto abituati a congressi con più candidati, sarà che non siamo abbastanza maturi, certo non riusciamo proprio ad imparare dai nostri errori. In queste ore, dove ci si sfida a suon di selfie, post violenti e meme vari, dovremmo domandarci se sia davvero necessario ridurci a queste cose? Lo è? Non credo.

E non serve fare l’analisi speciosa per capire chi avrebbe iniziato per primo. Non siamo all’asilo e poi non c’è mai uno che inizia per primo in queste cose.

L’unica cosa certa è che questo è un film che si ripete, tutte cose già viste, con gli attori che si scambiano i ruoli, con tante cose dette e fatte, di cui poi qualcuno se ne vergognerà o se ne pentirà. Perché è già successo. Fidati. Poi inutile rammaricarsi il giorno dopo, il mese dopo o l’anno dopo. Pensarci prima? Eddai. Se poi ci si illude che tutto finirà lunedì 22 maggio, o si è ingenui o si è in malafede. Non finirà tutto il 22 maggio. Da lunedì inizierà a covare la frustrazione, la rivalsa, il malessere. Succede così quando si avvelenano dei rapporti e quando ci si mette di impegno a esacerbare inutilmente gli animi. Dopo è difficile cancellare e superare. Dopo è difficile ritrovarsi come comunità, a mettere manifesti insieme, a distribuire volantini la settimana successiva per le elezioni dell’11 giugno. Dopo continui a vedere il nemico tra i tuo fratelli, e qualcuno come nelle migliori faide attende solo la vendetta. Succede così quando si vive un congresso come una battaglia, una guerra, un duello, o più banalmente una finale di Champion’s League. Io sono del Milan, tu dell’Inter, l’altro della Juve. E allora scambiamoci insulti e diamoci botte. Perché la cosa che fa rabbia non è tanto l’asprezza e la durezza del confronto, che può anche starci se è un confronto acceso tra tesi e linee politiche diverse. Ma qui non c’è niente di tutto questo. La maggior parte dei militanti non conosce nemmeno i programmi dei candidati, anche perché dove e come potrebbero leggerli? Dove e come sono stati illustrati? Tutto si riduce ad uno scontro tra fazioni, tra bande, tra squadre, che tra l’altro leggendo alcuni post sembrano più squadracce. Io penso che qualcuno dovrebbe tirare il freno, qualcuno che conta, qualcuno che può farlo. Perché stiamo scegliendo tra due leghisti e perché siamo tutti della Lega. E soprattutto perché altrimenti dopo le ferite è difficile rimarginarle. Molto difficile. Svolgiamo un Congresso, solo un Congresso, altrimenti il 22 sarà l’inizio della fine. E voglio sperare e credere che nessuno si ponga questo come obiettivo.