Mozione urgente in provincia: subito un censimento e registro dei centri islamici

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moschea-milano-3 (1)Siamo in piena emergenza in tutta Europa, inutile negarlo. Siamo sotto una minaccia costante e sotto attacco di alcuni gruppi che hanno dichiarato guerra all’Europa e al mondo libero. E non solo per la strage di Parigi, dove sono stati uccisi i giornalisti di Charlie Hebdo ed altre vittime tra poliziotti e ignari cittadini. Le operazioni di ieri in Belgio confermano che siamo ormai oltre le dinamiche legate ad un singolo attentato, seppur eclatante. Ecco perché l’allerta è massima anche in Italia, ecco perché tutti sono chiamati a fare la loro parte, ecco perché non possiamo ancora una volta fare finta di nulla, o peggio minimizzare.

Anche la Brianza non si può tirare indietro, perché sul suo territorio vivono realtà già da tempo attenzionate dagli investigatori nazionali ed internazionali, come ricordato dalla stampa locale in questi giorni.
Proprio per questo, non possiamo e non dobbiamo ignorare l’appello accorato, registrato subito dopo la strage di Parigi, dal portavoce dell’associazione Minaj Ul Quran di Desio, Ashraf Mohammed Koakhar.

Quest’ultimo, oltre a condannare fermamente ogni atto violento, invita le istituzioni e le forze dell’ordine, ognuno per quanto di competenza, a mettere in campo ogni azione necessaria al fine di aiutarli nell’attività di controllo dei loro centri.

Siamo d’accordo, come siamo anche d’accordo nel pensare che la poca conoscenza sia il primo presupposto, spesso, da cui nascono e si sviluppano sentimenti di paura e di xenofobia. Oltretutto la città di Desio, in passato, è stata già crocevia di alcuni elementi legati, o che si sospettava essere legati, ad organizzazioni criminali straniere; come si scoprì nei giorni successivi alla strage di Londra. A Desio risiede da anni una numerosa comunità pakistana, e più in generale si sconta una cospicua percentuale di stranieri residenti. Spesso nelle cronache si è fatto riferimento a possibili pericoli, e spesso Desio è stata additata come realtà tra le più controllate. Ecco allora perché, lo ripeto, sarebbe veramente miope e sbagliato non raccogliere il grido d’aiuto che arriva dagli uomini delle comunità stesse.

COSA POSSONO FARE LE ISTITUZIONI
Questo è il motivo per cui abbiamo presentato una Mozione urgente in Consiglio Provinciale, (il testo lo trovate qui) in cui chiediamo una semplice cosa: la Provincia risponda all’appello e faccia la sua parte. Ashraf Mohammed Koakhar si rivolge esplicitamente alle istituzioni, quindi a comune e provincia. E noi dobbiamo rispondere. Cosa fare quindi? La nostra proposta è semplice: la Provincia coordini e stimoli il lavoro dei comuni coinvolti (dove sono presenti comunità islamiche), e si attui un censimento di tutte le realtà presenti sul territorio. Comunità e associazioni islamiche, luoghi atti o adibiti a spazi di preghiera. Questo censimento sarà poi utile a formare un registro,che dovrà essere reso pubblico e facilmente consultabile. Questo strumento permetterà di aumentare la conoscenza reciproca e di diminuire la diffidenza, rendendo più difficile, ad alcuni elementi, lavorare nell’oscurità e nascondere eventuali attività illecite.

Si dovranno raccogliere informazioni il più dettagliate possibile: il numero e la dislocazione dei centri, i responsabili e l’organigramma, il numero di iscritti e di persone che frequentano regolarmente, il tipo di attività svolte, la frequenza con cui ci si incontra. Dobbiamo conoscere quali sono i centri islamici a maggioranza sunnita e quali sciita.

CHI FINANZIA E COSA
C’è poi tutto l’aspetto legato ai finanziamenti, ai collegamenti e alle affiliazioni. Dobbiamo sapere da dove arrivano i flussi finanziari di ogni centro, per costituirlo e per mantenerlo, chi sono i proprietari oltre ai responsabili e ai portavoce. Indispensabile è poi sapere se esistono e quali sono i collegamenti con organizzazioni o gruppi residenti in stati esteri o nel caso direttamente con i governi stessi. Infine conoscere a quali sigle e organizzazioni italiane di categoria e rappresentanza sono iscritti.

CENSIMENTO VOLONTARIO
Per chi subito, immagino, obietterà e solleverà i legittimi profili di incostituzionlità, e di limitazione delle libertà e del diritto di eguaglianza, rispetto ad altri gruppi religiosi, chiarisco subito. Il censimento dovrà essere su base volontaria, rispondendo proprio ad una richiesta che, in maniera intelligente, arriva dagli islamici stessi, che ben comprendono i rischi di possibili infiltrazioni. D’altro canto già in passato, per lo più inascoltati, si sono mostrati d’accordo e favorevoli ad un censimento, diversi esponenti del mondo islamico, come il presidente stesso dell’UCOII Izzedine El Zir.

PERCHÈ COMPETE ALLA PROVINCIA?
Si dirà, come spesso si è tentato di fare, che sia prerogativa dello Stato, delle forze di polizia, e che non è interesse degli enti locali tenere un registro di questo tipo. Credo invece il contrario. In questi casi, con fenomeni legati a realtà capillari e spesso difficili da censire, proprio il comune rappresenta l’avamposto più vicino, l’istituzione che meglio riesce a raccogliere questo tipo di informazioni in maniera puntuale. Naturalmente l’attività, se lasciata ad ogni singola realtà comunale potrebbe risultare onerosa e dispersiva, ecco allora che la Provincia, anche e soprattutto come ente di area vasta, sia il soggetto più indicato per portare avanti un’iniziativa di questo genere. E poi, perché aspettare Roma, quando i centri islamici chiedono aiuto a noi? Muoviamoci, siamo già in ritardo.

 

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Mozione censimento centri islamici

 

Una risposta a “Mozione urgente in provincia: subito un censimento e registro dei centri islamici”

  1. […] discuteremo in Consiglio Provinciale una mia mozione «urgente», presentata più di otto mesi fa, il 16 gennaio […]