La (buona) scuola che discrimina il Nord

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Vi siete mai chiesti per quale assurdo motivo le nostre scuole del Nord, fin dal dopoguerra (e forse anche prima), siano piene zeppe di insegnanti del Sud che vengono «deportati» (per utilizzare una terminologia adoperata dai sindacati stessi) qui da noi in Padania? Credete forse sia solo frutto del caso che noi, per esempio, possiamo raccontare di aver assistito agli stessi inciampi lessicali di improbabili professori e maestre del Sud che rendevano allegre le mattinate dei nostri padri? E sarà sempre un caso che stranamente queste esperienze siano poi le stesse che stanno vivendo molti dei vostri figli?

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Non è un caso. Chi controlla la scuola controlla l’educazione delle nuove generazioni. Perché solo attraverso la scuola si può cercare di resettare completamente la cultura, la storia, la lingua e le tradizioni di un popolo, il nostro in questo caso, per sostituirle con qualcosa di magari più coerente rispetto alla cultura mediterranea.

Si attua dunque una deportazione di lavoratori per compiere un genocidio culturale. Parole forti, ma che rendono bene l’idea. Questa, credetemi, è davvero l’unica spiegazione al fatto che possa capitare, come capita spesso, che vostro figlio tornando da scuola, vi racconti che la maestra ha chiesto al suo compagno di «salirgli il libro».

Per una volta sono quindi d’accordo con i sindacati della scuola: è assurdo «deportare» gli insegnanti fuori dalla loro provincia, tantomeno incentivare l’ennesimo esodo di massa di professori dal Sud al Nord. Noi dobbiamo cercare di difenderci, abbiamo subito troppo e troppo in silenzio. Abbiamo diritto che i nostri figli trovino a scuola insegnanti che perlomeno siano residenti nella provincia (o in quelle immediatamente limitrofe) e abbiamo diritto che i nostri insegnanti precari del Nord, e sono tanti, non si vedano sempre e costantemente scavalcati da chi arriva puntualmente dal Sud con la valigia in mano.

E invece purtroppo accade ancora, anzi con Renzi è accaduto pure peggio. Ho ricevuto qualche giorno fa una lunga lettera da una insegnante precaria, per sua sfortuna residente in Brianza: Laura (nome di fantasia, altrimenti rischierebbe il linciaggio di alcuni colleghi) spiega bene come il famoso decreto «la Buona Scuola» di Renzi, sia invece un vero e proprio atto discriminatorio perpetrato, ma guardo un po’ che caso, ancora ai danni degli insegnanti del Nord.

Leggete la sua lettera e indignatevi pure.

Caro Assessore Monti,

Le inoltro una sintesi sulla situazione dei docenti lombardi dopo l’entrata in vigore del DDL ” Buona Scuola”.

Proprio qualche giorno fa sono stata contattata da una Scuola, dove ho preso servizio, ma con contratto ancora provvisorio, in attesa si definiscano in via definitiva  i movimenti dei docenti del Sud, previsti dalla fase C del DDL Buona Scuola.

La ringrazio di cuore della disponibilità che dimostrerà nei miei confronti e per l’attenzione che vorrà avere per un tema così importante per la Lombardia, una regione che è già dotata di un proprio organico di docenti ed educatori, tutti competenti e preparati, e che, quindi, non ha alcun bisogno di doverli importare dal Sud.
Il reclutamento dei docenti avviene tramite l’utilizzo di tre diversi tipi di graduatoria:
– graduatorie di merito
– graduatorie ad esaurimento
– graduatorie d’Istituto
Graduatorie di merito

Nelle graduatorie di merito sono presenti i docenti vincitori di concorso pubblico a cattedre.
Graduatorie ad esaurimento
Nelle graduatorie ad esaurimento sono iscritti i docenti provvisti di abilitazione all’insegnamento conseguita nelle SSIS, ossia le Scuole di Specializzazione all’Insegnamento Secondario, che sono state appositamente aperte nell’anno accademico 1999-2000 (ministro Berlinguer) e poi definitivamente chiuse nel 2008-2009, oppure, ma solo se già insegnanti con gg. di servizio prestato nelle scuole, attraverso un Percorso Abilitante Riservato.

Queste graduatorie, che sono strutturate su base provinciale, sono ad esaurimento perché dal 2008, cioè dalla chiusura delle SSIS, non è più possibile inserirsi.

Graduatorie di Istituto
Le graduatorie di istituto sono articolate in 3 fasce:
– I FASCIA comprende i docenti iscritti nelle Graduatorie ad esaurimento;
– II FASCIA comprende i docenti abilitati, ma non iscritti nelle Graduatorie a esaurimento. Si tratta sempre di docenti in possesso di abilitazione all’insegnamento conseguita attraverso la frequenza del TFA (Tirocinio Formativo Attivo) oppure del PAS ( Percorso Abilitante Speciale), ossia percorsi specifici di preparazione all’insegnamento che sono stati attivati dopo il 2008, cioè dopo la chiusura delle SSIS (Scuole di Specializzazione all’Insegnamento Secondario), e che di fatto le hanno sostituite nella formazione di docenti abilitati;

  • III FASCIA comprende i docenti non abilitati in possesso del titolo di studio (laurea) valido per l’accesso all’insegnamento.

Il Dirigente Scolastico attinge dalle graduatorie di istituto per:
– supplenze annuali o fino al termine delle attività didattiche per la copertura delle cattedre e posti d’insegnamento vacanti e disponibili entro la data del 31 dicembre, che rimangano presumibilmente tali per tutto l’anno scolastico, non coperte a causa dell’esaurimento della corrispondente graduatoria;
– supplenze temporanee per la sostituzione di personale temporaneamente assente;
– supplenze per la copertura di posti divenuti disponibili dopo il 31 dicembre.
Già prima del DDL di Renzi, le immissioni in ruolo erano soltanto destinate ai docenti inseriti nelle graduatorie di merito (50%) e nelle graduatorie ad esaurimento (50%) .

Negli ultimi vent’anni si è pertanto perpetrata un’arbitraria ed ingiustificata disparità di trattamento tra i docenti che si sono abilitati nelle SSIS (Scuole di Specializzazione all’Insegnamento Secondario) e che sono stati inseriti nelle Graduatorie ad Esaurimento e, dunque, destinati ad un’assunzione in ruolo senza concorso, e quelli che si sono abilitati negli anni successivi alla chiusura delle SSIS, attraverso TFA o PAS, e che, pur in possesso dello stesso titolo di abilitazione, conseguito attraverso un analogo percorso di formazione, addirittura frequentato nelle stesse Università e con gli stessi docenti, possono accedere al ruolo solo dopo superamento di un concorso. Perché questa disparità di trattamento fra abilitati all’insegnamento?

Come per le SSIS, anche il TFA e il PAS sono state, infatti, Scuole attivate dal Ministero dell’Istruzione per preparare i laureati ad insegnare nelle scuole medie e superiori, Scuole che i futuri docenti hanno pagato di tasca propria (solo il costo per l’iscrizione è stato a Milano di 1500 euro, cui poi si deve aggiungere il costo dei libri di testo, del materiale didattico…) e che hanno comportato, a MILANO, una frequenza obbligatoria dei corsi per quattro giorni alla settimana (dalle 14.30 alle 18.30), nonché per la classe di concorso di Lettere 9 prove di esame, sia scritte che orali ( quindi 18 esami!!), un percorso didattico finale da presentare in power point e una tesi scritta da discutere in una Commissione con tanto di relatore e controrelatore; mentre per la classe di concorso di Matematica gli esami da sostenere sono stati addirittura 13, SEMPRE SIA IN FORMA SCRITTA CHE ORALE, per un totale di 26 prove, SERIE, CON TANTO DI BOCCIATI!!!

Non è surreale che proprio lo Stato, e cioè il soggetto ideatore di questi percorsi di abilitazione all’insegnamento, non tenga conto delle abilitazioni all’insegnamento conseguite post 2008 per le immissioni in ruolo?

E’ come se, per gli esami di Stato che disciplinano l’accesso alle libere professioni, si abilitassero pienamente all’esercizio della propria attività professionale soltanto i medici, gli avvocati, gli ingegneri, gli architetti che hanno superato le prove d’esame entro una certa data, mentre tutti quelli che si sono abilitati negli anni successivi e che sono stati obbligati a sottoporsi alle stesse prove d’esame dei colleghi più anziani che li hanno preceduti, non vengono immediatamente abilitati all’esercizio della libera professione, ma solo dopo superamento di un ulteriore concorso….

Ecco, negli ultimi dieci anni il Ministero dell’Istruzione ha predisposto nuovi percorsi di abilitazione all’insegnamento, che hanno sostituito le vecchie SSIS, ma che poi lo stesso Ministero non riconosce più validi nel momento di immettere in ruolo quei docenti che si sono abilitati seguendo quei percorsi….

A fronte di una situazione già abbastanza pasticciata, cosa è accaduto di ancor più grave, dopo l’entrata in vigore del DDL Buona Scuola di Renzi?

Con il DDL di Renzi la già critica situazione dei docenti abilitati con TFA e PAS, per lo più in servizio al Nord, è precipitata perché, a copertura annuale delle cattedre vacanti delle regioni settentrionali (Lombardia in testa!!!), sono stati immessi in ruolo quei docenti inseriti nelle Graduatorie ad Esaurimento e nelle Graduatorie di Merito delle regioni meridionali (soprattutto Campania e Sicilia !!), utilizzando un criterio di nomina non più su base regionale (addio federalismo!!!), ma nazionale, gestito a livello centrale da un cervellotico algoritmo matematico.

Per dar modo a questi docenti di trasferirsi comodamente al Nord ed organizzare al meglio la loro “salita”, per quest’anno il Ministero ha disposto che potranno restare al Sud ed accettare un incarico di supplenza annuale vicino a casa, ma dall’anno prossimo dovranno prendere effettivo servizio nelle nostre scuole.

E noi docenti del Nord, laureati e abilitati a pieni voti, da anni in servizio nelle scuole statali, che fine faremo? Saremo destinati a fare gli eterni supplenti dei docenti del Sud, quando invece abbiamo una solida preparazione culturale, nonché titoli conseguiti con fatica e studio serio che ci consentono di insegnare bene e certamente meglio di quanti sono stati ritenuti da questo governo i soli meritevoli di accedere al ruolo perché inseriti in una graduatoria di favore.

Si segnala, inoltre, un’altra assurdità che il Ministero dell’Istruzione imperterrito continua ad avvallare e che assume, purtroppo, per chi la subisce sulla propria pelle, i toni tragici della beffa.

E’ prassi, soprattutto diffusa tra i docenti meridionali, far lievitare il proprio punteggio in graduatoria grazie a degli pseudo-corsi telematici, tutti a pagamento, che sono delle vere e proprie “patacche” senza alcun valore culturale, ma che, stranamente, il Ministero dell’Istruzione riconosce come validi a fini dell’acquisizione del punteggio.

Lo stesso Ministero dell’Istruzione, però, non riconosce alcun punteggio ad un titolo serio, quale, ad es., l’abilitazione alla professione di biologo e questo lascia davvero sconcertati, perché non si comprende la ragione per cui un Esame di Stato, che è strutturato secondo le indicazioni ministeriali sotto forma di prova scritta, orale e pratica ed il cui superamento, a VARESE, ha richiesto mesi di studio, sia considerato alla stregua di carta straccia!!!

Concludo citando le parole pronunciate dall’on. Pittoni, responsabile Istruzione della Lega Nord: «Il problema si poteva evitare pescando non solo dalle graduatorie ad esaurimento, ma anche da quelle di istituto, cancellando così la discriminazione oggi esistente tra diversi tipi di precariato. Se “Buona scuola” non voleva essere solo uno slogan da campagna elettorale, doveva consentire il reclutamento dei docenti più formati e con maggiore esperienza, al di là dalla graduatoria di appartenenza. Renzi ha preferito prendere gli insegnanti da un’unica lista, escludendo quelli bravi e preparati presenti nelle altre. A questo punto, però – conclude Pittoni -, si eviti almeno di parlare di qualità».

Una risposta a “La (buona) scuola che discrimina il Nord”

  1. […] ho già avuto modo di raccontarvi (per esempio qui) la strombazzata «Buona Scuola» di Renzi non ha fatto altro che confermare (e forse pure […]