(in)Coerenza grillina: non dovevano andare in TV e ci vanno, dovevano prendere 2500€/mese e ne prendono il triplo, dovevano restituire i soldi ma non si sa dove

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grilloCapitolo IV “Trasparenza” del Codice di comportamento degli eletti del MoVimento 5 Stelle in Parlamento, IV punto: “Evitare la partecipazione ai talk show televisivi”. Eppure nelle emittenti televisive della Penisola le comparsate grilline, ormai, non sono più così rare; il 19 settembre scorso la neo Capogruppo al Senato Paola Taverna era ospite della tavola di Lilly la rossa e del suo “Otto e Mezzo”. Conduttore, ospite e giornalista che dibattono di politica; difficile non considerarlo un talk show, nemmeno per i meno rispettosi dell’ortodossia pentastellata.

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, si sa, ma dopotutto a noi che ci frega se questi vanno o meno ospiti ai dibattiti televisivi? Meno di zero, nulla, anzi, probabilmente il fatto che abbiano iniziato a occupare con una certa frequenza gli studi televisivi, è semplicemente la conferma dell’insensatezza della regola vergata nel loro stesso codice.

Altro capitolo e tutt’altro interesse, invece, per la questione dell’indennità; la cosa ci stuzzica non tanto perché ci siano di mezzo i soldi, bensì perché questi hanno menato il torrone per tutta la campagna elettorale sostenendo che avrebbero percepito solo 2.500€/mese, restituendo il resto. Così infatti recitavano i loro manifesti, nonostante si scoprì subito che lo stesso Codice di Comportamento diceva tutt’altro, ovvero la possibilità di arrivare a oltre 10.000€/mese (come avevo già documentato in questo post); montata la polemica i grillini corsero ai ripari, aggiustando le proprie regole in corsa, limitandosi però a pretendere dagli eletti di non percepire le spese telefoniche e di spostamento (poco più di 1000€) , oltre al già citato taglio di 2.500€ dell’indennità.

Ai “cittadini” del M5S, nuove regole alla mano, continuava ad essere concesso il ritiro dell’intera diaria (3.500 euro) e dei rimborsi per i rapporti con gli elettori (altri 3.600 euro), questi ultimi solo nella misura delle spese con la famosa “giustificazione”. Poco? Tanto? Probabilmente in linea con le decurtazioni previste da altri Movimenti e Partiti. La questione, comunque, non appassiona; piuttosto sarebbe importante capire chi, dove e quando queste fantomatiche “rinunce” avrebbero preso forma e soprattutto “luogo”?! E qui viene il bello, anzi il brutto forse: ad oggi non è dato sapere dove dovrebbero essere destinate queste risorse a cui, almeno sulla carta, i parlamentari di Grillo dovrebbero rinunciare, così come non si riesce a capire dove poter leggere i famosi giustificativi delle spese dei Deputati e Senatori, anzi, dei nostri dipendenti, come amavano etichettare gli avversari.

Sarà mica che siano tutti così sfortunati da smarrire in continuazione il borsellino? Come sostenne la povera ex capogruppo Lombardi? Di certo la coerenza e la decenza, quelle si, un poco sono state smarrite.