La dolce dittatura della nuova democrazia PD in Brianza

Condividi articolo

Succede in Brianza. “Dittatura dolce è un ossimoro con il quale cerchiamo di configurare un’entità politica inconsueta ma reale”. Così scriveva Eugenio Scalfari in un suo editoriale domenicale nel lontano, ma nemmeno troppo, 11 maggio 2008. Rispolvero questo concetto a distanza di anni, perché proprio una dolce dittatura si sta insediando al comando della nostra amata Provincia di Monza e della Brianza, sotto la regia di Gigi Ponti, che si dimostra tanto spietato politicamente quanto all’apparenza mite e gentile.
Si è già detto dell’affaire Bea-Cem, dove sta imponendo ai comuni di mezza Brianza l’approvazione in tempi brevissimi di un progetto di fusione di cui i comuni soci sanno poco niente. Un’accelerazione inspiegabile, che non trova ragione in nessuna imminente scadenza da rispettare, ma risponde solo a quella logica spietata di una gestione dirigista, in cui un capo e una ristretta cerchia di potenti decidono e tutti debbono obbedire. Non si spiegherebbe, altrimenti, l’atteggiamento tenuto nei confronti dei sindaci di Desio, Seveso, Lentate e Bovisio Masciago, che alla richiesta ufficiale di rinvio dell’assemblea di BEA (prevista per il 18) si sono sentiti rispondere con un perentorio rifiuto. La decisione è presa, dall’alto, se ci si allinea bene altrimenti la maggioranza va avanti ugualmente, come un carro armato. E la maggioranza oggi è Ponti. Stop, fine dei giochi.
Veniamo alla Provincia. In principio furono gli auspici, i sorrisi, le bella parole. Sarà la Provincia dei Sindaci, diceva Ponti, il Consiglio Provinciale non sarà più luogo di scontro tra maggioranza e opposizione; addirittura nella prima seduta arrivò a dire che avrebbe auspicato che le future riunioni si svolgessero nella sala ex giunta, perché più piccola e raccolta e perché nel nuovo consiglio non esisterà una vera e propria maggioranza e una vera e propria opposizione. Forse adesso si inizia a comprendere il reale significato di queste parole: non esisterà maggioranza e opposizione, perché conta di comandare solo lui e decidere tutto nella segreta stanza del suo ufficio. Noi della Lega, d’altro canto, eravamo stati facili profeti e avevamo capito subito che le buone intenzioni di Ponti erano semplicemente una farsa. Il semplice tentativo di nascondere la vera faccia di un Presidente padrone, che con il malinteso proposito di coinvolgere tutti, vorrebbe in realtà escludere l’intero consiglio, privandolo di ogni spazio.

Ecco la prima prova: lo Statuto.
Domani è stato convocato un consiglio provinciale con all’ordine del giorno la modifica dello Statuto dell’ente. Lo Statuto è il documento più importante di cui si dota un comune o una provincia. Per semplificare potremmo dire, fatte le debite proporzioni, che lo Statuto è per la Provincia ciò che la Costituzione è per lo Stato. Non è un caso che dalla notte dei tempi, perlomeno da quando viviamo in una democrazia, alla stesura dello statuto e successive modifiche, sono sempre state coinvolte le minoranze; a ulteriore testimonianza dell’esigenza che vi sia larga condivisione sul documento, il legislatore ha previsto che per approvare modifiche allo Statuto occorra una maggioranza qualificata dei 2/3 (come recita il TUEL, che non è stato abrogato).
Ponti ha invece agito in maniera inaudita. Non ha costituito la commissione Statuto e Regolamento (cosa che a Milano han fatto da diverso tempo), ha elaborato in proprio un nuovo Statuto e ha convocato il consiglio di giovedì per approvarlo. E nel frattempo ha già calendarizzato l’Assemblea dei Sindaci per lunedì 22, per farlo ratificare. Considera tutti dei passacarte. Certo, di grazia, ha avuto la “sensibilità” di consegnare qualche giorno prima ai capigruppo una copia del testo che ha deciso di approvare.
E qui siamo solo al metodo, mutuato immaginiamo,da una sua recente lettura dei diari del giovane Augusto Pinochet.
I contenuti, se possibile, sono pure peggio. Al di là della cancellazione pressoché totale dei riferimenti storici, culturali e identitari, alla cui stesura (condivisa all’unanimità dal vecchio consiglio) aveva lavorato anche il professor Bertazzini, il testo prevede poteri, pressoché assoluti, in capo al Presidente. Fa tutto il Presidente. Gli altri? Zitti!
Le differenze con lo statuto in via di approvazione a Milano, per esempio, sono macroscopiche, e potete confrontarle con i vostri occhi: qui trovate lo statuto di Milano e qui quello di Monza.
Già il Delrio aveva assorbito pesantemente gli ultimi scampoli di democrazia nelle Province, ma Ponti riesce ad andare persino oltre a quello indicato dal comma 55 dell’art 1 del Delrio.

Non staremo in silenzio. Si protesta
Cosa possiamo fare? Purtroppo poco, perché siamo minoranza e lo siamo perché non è stata data nemmeno la possibilità ai cittadini di votare. Ma quel poco che possiamo fare lo faremo, e fino in fondo. L’appuntamento è per domani, dalle 14.30 daremo battaglia, venderemo cara la pelle perché è in gioco la democrazia e il futuro di tutti noi cittadini. In che modo? Lo scopriremo domani. Sarà fuori moda, ma per qualcuno la democrazia vale ancora qualcosa.