CARNATE “REGALA” LA CITTADINANZA AI FIGLI DI IMMIGRATI. MA SI IGNORA CHE MOLTI STRANIERI NON DESIDERANO RIMANERE IN ITALIA

Condividi articolo

foto
SONDAGGIO SU QUALE PROGETTO HANNO PER IL LORO FUTURO GLI IMMIGRATI IN ITALIA (dati 2008)

Mi trovo costretto a ritornare sulla questione cittadinanza ai figli d’immigrati. Recentemente il Sindaco di Carnate, Brianza est, ha consegnato i primi 4 attestati di “Cittadino Onorario” a figli di immigrati nati in Italia, così come proposto dall’iniziativa dell’Unicef  “Io come Tu”. Il documento ha perlopiù un valore simbolico, buono solo da appendere nel tinello di casa, e per conquistare qualche titolo sui giornali. Nelle prossime settimane, fanno sapere dal Municipio, si procederà nel consegnare medesimi attestati a tutti i 151 figli di immigrati nati in Italia.

È curioso notare che le motivazioni, per cui bisogna attendere, per consegnare la pergamena ai restanti 147 bambini, sarebbero il consenso dei genitori e la difficoltà nel prendere contatto con le famiglie, siccome, si legge, “può avere un rapporto complicato con la lingua italiana”. Insomma, si vorrebbe far diventare cittadini italiani, senza nemmeno averlo chiesto prima, bambini che vivono in famiglie in cui nemmeno si parla l’italiano, di conseguenza, probabilmente, con una scarsa conoscenza delle leggi, della storia, della cultura, usi e costumi di uno Stato di cui si diventerebbe non semplici residenti, bensì, cittadini.

C’è un altro aspetto, che da prova di quanto sia inopportuna l’iniziativa; essendo persona di buon senso, il Sindaco, ha subito compreso che consegnare l’attestato di cittadino onorario solo ai bambini nati in Italia, avrebbe determinato, agli occhi d’innocenti fanciulli, a cui sfugge ogni implicazione che vada oltre al mero omaggio, una discriminazione tra i “fortunati” che ricevono la pergamena, nati in Italia, e quelli giunti qui magari con pochi mesi o anni di vita, che rimarrebbero a mani vuote; per questo il primo cittadino ha fatto sapere che la cittadinanza verrà estesa a tutti i minorenni stranieri di Carnate.

E a questo punto si manda a ramengo anche la presunta volontà di introdurre il principio dello ius soli nella legislazione italiana,  con buona pace di chi pensava si trattasse di una cosa seria. Sarebbe lecito domandarsi quale sia la posizione politica del Sindaco; se anche lo ius soli (cittadinanza per chi nasce su suolo italiano, anche da genitori stranieri) non basta, forse pensa di consegnare il passaporto italiano direttamente sui gommoni in arrivo a Lampedusa? Estremismo ideologico o propaganda dozzinale?

MA IL SINDACO NAVA SI È MAI CHIESTO SE GLI IMMIGRATI VOGLIONO LA CITTADINANZA?

Forse il dubbio avrà sfiorato molti, anche tra i più convinti, quando si è constatato che la metà dei bimbi destinatari della cittadinanza onoraria, 2 su 4, non si sono nemmeno presentati per ritirala durante la pomposa cerimonia organizzata in Consiglio Comunale.

Critico questa iniziativa perché la considero sbagliata nei modi e nei tempi; nei modi, perché non si affronta un tema, delicato e complesso, come quello dell’ottenimento della cittadinanza, tirando in mezzo i bambini, che al contrario, dovrebbero essere sempre difesi, in quanto categoria debole, a prescindere dalla loro cittadinanza. Sbagliata nei tempi, perché in politica è importante tenere conto anche delle priorità, e oggi, nella situazione economica in cui versano tanti cittadini italiani e stranieri che soffrono, la cittadinanza facile agli immigrati non è una priorità, nemmeno per gli immigrati stessi, e rischia facilmente di alimentare sentimenti d’intolleranza.

Ma la cosa più grave è che il Sindaco Nava, così come l’Unicef e tutti coloro che sposano l’iniziativa, ignorano un piccolo, ma determinante, aspetto: essere cittadini italiani non è un desidero condiviso da tutti gli immigrati, tutt’altro.

Nel 2008 il Governo Italiano ha commissionato uno studio che riguardava anche la questione della cittadinanza, realizzato dalla Makno & consulting del Prof. Mario Abis, non certo un pericoloso leghista; i risultati di questa ricerca danno una lezione a chi, credendo, forse, di appartenere a uno Stato in qualche modo superiore o migliore di altri, si arroga il diritto di consegnare cittadinanze senza nemmeno porsi il dubbio se i destinatari abbiano desiderio di riceverla. Questo atteggiamento è senza dubbio retaggio di una cultura tipicamente imperialista; già nell’antica Roma la cittadinanza veniva usata come strumento di controllo politico e per esercitare il proprio potere sulle popolazioni straniere, ne è un esempio la Lex Iulia de civitate, promulgata nel 90 a.c.

Veniamo ai dati statistici, ecco, in sintesi, alcuni risultati del sondaggio:

–       alla domanda su quale sia il loro progetto per il futuro, solo il 26,3% degli immigrati dichiara di voler vivere tutta la vita in Italia, la stragrande maggioranza non vuole rimanere da noi per sempre.

–       alla richiesta sul potenziale interesse, quindi abbastanza generico, di richiedere la cittadinanza, risponde “si” solo il 55,2% degli immigrati (tutt’altro che una schiacciante maggioranza), ma attenzione, subito dopo si evince che il motivo principale, per cui si chiederebbe la cittadinanza, è per non dover rinnovare il permesso di soggiorno, quindi motivi burocratici e amministrativi, non certo per volontà di sentirsi italiani.

–       Il primo dei motivi per cui non interessa richiedere la cittadinanza è la volontà ferma di non rimanere in Italia per sempre

Ricapitolando, qualcuno vorrebbe imporre la cittadinanza italiana a persone che nella stragrande maggioranza dei casi non vuole rimanere a vivere in Italia per sempre, che per buona parte non vuole nemmeno richiedere la cittadinanza e anche la maggior parte di quelli che chiederebbero la cittadinanza, lo farebbero principalmente per evitare le file in questura per il rinnovo del permesso di soggiorno.

Sia chiaro, con questo non credo sia corretto farsi dettare la legislazione sulla cittadinanza dagli immigrati stessi, al contrario andrebbe affrontato il tema con serietà e cautela, è sintomatico però notare come tra gli stessi stranieri vi sia la consapevolezza dell’importanza che ricopre il grande passo di diventare cittadino di uno Stato, molto di più di chi, accecato dall’ideologia, rincorre soluzioni a problemi che non esistono.

Meglio avrebbe fatto, l’Amministrazione di Carnate, a pensare di migliorare i servizi e la vivibilità del proprio Comune, a giovamento di tutta la comunità residente, che siano cittadini italiani o stranieri. Solo così si migliora il percorso di integrazione degli stranieri che hanno deciso di rimanere per sempre in Italia, non regalando la cittadinanza, che deve al contrario essere il coronamento dell’avvenuta integrazione.