Bea-Cem, il Titanic dei rifiuti brianzoli

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Henry Hartley Wallace continuò a dirigere i suoi otto orchestrali fino all’ultimo, accompagnando i naufraghi del Titanic con popolari note di rag-time. La leggenda vuole che fu proprio lui, poco prima che la nave si inabissasse, ad alzarsi per congedarsi così ai suoi musicisti: “signori, è stato un piacere suonare con voi”. Wallace fu ritrovato una settimana più tardi, dalla nave Mackay Bennett; morto, congelato, il suo cadavere stava sul pelo dell’acqua gelida a fianco del suo primo violinista, John Law Hume.

Si è scritto molto sull’orchestra del Titanic, presa spesso e a torto come esempio di menefreghismo e superficialità. Sbagliato. Loro eseguivano degli ordini. Il comando gli ordinò di suonare, perché il rag-time desse ai passeggeri la sensazione che tutto fosse sotto controllo. Abbiamo urtato un Iceberg, ma il Titanic è inaffondabile. Guardate, l’orchestra suona, tutto è tranquillo. Non temete. Suonarono fino all’1:40 di notte, trenta minuti prima che il mega transatlantico di classe Olympic scomparve per sempre. Fino all’ultimo hanno compiuto il loro dovere: dissimulare.

Ho pensato subito a questo episodio, quando ho letto il comunicato stampa congiunto delle società Bea e Cem. La loro idea di creare una grande nuova società pubblica, frutto della fusione tra le due, a cui i comuni potranno conferire in house il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti, si è subito infranta contro due grossi iceberg, nemmeno uno, ma sulla nave imperterriti continuano a suonare del rag-time. D’altro canto i sindaci soci non devono sapere delle enormi falle che imbarcano acqua, bisogna trasmettere fiducia, sicurezza, addirittura audacia. Il Titanic è inaffondabile, si diceva.

È di qualche giorno fa, infatti, la breve nota congiunta con cui le società CEM e BEA, annunciavano trionfalmente il compimento di un “Nuovo passo nel processo di fusione”.
Curiosamente non si è specificato in quale, delle tante direzioni possibili, il passo sarebbe stato compiuto. Io tenderei comunque ad escludere che ci sia mossi in avanti.

ICEBERG NUMERO UNO, CENTRATO!

Avanti con il reg-time, sir. Wallace! Alziamo il volume, e dispensiamo sorrisi. Tranquilli gente, il Titanic è inaffondabile!

Come ho già raccontato qui, durante la vivace assemblea di CEM del 18 dicembre 2014, il notaio incaricato di redigere l’atto, ha fatto sapere che la prima fase di questo “Piano di Aggregazione e Sviluppo”, a cui alcune eminenze grigie lavoravano da mesi, semplicemente non si poteva attuare perché in palese violazione di una precisa norma del Codice Civile (l’art. 2360). E basterebbe questa enorme “gaffe”, così come l’ha descritta il rappresentante del comune di Agrate Brianza in assemblea, perlomeno per avere qualche dubbio sulla bontà del lavoro svolto nel redigere l’intero Piano di Aggregazione; ma evidentemente a molti Sindaci, (non tutti in realtà) sta bene così. Se fossi in loro, però, non dormirei sonni proprio tranquilli.

Dicevo del comunicato di Bea e Cem, che esordisce così:

Nuovo step nel processo di fusione tra CEM Ambiente e BEA. Dopo le Assemblee dello scorso 18 dicembre arrivano i pareri tecnici in merito alla modalità di prosecuzione del progetto e la partenza di un tavolo di lavoro in vista degli ulteriori sviluppi dell’operazione.

Ohibò, e cosa diranno mai di così confortante e tranquillizzante questi pareri tecnici? Nella nota dello studio legale, a cui è stato richiesto il parere, viene a chiare lettere intimato e sconsigliato di dare corso all’operazione a causa della

“contrarietà a norme imperative per di più penalmente sanzionate”

Accipicchia, siamo addirittura nel penale. Questo sta a significare che gli approfondimenti tecnici, che a detta di qualcuno dovevano sgombrare il campo dalle “eccessive” preoccupazioni emerse durante l’assemblea del 18 dicembre 2014, hanno invece confermato la piena e totale illegittimità della Fase 1 del Piano di Aggregazione tra BEA e CEM, che prevedeva proprio uno scambio di azioni attraverso aumento di capitale.

PROVINCIA E COMUNI REVOCHINO LE DELIBERE IN AUTOTUTELA
Questo basterebbe per annullare, come abbiamo già richiesto con la mozione presentata a fine dicembre, tutte le delibere (di comuni e provincia) in autotutela. Cosa che consigliamo nuovamente e caldamente alla Provincia, soprattutto ai tecnici e funzionari che hanno apposto le firme di regolarità tecnica e di legittimità. I legali hanno sollevato come ciò che è stato deliberato sia in palese contrasto con norme imperative e penalmente sanzionabili. Com’è possibile che si attenda oltre? Come fanno ad essere corretti i pareri di regolarità e legittimità apposti?

IL SINDACO DI DESIO SI DOMANDA: DOVE VENGONO PRESE LE DECISIONI?
Chi governa davvero le sorti di queste società? Dove vengono prese le decisioni strategiche per l’azienda BEA? Secondo quanto ha dichiarato il sindaco Corti di Desio, nell’assemblea di BEA del 8 dicembre 2014, è palese come le scelte strategiche della società non vengano prese in assemblea, la sua sensazione è che vengano prese altrove, e lui stesso si chiede dove?
Il sospetto di qualcuno è che ci siamo una ristretta cerchia di persone che decida per tutti, sottoponendo poi a mera ratifica l’assemblea dei soci.

Ora la confusione regna sovrana, tra un pasticcio e l’altro i signori che muovono le fila sopra le teste degli ignari sindaci targati PD, non sanno bene che pesci pigliare.
In realtà con il comunicato di CEM e BEA hanno giocato di rimessa, hanno buttato la palla in avanti sperando di trovare una soluzione. Ma quale sarebbe la soluzione? Fare finta di nulla?
Lo stesso fa la Provincia, che è così in imbarazzo che rimanda nuovamente la discussione della mozione che ho presentato ormai più di un mese fa. Inizialmente si sarebbe dovuto convocare un Consiglio Provinciale il giorno 19 febbraio 2015, così come ci si era accordati nell’ultima capigruppo in cui era presente il Presidente Ponti, salvo poi apprendere della decisione di rinviare il Consiglio, forse, al prossimo 5 marzo. La paura fa novanta?

L’IMPERATIVO È TRANQUILLIZZARE I SINDACI. NON DOVETE TORNARE IN CONSIGLIO.
La nota dei legali, per la verità prosegue indicando altre possibili soluzioni, attuabili in alternativa allo scambio di azioni previsto: si propone nello specifico una Joint Venture tra le due aziende oppure una più complicata operazione su azioni proprie. Possibilità alternative che dovrebbero naturalmente valutare i soci, cioè i sindaci. Dovrebbero, se non fosse che qualcuno, evidentemente, ha già deciso per loro. Forse le famose eminenze grigie che hanno dato già prova di grande affidabilità? Quelle che hanno fatto deliberare a tutti i soci un aumento di capitale vincolato, atto che oggi apprendiamo, per loro stessa ammissione, essere penalmente sanzionabile? Auguri!

Il comunicato e prosegue infatti così:

Lo comunicano le due Società che precisano come la nuova linea d’azione individuata sia perfettamente in linea con il mandato ricevuto dai Consigli comunali di valutare la prospettiva di fusione in un certo periodo di tempo, dal momento che lo scambio di azioni reciproco era un elemento accessorio e non fondamentale per procedere su questo percorso.

Sono da considerare legittimi, dunque, gli atti adottati fino a questo momento e prosegue il percorso di collaborazione. «È già stato avviato – comunicano le due Società – un tavolo di lavoro per predisporre un Piano di azione riferito alle attività da porre in essere per preparare il progetto di fusione e realizzare le verifiche e le valutazioni congiunte propedeutiche alla decisione che dovranno assumere i Soci»

Qui fate attenzione. Sono i vertici delle due società che comunicano come:“la nuova linea d’azione individuata sia perfettamente in linea con il mandato ricevuto dai Consigli comunali”. Direi che sarebbe perlomeno consigliabile usare il condizionale, visto anche i precedenti. Dicevamo attenzione, perché una lettura disattenta della comunicazione farebbe pensare che questa interpretazione sia avvallata dal parere legale (forse è questo che si vorrebbe dare da intendere ai sindaci?), ma non è affatto così. Nel parere redatto dallo studio legale non si dice nulla sulla presunta certezza che la nuova linea di azione sia coerente con il mandato dei Consigli; anzi sul punto ci si guarda bene dall’esprimersi. Non si dice nulla, se non di attuare altre azioni in alternativa, quindi consigliando implicitamente di ripassare per i Consigli comunali. È curioso invece come gli stessi che non si erano accorti dell’esistenza di una norma del Codice Civile, cioè una roba che sta lì scritta da un tot di tempo, ora si dicono certi e sicuri che la deliberazione dei Consigli sia in linea con la nuova linea d’azione. E a proposito, ma quale sarebbe la nuova linea d’azione? Di sicuro, come ho già detto, nessuna di quelle proposte nella nota dei legali, e sapete perché? Perché, come scrive nero su bianco l’Ammnistratore Pedrazzi nella sua lettera ai soci, ciò obbligherebbe un nuovo passaggio nei Consigli Comunali, che evidentemente si vuole evitare come fosse l’ebola. Dopo la prima figuraccia, vorrebbero evitarne una seconda. Come biasimarli? Ma c’è una robina chiamata legge, che non ti permette di fare sempre ciò che si vuole o ciò che è più conveniente.

PRIMA ERAN FASI FONDAMENTALI, OGGI DIVENTANO MAGICAMENTE “ACCESSORIE”
È poi davvero curioso che nel comunicato stampa si legga: “lo scambio di azioni reciproco era un elemento accessorio e non fondamentale per procedere su questo percorso”.
Toh! Oggi dicono essere un elemento “accessorio”. Strano, visto che il punto 1 e 2 del dispositivo deliberato da tutti i Soci nei Consigli Comunali lo prevedeva espressamente, e ne deliberava espressamente l’attuazione.
Ma c’è di più. La Relazione Illustrativa dell’Ipotesi di Piano di Aggregazione, uno degli allegati alla Delibera approvata dai Consigli, a pag. 16 recitava testuale:

d. Fasi e tempi di realizzazione del progetto

Come evidenziato nell’accordo quadro sottoposto all’approvazione delle due Società, il primo, FONDAMENTALE elemento del piano di sviluppo è il perfezionamento delle fasi attuative dello stesso, finalizzate dapprima al rafforzamento della partnership e, in un secondo momento, al perfezionamento degli adempimenti occorrenti per dare corso all’integrazione delle due Società in una nuova realtà, tramite un processo di fusione propria.
La prima fase prevede l’approvazione da parte delle Assemblee dei Soci delle due Società di un AUMENTO DI CAPITALE RISERVATO finalizzato alla realizzazione di uno scambio azionario di una quota pari al 5% del capitale sociale.

In buona sostanza, la relazione ci diceva che la prima cosa fondamentale da fare era perfezionare le fasi attuative del piano, e che la prima di queste fasi prevedeva espressamente l’aumento di capitale riservato. Ora che hanno scoperto essere illegale ci dicono che era un elemento accessorio. Notevole, non credete?

Come del resto lo stesso accordo quadro, anch’esso sottoposto ai Consigli Comunali che lo hanno approvato, descriveva in maniera specifica come si doveva procedere nella fase 1:

Fase 1. Rafforamento della partnership
Tale fase si caratterizza per un primo consolidamento della partnership da realizzare mediante uno scambio reciproco di azioni

Quindi non è vero, come si vorrebbe far intendere, che lo scambio di azioni era una delle tante possibilità per addivenire ad un approfondimento e ad una reciproca conoscenza. Al contrario i Consigli Comunali ( e Provinciale) avevano specificatamente scelto quella tra le tante possibilità, per far partire il percorso di conoscenza e di sviluppo della partnership. Non altre.
A quale titolo oggi l’Amministratore Unico della società decide, senza nemmeno sentire l’assemblea dei soci, che tale percorso sarà sostituito da un semplice e non meglio specificato accordo tra le parti? Quali azioni e impegni prevede questo accordo? Ma soprattutto, chi ne ha deciso i contenuti e i confini? È palese come il mandato dei soci fosse diverso: i soci non hanno dato mandato per redigere un accordo tra le parti, ma hanno chiaramente votato uno scambio di azioni attraverso un aumento di capitale dedicato. Se questo non si può fare, allora i soci debbono tornare ad esprimersi. Anche e soprattutto per una questione di trasparenze e correttezza, dopo lo scivolone legale subito.

ICEBERG NUMERO DUE, COLPITO!

L’Architetto Thomas Andrews proferì le sue ultime parole: “affonderemo in un’ora e mezza, massimo due, se siamo fortunati”. Il capitano Edward John Smith si congedò dal mondo alla guida dell’inaffondabile Titanic, guardandolo tristemente affondare. Con lui si inabissarono i sogni di gloria e fortuna di oltre 1500 persone tra donne, uomini e giovani di belle speranze.

Dicevo del secondo iceberg, quello che si è materializzato il 23 gennaio 2015, con la sentenza con cui il TAR Lombardia ha accolto il ricorso di Gelsia ambiente contro la decisione del Comune di Limbiate di affidare il servizio di raccolta rifiuti a Bea.
Al netto di una vicenda molto lunga e complessa, quelli che qui interessa sottolineare è che il tribunale ha scritto una cosa semplice ma sconvolgente, per chi ha ideato tutta l’operazione Bea/Cem, ovvero che Bea non ha i requisiti idonei per ottenere l’affidamento diretto dai comuni soci, in quanto il socio privato individuato con la gara non può essere considerato come socio operativo.

Ecco un passo decisivo della sentenza

In tal modo, si realizza l’assegnazione diretta del servizio ad una particolare società pubblica, al di fuori di qualunque meccanismo concorrenziale ed in assenza dei presupposti, neppure allegati dall’amministrazione, per un affidamento in house, con palese violazione dei modelli giuridici, interni e comunitari, utilizzabili per lo svolgimento dei servizi pubblici locali.

Bea non può ottenere affidamenti diretti, ciò significa che nemmeno i soci di Cem e i futuri soci della nuova società frutto della fusione, potranno affidare senza gara i servizi a Bea/Cem. Colpiti e affondati. Mi domando: per quanto ancora l’orchestra suonerà del buon rag-time? Per quanto ancora si prenderanno in giro sindaci e cittadini?

IL TEMPO STA PER SCADERE. VALUTIAMO UN CONSIGLIO STRAORDINARIO SENZA ESCLUDERE UN RICORSO
Come abbiamo visto siamo di fronte ad una deliberazione assunta dal Consiglio Provinciale e in netto contrasto con la normativa, così come evidenziato dalla stessa società CEM.
È assurdo che ancora non se ne sia preso atti, e da questo punti di vista il tempo per ripristinare la legittimità degli atti sta per scadere. Come forza di opposizione chiediamo che a nel giro di pochi giorni venga convocato un Consiglio Provinciale per discutere la nostra mozione che chiede il ritiro delle delibere, altrimenti richiederemo noi una convocazione straordinaria, facoltà prevista dall’art. 35 comma 6 del regolamento. Senza escludere, fino ad ora, la possibilità di ricorrere al Presidente della Repubblica, entro 120 giorni dalla deliberazione, se non verrà ritirata la delibera di indirizzo.
Allo stesso modo chiediamo alla Provincia, in qualità di socio di maggioranza di BEA, di chiedere la revoca in autotutela della deliberazione dell’Assemblea, avendo riscontrato appunto profili di illegittimità sanzionabili penalmente.

2 risposte a “Bea-Cem, il Titanic dei rifiuti brianzoli”

  1. […] plausibili. I vertici della società hanno fin qui sempre ostentato sicurezza, anche dopo il passo falso del famoso scambio di azioni, propedeutico alla fusione con CEM, bocciato e stralciato durante l’assemblea di […]

  2. […] pubblico dei rifiuti attraverso la fusione di Bea con CEM, sta sempre di più naufragando, veloce come il Titanic. Il Consiglio Provinciale sarà il luogo adatto dove affrontare ogni punto di questa intricata […]