Sergio Rizzo, da fustigatore della “Casta” a sponsor del centralismo romano

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Sergio Rizzo è divenuto famoso perché è stato autore del best seller “La Casta”, con l’altra firma del Corsera Gian Antonio Stella; lontani i tempi in cui la coppia si scagliava contro i privilegi della casta romana, quando denunciavano innanzitutto gli scandali dentro al Parlamento e al Governo di Roma. Tempi lontani, appunto. La china presa da Sergio Rizzo, che firma l’ennesimo articolo contro le Regioni, è perlomeno un po’ curiosa, per non dire stravagante, e spinge, il lettore più attento, a maturare più di un sospetto sui mandanti di questi interventi a favore di una drastica revisione del sistema della autonomie. Com’è possibile, caro Sergio Rizzo, che tutto ad un tratto hai scoperto che la soluzione di tutti i mali dello Stato, il grimaldello grazie a cui si potrà far saltare un sistema di sprechi, privilegi e clientelismo diffuso, sia quella di ritornare tutti i poteri proprio a Roma, ovvero l’ombelico di tutto il marcio di questa Italia? Eppure sarebbero proprio le info grafiche, le tabelle e i numeri, pubblicati oggi sul Corriere, a denunciare come non sia il sistema regionale, tout court, ad essere fronte di sprechi, anzi, Regioni come la Lombardia, guarda caso, sono addirittura considerate virtuose; il problema, come ovvio, sta sempre nella gestione scandalosa che viene portata avanti alle solite latitudini, e la continua ritrosia, proprio di Roma, nel voler responsabilizzare le Regioni con l’applicazione dei costi standard. E allora perché si invoca alla salvifica approvazione della riforma costituzionale di Renzi, osannando la scelta di riportare sotto l’egida del centralismo romano molte, troppo, delle competenze che ora svolgono le Regioni? [tweetability]Sergio Rizzo sostiene che bisogna tornare a centralizzare la gestione della sanità statale[\tweetability], perché i dati dicono che la qualità dei servizi sanitari regionali è troppo diversa tra loro. In buona sostanza, l’arguto Rizzo, ci sta dicendo che siccome la sanità gestita a livello regionale ha determinato alcune eccellenze, come per esempio il caso della Lombardia, sarebbe più opportuno ritornare a far gestire tutto da Roma, così che potremmo tutti finalmente godere di un eguale servizio, chiaramente mediocre, se non scarso. Siamo arrivati all ‘egualitarismo della schifezza, dove per qualcuno è ingiusto che un Lombardo, vivendo in una regione efficiente e virtuosa, debba godere di buoni servizi, quando invece un calabrese è costretto a subire una sanità gestita alla maniera della Regione Calabria, ovvero male. Insomma, dobbiamo soffrire tutti, e intanto Roma si papperebe di nuovo la grande torta del sistema sanitario nazionale. Ecco forse il punto vero della questione. Si tratta di parecchi miliardi, mica milioni, di euro. Si tratta di ciccia, di interessi enormi, mega appalti, tutta roba su cui Roma vorrebbe rimetterci le mani, e per farlo è disposta a tutto. Va poi ricordato, giusto per cronaca, al nostro Sergio Rizzo, arguto si ma con la memoria forse un po’ debole, che la sanità gestita alla vecchia maniera, quella del sistema sanitario nazionale, determinava comunque diversità nella qualità dei servizi tra varie zone dell’Italia, le differenze erano solo ammorbidite e ridotte, ma purtroppo, come ben ricordiamo, livellandole verso il basso, quindi sulla pelle dei cittadini tutti.

Non è credibile, quindi, che [tweetability]una persona intelligente, come Sergio Rizzo, non possa non comprendere come Roma e il centralismo, non siano la ricetta giusta per diminuire sprechi e scandali[\tweetability]; sarebbe più logico che Rizzo chieda a Roma di responsabilizzare la spesa delle Regioni, senza che lo Stato ripiani tutto a piè di lista, e che quindi subito si introducano i costi standard. È chiaro che il gioco di Roma è semplice; incentivare gli sprechi di alcune Regioni, così da giustificare il ritorno a se delle competenze, pappandosi di nuovo tutto. Dopo trent’anni di lotte per l’autonomia locale, saremmo di nuovo al punto zero, applico la “qualità” romana dei servizi su scala nazionale. Un disastro vero. Perhè allora questa crociata contro le Regiomi? Evidentemente il motivo risiede altrove. Dove? Siamo naturalmente nel campo delle ipotesi, ma rimanendo nel novero dei pensieri banali e normali, va riconosciuto che mettersi dalla parte di Roma, del Governo centrale e del potere, sicuramente significa prendere una posizione comoda, perlomeno non scomoda, e che di fastidi, impicci e scocciature te ne crea poche; anche e soprattutto quando scrivi su uno dei più grandi giornali italiani, ormai divenuto strumento di persuasione dell’opinione pubblica e di formazione del pensiero dominante. In definitiva, la sensazione è quella che Roma ci stia fregando ancora, forte della grande operazione di delegittimazione portata avanti contro la Lega, l’unico movimento che ha incarnato le istanze di autonomia e di Governo locale in questi anni. E chi è stato uno dei più grandi interpreti di questa campagna di annientamento della Lega, una roba che a confronto la famosa macchina del fango, di cui fu accusato Vittorio Feltri, era una robetta da ridere?Guarda caso, chissà come mai, alla fine arriviamo sempre li, in via Solferino. Quando si dice che due indizi fanno una prova. Piccola consolazione: sapremo chi ringraziare quando saremo costretti a farci curare, male, da una sanità romana.