Fermare la scuola di arabo: tre bugie inchiodano il Presidente Ponti

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La scuola di arabo è iniziata un mese prima che la Provincia concedesse gli spazi e il corso è a pagamento. Ecco tutte le bugie del Presidente.

araboQualche settimana fa avevo dato notizia di un fatto sconcertante: il Presidente della Provincia di Monza e Brianza, attraverso un decreto presidenziale, aveva deciso di concedere, a titolo completamente gratuito, alcuni spazi della scuola Mosè Bianchi di Monza al locale Centro Islamico. Per fare cosa? Per organizzare corsi di lingua araba per bambini e ragazzi di lingua italiana. Avete capito bene. Si tratta proprio di un corso di lingua araba per chi già parla italiano. Davvero curioso. Perché persino noi xenofobi, razzisti e leghisti, in nome dell’integrazione, ci saremmo aspettati il contrario. Ci saremmo aspettati che ci si prodigasse per insegnare l’italiano ai bambini di origine araba. Non l’arabo a chi già parla italiano.

Ma qui il mondo va al contrario. È come se ci prendessimo la briga di facilitare la radicalizzazione di bambini che già sono integrati. Una roba pazzesca. Qui la Provincia di Monza, in colpevole complicità con il Comune di Monza, pare che abbia a cuore l’islamizzazione della Brianza. Dovremmo invece impegnarci per avvicinare le famiglie arabe alla nostra lingua, alle nostre leggi e alla nostra cultura. Non è questo lo scopo dell’integrazione?

IL PRIVILEGIO DEGLI SPAZI AD USO GRATUITO

E oltre il danno, come spesso accade, c’è pure la beffa. Mentre le nostre associazioni, culturali e sportive, riescono con fatica a pagare quanto richiesto dalla Provincia (e dal Comune) per utilizzare gli spazi, a questo Centro Islamico vengono concessi gratis. Senza sborsare nemmeno un cent. Un regalo.

Ma nemmeno questo basta. C’è dell’altro. Se da una parte le nostre associazioni sono costrette a rispettare norme, cavilli e regolamento, per il Centro Islamico viene usata «tolleranza». Per agevolare il centro pare si siano «adeguate» anche le norme, chiudendo un occhio qua e la.

Vi erano infatti alcuni aspetti di questa vicenda che non tornavano, legati soprattuto al rigido regolamento di concessione a terzi delle strutture scolastiche di cui si è dotata la Provincia. Aspetti che andavano chiariti e per farlo avevo presentato un’interrogazione al Presidente.

Qualche settimana fa è arrivata la risposta. Una risposta incompleta, evasiva e a tratti sconcertante.

HO CONTATTATO IL CENTRO, FINGENDO DI ESSERE MOHAMMAD SAAD ISMAIL, E DI ESSERE INTERESSATO AL CORSO

Per verificare l’esattezza delle risposte del Presidente, che già sospettavo non essere del tutto corrette, mi sono finto interessato al corso.

Ho creato un account mail fittizio, mi sono dotato di un nome egiziano e ho contattato via mail, in lingua araba, il Centro Islamico di Monza.

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Nella finzione o scritto di essere sposato con una donna italiana, di vivere a Desio e di avere l’esigenza che nostro figlio impari la lingua araba. Mi ha risposto direttamente il responsabile del Centro Islamico, Selim Fouad, che gentilmente mi ha invitato a contattarlo telefonicamente.

A questo punto una persona, spacciandosi per la moglie di Mohammad Saad Ismail (il mio nome di fantasia), ha chiesto gentilmente alcune informazioni sul corso. Informazioni utili a scoprire alcune bugie contenute negli atti e nella risposta del Presidente.

BUGIA 1: NON ESISTE RICHIESTA, SOLO UN ACCORDO NON SOTTOSCRITTO DALLA PROVINCIA

Non viene chiarito chi e come avrebbe inoltrato una richiesta formale di utilizzo degli spazi. Parrebbe evidente che non esista nessuna richiesta per l’utilizzo degli spazi. Ci si limita a dire che l’Istituto «Mosè Bianchi» ha mandato una proposta di collaborazione, volta a sottoscrivere un

accordo di collaborazione tra Scuola, Comune di Monza, Centro Islamico e Provincia di Monza e della Brianza per utilizzo di alcune aule

Quindi, in buona sostanza, la Provincia dice di aver concesso le aule a fronte di questo accordo.

Peccato che l’accordo, di cui sono entrato in possesso, non contempli la Provincia, che infatti non risulta essere tra i firmatari. Si tratta semplicemente di un accordo tra Comune di Monza, Istituto Scolastico «Mosè Bianchi» e il Centro Islamico di Monza e Brianza. Firmano per la scuola il Prof. Guido Garlati, per il Centro Islamico Selim Fouad e per il Comune di Monza la Dirigente Dorr.ssa Chiara Previdi. Nessuno della Provincia ha firmato l’accordo.

E dunque, mi domando: com’è possibile che l’Istituto scolastico firmi un accordo, nel quale si prende lui esplicito impegno a concedere della aule gratuitamente, quando la Provincia nulla ancora può sapere di tale accordo e soprattutto senza che avesse firmato regolare autorizzazione?

L’accordo infatti ha validità 15 settembre 2016, mentre il DDP del Presidente è datato 30 novembre 2016.

BUGIA 2: LA PROVINCIA CONCEDE I LOCALI DA NOVEMBRE, MA SONO UTILIZZATI DA OTTOBRE

Nella risposta, come ricordato piuttosto evasiva, il Presidente si guarda bene dal chiarire con precisione quando sarebbe iniziata la concessione degli spazi (indicata nel DDp con approssimazione, con la dicitura «novembre 2016»).

Era scontato che non lo potesse chiarire, in quanto il suo decreto è stato approvato evidentemente in ritardo e forse con il tentativo di mettere una pezza ad una occupazione che era già avvenuta. Avvenuta come mi domando? Senza le dovute autorizzazioni?

Come posso sostenere che l’occupazione fosse già avvenuta? Semplice, a dirlo è sempre l’accordo sottoscritto da Comune, Scuola e Centro Islamico. Dove si legge che la scuola si impegna (senza evidentemente averne titolo) a concedere

in uso al Centro Islamico di Monza e Brianza per il periodo dal 01/10/2016 al 15/06/2017, quattro aule e relativi servizi

La Provincia, al contrario, nel suo DDP ha scritto

Delibera

  1. di autorizzare l’istituto d’istruzione superiore «Mosè Bianchi» di Monza a concedere in uso gratuito al Centro Islamico di Monza e Brianza per il periodo dal mese di novembre al 15/06/2017 quattro aule e relativi servizi

È evidente che qualcuno mente. E chi, tra La Provincia e la Scuola? Mente la Provincia. Lo posso sostenere, al di là dell’evidenza dei documenti, in quanto gli stessi responsabili del Centro Islamico, interpellati telefonicamente, hanno informato che il corso è iniziato da ottobre.

È evidente che il Centro Islamico abbia utilizzato le aule, di proprietà della Provincia di Monza senza nessuna autorizzazione. Fatto grave, direi anche gravissimo.

BUGIA 3: IL CORSO NON È A TITOLO GRATUITO, COSTA 150,00€

Veniamo poi all’aspetto più grave, soprattutto dal punto di vista della correttezza amministrativa. Nella mia interrogazione chiedevo al Presidente se il corso fosse a pagamento o fosse gratuito per i giovani partecipanti:

Interroghiamo il Presidente se l’iniziativa, a cui la Provincia ha concesso l’uso gratuito, sia gratuita o a pagamento, per determinare se venga portata avanti con o senza finalità di lucro.

la risposta del Presidente sul punto, concisa e senza nessuna forma dubitativa, è stata questa:

il corso è organizzato a titolo gratuito

Ma è vero che le famiglie si iscrivono gratuitamente? No, è falso. È una bugia. Sempre nel breve colloquio telefonico con i responsabili del centro, questi hanno indicato come il costo del corso sia di 150,00€. E hanno avuto anche lo scrupolo di precisare che tale cifra, oltre a coprire alcuni costi (libri e docenti) serve ad aiutare l’associazione. Insomma, tolti i costi avanzano qualcosa. In questa maniera, ci par di capire, si potrebbe prefigurare persino una violazione dell’accordo, quello che però ha sottoscritto il Comune e non la Provincia, che così recita:

Il Centro Islamico di Monza e Brianza:

organizza il corso a titolo gratuito per le famiglie, fatto salvo un simbolico rimborso spese di organizzazione

Sarebbe davvero difficile sostenere che 150,00€ sia una cifra «simbolica». A me sembra una quota tutt’altro che simbolica, a fronte anche del fatto che il Centro Islamico non paga nulla per affittare le aule.

Non sappiamo quanti bambini si siano iscritti, sappiamo però che hanno richiesto 4 aule. Con una media di 15 bambini per aula, significa che l’incasso potrebbe aggirarsi attorno ai 9.000€. Cifre tutt’altro che simboliche.

Perché il Presidente mente? E perché lo fa anche dopo la mia sollecitazione, in cui già avevo avvisato che il corso fosse a pagamento?

UN ACCORDO CALATO SULLA TESTA DELLA PROVINCIA

La verità è che questo accordo è stato calato sulla testa della Provincia, senza che questa abbia potuto fare altro che eseguire ordini e decisioni prese da altri. Nella fattispecie il Comune di Monza, che in accordo con l’istituto e senza avere il consenso della Provincia, ha deciso di firmare una collaborazione con il Centro Islamico. Un atto grave, che va al di là del meno sgarbo istituzionale. Grave anche perché il Sindaco di Monza, oltre ad essere membro dell’Assemblea dei Sindaci è pure Consigliere Provinciale. Qui la Provincia è stata di fatto calpestata, costretta a sistemare a posteriori, ma in maniera comunque sbagliata, un pasticcio deciso e creato da altri. E per volontà politica di altri.

FERMARE IMMEDIATAMENTE IL CORSO E VERIFICARE LA CORRETTEZZA DEGLI ATTI

La mia richiesta è semplice: fermare immediatamente il corso di arabo. È palese, dai documento prodotti, come questo sia iniziato senza nessuna autorizzazione all’uso dei locali, che sia portato avanti in violazione dello stesso accordo, visto che non è a titolo gratuito. Intervenire subito e ripristinare il corretto rispetto di norme, regolamenti ed impegni.

Rivedere poi il contenuto stesso dell’accordo, perché non trovo nessun interesse per la collettività nell’esigenza che bambini italiano conoscano l’arabo. Anzi, dovrebbe in qualche misura, più o meno grande, preoccuparci che un Centro Islamico manifesti l’esigenza di creare, tra i bambini italiani, un legame forte con la cultura d’origine, proprio in un momento storico in cui la radicalizzazione di soggetti già integrati rappresenta un rischio reale.

Infine chiedo una cosa semplice: che le istituzioni non mentano. Non lo facciano mani, tantomeno per coprire gli errori di altri.

Naturalmente ci saranno sviluppi, appena protocollerò una ulteriore interrogazione al Presidente.